È dei giorni scorsi un allarme lanciato dall’Associazione italiana di oncologia medica sul crollo degli esami diagnostici fondamentali nella prevenzione dei tumori [LEGGI]. Solo nei primi 5 mesi del 2020, infatti, sono stati effettuati 1,4 milioni di esami in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Una situazione che è riscontrabile anche nel nostro territorio, visto che la Asl Lanciano Vasto Chieti, a luglio, aveva annunciato di avere oltre 37mila prestazioni sanitarie, sospese durante l’emergenza Covid, da recuperare [LEGGI] con un piano avviato in estate ma ancora da completare.
“Il Covid-19, meglio le sofferenze provate nel dovere affrontare le insidie della pandemia, hanno dimostrato le debolezze del sistema sanitario, cui hanno dato fortunatamente supporto i tanti professionisti sanitari nel silenzio più assordante”, spiega Angelo Muraglia, direttore sanitario della Asl Lanciano Vasto Chieti.
“La pandemia ha dimostrato che bisogna ripensare la organizzazione sanitaria basata nell’ultimo decennio sulla aggressività economica alla ricerca del DRG (raggruppamenti omogenei di diagnosi) più conveniente, per molto tempo la programmazione sanitaria, da una parte ha virato verso il mercato, con zone del Paese che hanno fatto rastrellamento di una domanda di salute che in alcune zone non trovava risposte, dall’altra, ha trascurato l’assistenza territoriale”.
Con queste selte e le conseguenti azioni, “i livelli essenziali di assistenza per rendere uniforme l’offerta di salute, sono venuti meno e si è innescata la migrazione sanitaria che forse è meglio chiamare turismo sanitario, che muove nel paese diversi miliardi di euro all’anno. Un interesse, quello di generare migranti sanitari alla ricerca di prestazioni, protetto da interessi attrattivi di chi raccoglie la domanda e ne trae vantaggio lasciando alcune zone del paese sguarnite di un diritto costituzionalmente garantito. Da qui, le profonde diseconomie regionali che hanno prodotto piani di rientro a sistema, divenuti oramai strutturali e ove il commissariamento è durato troppo a lungo”.
Per il direttore sanitario della Asl 2 “la frenesia con cui si sono affrontate alcune situazioni dovute al Covid 19, ha fatto solo emergere una insufficiente assistenza ospedaliera relativa ai posti letto di alcune discipline venute alla ribalta durante la pandemia quali la pneumologia, l’infettivologia e le terapie intensive, non riflettendo e mettendo da parte tutte le storiche deficienze che, di fatto, hanno generato e generano la migrazione di malati, anche per prestazioni ovunque fruibili. Insomma, da questa pandemia dobbiamo trarre riflessioni e azioni per non continuare a fare le stesse di cose di sempre, ma mettere subito mano alle disorganizzazioni che ci sono, delle quali hanno pagato e continuano a pagare il conto i più deboli e i fragili”.