Dopo lo stop del 2019 torna il Siren Festival a Vasto. È Road to Siren l’appuntamento di due giorni – sabato 22 e domenica 23 agosto – che riallaccia i fili con l’evento che, dal 2014, ha portato in città tanti artisti e un pubblico proveniente da tutta Italia e dall’estero. Alla vigilia dell’evento ne abbiamo parlato con Lisa Masia, portavoce di Louis Avrami che, con la sua associazione Stardust Production, organizza il Festival in collaborazione con il Comune di Vasto.
Il 22 e 23 ci sarà Road to Siren che, come annunciato, è una tappa di passaggio per l’evento già in calendario nel 2021. Come procede l’organizzazione?
Stiamo lavorando tanto, in questi giorni più che mai. Purtroppo, per ovvie ragioni, non siamo riusciti ad organizzare quello che avremmo voluto e che ci si aspettava. Vogliamo chiamarla versione “speciale”, non “ridotta”, però ovviamente sarà diversa da quelle che conosciamo. Ci sarà una location unica per i due giorni, il cortile di palazzo d’Avalos. Sarà un’atmosfera diversa con lo sguardo già proiettato al prossimo anno.
Per il 2021 a che tipo di festival state lavorando?
Stiamo cercando di poterlo ampliare ancora di più rispetto alle edizioni precedenti, vogliamo concentrarci su più giornate, vogliamo inserire una programmazione per quanto riguarda il Siren Film Festival. Insomma, vogliamo renderlo ancora più importante.
[ads_dx]Come avete scelto gli artisti che si esibiranno sabato sera?
La scelta degli artisti, con i tempi così stretti, non è stata semplicissima ma c’è una grande ammirazione per chi suonerà. Abbiamo Lucio Corsi che è appena uscito con il suo nuovo disco e ci sembrava un’ottima performance da presentare perché sarà veramente un concerto molto interessante. The Tangram sono una giovanissima band abruzzese che sta uscendo in questo momento, cerchiamo anche di presentare gli artisti locali. E poi con Coma Berenices avremo un concerto strumentale, sono due chitarriste veramente brave. Abbiamo pensato a creare un’atmosfera che possa dare inizio a questa edizione del Road to Siren.
Se nel futuro ci sarà uno spazio dedicato ai film la serata del 23, con il documentario di Seamus Murphy, PJ Harvey: A dog called money, è una sorta di gancio su quello che vedremo nel 2021?
Abbiamo avuto le difficoltà, legate alle restrizioni, nell’organizzare il party di chiusura in spiaggia che era un appuntamento delle edizioni precedenti del Siren. Quindi abbiamo pensato di fare questa proiezione, per la prima volta in Abruzzo, di un’artista che riteniamo importantissima. Per come l’abbiamo organizzata, davvero in poco tempo, la vediamo come una ciliegina sulla torta. E poi riportiamo a casa anche Umberto Palazzo con la sua selezione di dischi a 45 giri che aprirà la serata.
Com’è organizzare un evento in questo periodo così complicato?
Nonostante l’evento sia di dimensioni e con numeri minori il lavoro è quello che avremmo impiegato per un festival normale. Ci sono regole giustamente da rispettare, c’è molto staff e l’averlo dovuto organizzare in così breve tempo ci porta ad essere abbastanza stanchi ma molto felici perché riusciamo a portarlo a casa.
Per la serata del 22 c’è già un sold out.
Era un’attesa per noi, era un’attesa per le persone che parteciperanno. I numeri di posti disponibili sono davvero tanto ridotti e tante persone sono rimaste deluse. Purtroppo quest’anno è andata così, per ora c’è ancora possibilità di partecipare alla serata del 23 e poi siamo già proiettati al Siren Festival 2021.