La videoispezione dell’acquedotto delle Luci, condotta sabato 12 settembre con il supporto della tecnologia della Dantec di Giussano, ha permesso di acquisire una serie di dati e indicazioni che saranno utili per proseguire nell’attività di ricerca portata avanti da Italia Nostra del Vastese e Parsifal Cooperativa.
A scendere nei pozzi dell’acquedotto romano non sono stati gli archeospeleologi ma le telecamere ad alta risoluzione dell’azienda lombarda [LEGGI] per una sorta di prova di quella che potrebbe essere l’implementazione delle esplorazioni future. L’obiettivo, ormai noto, è quello di ricostruire l’esatto percorso dell’acquedotto sotterraneo, costruito ai tempi dell’antica Histonium e utilizzato fino alla prima parte del secolo scorso. La ricerca ha fini storici – visto che si è in presenza di una eccellente opera di ingegneria idraulica che resiste al passare dei secoli – ma, soprattutto, ha l’obiettivo di capire dove finiscono i circa 150mila litri d’acqua che ogni giorno scorrono nel condotto sotterraneo.
Le operazioni, coordinate da Marco Rapino, Davide Aquilano e Fabio Sasso, sono state condotte dai tecnici della Dantec, Dante Scremin e Daniel Bostan, con la consulenza di Franco Scarabelli.
I risultati. A riferire l’esito è il direttore tecnico delle esplorazioni Marco Rapino, che ha espresso anche il ringraziamento ai proprietari dei terreni privati all’interno dei quali sono situati tre dei quattro pozzi oggetto di studio lo scorso 12 setetmbre. La prima discesa nel pozzo A49, all’interno della Villa comunale ha confermato la presenza di una “diga” realizzata anni fa dalle maestranze del Comune per prelevare l’acqua da questo pozzo di ispezione. Si sperava di poter guardare a valle della diga per capire come prosegue l’acquedotto, ma l’andamento del condotto, non rettilineo, permette una visuale limitata. Si è confermata pertanto l’ipotesi già fatta nel 2018: per capire il tratto finale dell’acquedotto è necessario demolire la “diga”.
La seconda e la terza videoispezione sono state effettuate nei pozzi a monte (A20) e a valle (A22) dell’autostrada A14 che negli anni ’70 è stata realizzata passando sopra l’acquedotto e ad uno dei suoi pozzi si ispezione (A21). I dati raccolti dicono che: è inutile provare a esplorare il condotto probabilmente ancora presente sotto l’autostrada scendendo nel pozzo a monte perchè le immagini registrate dall’alto indicano la presenza di un muro che occlude completamente il condotto; è invece probabilmente possibile tentare l’esplorazione scendendo dal pozzo a valle: le immagini riprese dall’alto sono infatti riuscite a penetrare il condotto per ben 27 metri mostrandolo certamente sgombro e apparentemente “facile” da percorrere.
L’ultima ispezione ha riguardato il pozzo A13, profondo più di 17 metri. I dati raccolti confermano che, purtroppo, attualmente non sono visibili i condotti in entrata ed uscita nel fondo di questo pozzo, probabilmente perchè occlusi da ingenti quantità di detriti e materiali vari accumulatisi nei secoli.
[ads_sx]Come proseguire. I risultati acquisiti da questa videoispezione hanno dato indicazioni importanti su come proseguire nell’attività. Il supporto di telecamere che controllino la condizione dei cunicoli di discesa e dei condotti, prima che avvenga la discesa degli archeospeleologi, aiuterebbe a valutare preliminarmente le condizioni e la modalità di intervento in sicurezza. Per poter continuare nella ricostruzione del percorso a valle del pozzo A.49, quindi nel tratto terminale dell’acquedotto, sarà necessario demolire la diga realizzata in tempi moderni, come spiegato da Rapino, ed effettuare altre indagini con l’ausilio di strumentazioni in grado di rilevare la presenza di strutture nel sottosuolo. Così come sono da approfondire gli studi nei tratti di acquedotto interrotti e nei pozzi occlusi presenti lungo il percorso.
Azioni che vanno nella direzione della prevenzione e del contrasto del dissesto idrogeologico – che nella zona in cui l’acquedotto delle Luci termina è ben evidente – e del recupero di una preziosa quantità di acqua che potrebbe essere utilizzata per diversi scopi non potabili (magari proprio all’interno della villa comunale). Per questo, come più volte evidenziato da Italia Nostra e Parsifal, occorrono un concreto interessamento e fondi da poter impiegare nell’attività di esplorazione ed ispezione.