Nell’estate dell’era Covid, hanno stretto i denti e allargato gli spazi tra i tavoli. I proprietari dei trabocchi si sentono nel limbo. Nei loro ristoranti la capienza è ridotta, come in tutti i locali. Ma se sulla terraferma il problema è stato affrontato concedendo più suolo pubblico, sul mare ampliare vuol dire allargare le piattaforme di legno e piantare sul fondale nuovi pali in grado di sostenerle. Per farlo, bisogna essere autorizzati.
La legge regionale c’è da giugno del 2019, ma non è stata ancora applicata dai Comuni, anche perché lo scorso anno il Governo giallo-rosso l’aveva impugnata e solo il 9 luglio scorso la Corte costituzionale ha sciolto i dubbi confermandone la legittimità [LEGGI]. I malumori dei proprietari-esercenti crescono e si esprimono in un concetto: “La politica ha voluto chiamarla Costa dei Trabocchi, ha approvato una legge per valorizzare queste antiche macchine da pesca, ma noi ristoratori dobbiamo lavorare al minimo della capienza, con un danno economico e molte spese da affrontare, a partire dalla manutenzione delle strutture”. E chiamano in causa anche le organizzazioni di categoria del settore commerciale che, secondo i traboccanti, starebbero frenando l’attuazione della legge.
I trabocchi sono 33 in 8 comuni. È Vasto il comune che ne ha di più, distribuiti su buona parte dei suoi 16 chilometri di litorale. Anche qui si registrano malumori.
Per il sindaco, Francesco Menna, la sua amministrazione non è in ritardo: “Ad oggi – dice a Zonalocale – nessun Comune ha recepito la legge regionale. Siamo stati favorevoli a questo intervento legislativo, quindi mi sono fatto parte promotrice del primo incontro con alcuni sindacati di categoria. L’obiettivo è adottare, con il lavoro dell’avvocato Stefano Monteferrante, un testo che possa essere di riferimento per tutti i Comuni della Costa dei Trabocchi, creando un effetto emulativo com’è avvenuto in passato sui dehors”.
Però il problema ruota attorno alle metrature: “Nei prossimi giorni – annuncia Menna – farò un secondo incontro, necessario perché la direttiva regionale sugli ampliamenti prevede di stabilire un minimo e un massimo”. Con la legge 104 del 2019, la Regione Abruzzo consente di allargare gli spazi fino a 210 metri quadri, di cui 160 calpestabili e 60 destinati ai servizi tecnici. La norma però lascia ai Comuni un margine di scelta. Perciò i ristoratori temono un compromesso al ribasso.