Il pronto soccorso di Vasto un “Inferno dantesco”, almeno stando alle parole del vicesindaco Giuseppe Forte e degli utenti che ci hanno segnalato numerosi disagi.
Le lamentele vanno dai tempi di attesa, al mancato rispetto dell’ordine di arrivo (a parità di codice di accesso assegnato), alla scortesia di alcuni operatori: elementi che messi insieme in queste calde serate di agosto hanno contribuito, nei casi più estremi, a far salire la tensione fino alla chiamata alle forze dell’ordine.
È il caso ad esempio di S.L. che la scorsa settimana vi si è recata per una sospetta frattura del polso. “Il personale medico e infermieristico è stato estremamente scortese alla richiesta di chiarimenti per la notevole attesa. Alcuni utenti presenti hanno chiamato il 112 per il mancato rispetto dell’ordine di arrivo. Io sono stata rimandata a casa senza neanche la visita. Il giorno dopo, i carabinieri li ho chiamati io perché avevo un forte dolore al polso e l’ortopedico, dopo i raggi, mi ha consigliato di fare la tac. I carabinieri non sono intervenuti, ma hanno telefonato agli operatori del pronto soccorso; così sono stata chiamata subito perché ho manifestato la volontà di fare una denuncia. Il referto della tac è stato frattura radio e distaccamento ulnare che richiede il gesso per 30 giorni”.
[ant_dx]Situazione simile quella vissuta da I.S.: “Ho passato al pronto soccorso 7 ore e ho visto di tutto, una generale disorganizzazione che spesso sfocia in ordine di arrivo non rispettato, a parità di codice di accesso, e scortesia degli operatori”.
Ma, come detto, il commento più netto sul pronto soccorso del “San Pio” è di una figura istituzionale, il vicesindaco Giuseppe Forte che richiama alle responsabilità politiche della situazione e che riportiamo integralmente:
“Nei giorni scorsi, per compiti istituzionali, ho varcato per tre volte la porta di accesso del pronto soccorso. Tre esperienze dolorose rese ancor più sconvolgenti dalle immagini e dalle sensazioni colte nell’attraversare uno spazio di poche decine di metri quadrati. Era tarda sera e nonostante l’ora in quello spazio si trovavano in attesa, ognuno con il proprio codice di accesso, diverse decine di persone. Il nervosismo era palpabile. C’era chi si lamentava per la lunga attesa e chi imprecava per i ritardi; un paziente su una sedia a rotelle perdeva sangue da una gamba; un altro ancora minacciava di chiamare le forze dell’ordine; e c’era anche chi lamentava di essere stato lasciato lì dai congiunti che, per paura del Covid, si erano fermati lungo la passerella.
Al i là della barricata, ovvero oltre la porta scorrevole, c’erano loro, i medici e gli infermieri, i nostri Angeli. Sembravano formichine intente nel loro lavoro impegnati nel cercare di risolvere il più velocemente possibile i diversi casi. Oltrepassata la porta del pronto soccorso mi sono imbattuto in pazienti adagiati sulle barelle. Nelle piccole poche stanze altri cittadini assistiti dal personale in servizio in quelle ore.
Una sorta di inferno dantesco. Sono ripassato a distanza di qualche giorno, la vigilia di ferragosto, davanti al ‘S. Pio’ e ho visto una lunga fila di persone in attesa davanti al pronto soccorso lungo la passerella di accesso. La stanza di accesso non riusciva a contenerli tutti.
E proprio in quei giorni leggevo l’endorsement che il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, faceva al presidente della Regione Marco Marsilio, all’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, e al direttore generale della Asl, Thomas Schael per aver dirottato su Vasto una Tac destinata al ‘Renzetti’ di Lanciano e rifiutata sdegnosamente dal sindaco della città frentana.
Mi sono chiesto: ma la sig.ra Magnacca e i suoi referenti regionali hanno mai messo piede nel pronto soccorso dell’ospedale di Vasto? Hanno almeno la percezione di quello che accade, specie nel periodo estivo, in quell’avamposto che è il pronto soccorso del presidio ospedaliero di Vasto?
Come si fa a plaudire l’operato di politici e amministratori che non sono stati in grado, a distanza di molti mesi, di attrezzare almeno una cucina da campo per questo ospedale dove i pazienti continuano a mangiare male con pasti che arrivano da altre zone? Come si fa ad elogiare chi ha completamente abbandonato l’idea di realizzare il nuovo ospedale comprensoriale di Vasto (per il quale i soldi c’erano) optando oggi per una scelta che punta a localizzare la nuova struttura in Val di Sangro? Per non toccare l’argomento sala emodinamica finita nel dimenticatoio per motivi incomprensibili. Oggi si sente dire in giro: facciamoci dare 10 milioni di euro dalla Regione e ristrutturiamo il ‘S.Pio’ struttura molto fragile che, com’è noto, ha seri problemi strutturali e non dispone di aree di parcheggio.
Il buon Marsilio e la Verì, presenti a Vasto solo per feste e accoglienze politiche, farebbero bene a dare uno sguardo all’interno del ‘S.Pio’, a parlare con i medici e il personale paramedico che vivono sulla propria pelle nella quotidianità i problemi di un ospedale di periferia che offre servizi a decine di migliaia di cittadini non solo della Regione Abruzzo”.