Uscirà giovedì 20 agosto, su YouTube, “Rosa, tragedia ispirata”, web series di 5 puntate, scritta, diretta e interpretata da Davide Antenucci. 24 anni, originario di Cupello e allievo attore al Teatro Stabile di Torino, Davide ha approfittato del lockdown per provare a cimentarsi dietro l’obiettivo.
Com’è nata la tua web series?
La serie nasce soprattutto come un esercizio. Durante il lockdown non sapevo bene cosa fare, e avendo a disposizione una macchina fotografica e un pc, mi sono detto: perché non iniziare a capire che cosa significa recitare davanti ad una macchina da presa, cosa significa fare cinema, anche se “homemade”? Volevo capire cosa significasse per me approcciarmi a questo meccanismo da autore, non da interprete, perché credo che questo faccia la differenza in realtà. Ho pensato di sperimentare, per capire se avessi la capacità di scrivere qualcosa di interessante.
Come hai realizzato gli episodi?
La serie è tutta girata in casa con una macchina fotografica e un obiettivo. Nel primo mese ci siamo dedicati alle prime due puntate, mentre vivevo in casa con tre ragazzi, quindi i protagonisti eravamo noi. Quando le norme anti-covid sono diventate meno restrittive e c’è stata la riapertura, ho coinvolto altri due amici e abbiamo continuato questo percorso insieme. Gli attori che recitano nella serie sono tutti allievi dello Stabile e la collaborazione è nata in maniera molto semplice: ho proposto questa cosa che avevo scritto e mi hanno dato la loro disponibilità.
Cosa ti ha guidato nella creazione di “Rosa Tragedia Ispirata”, e quali tematiche affronti nella serie?
Mi piacciono molto i film di David Lynch, e quelli per me particolarmente significativi sono Mulholland Drive e Lost Highway. Nell’ideare la serie mi sono ispirato ai meccanismi tipici di questo genere di film, che si basano su quanto quello che viviamo è reale oppure no, quanto è proiezione della mente e quanto esiste davvero. La serie si sviluppa a partire da un nucleo molto semplice, è una storia raccontata tramite un dispositivo narrativo che mostra ciò che fa la mente umana per eliminare un trauma e ciò che costruisce per reagire. È stato un processo molto naturale da cui partono i tre personaggi che sono un’estroflessione dell’io del protagonista. La cosa che preferisco è che ognuno può dare la sua lettura di queste figure, per me i 3 personaggi rappresentano tre parti della personalità del protagonista ovvero l’ossessione e la depressione, l’istinto e la parte razionale, logica. È come se la mente fosse divisa in stanze: alla base ci sono istinto e depressione e sopra la razionalità, che cerca di dettare legge ma non sempre ci riesce.
Com’è nata la tua passione per la recitazione e come sei entrato in questo mondo?
Fino a 18 anni non avevo mai fatto niente in questo campo. Quando ero piccolo volevo fare il calciatore, un po’come tutti i bambini della mia generazione, ma a un certo punto mi sono reso conto che non era la mia strada. Il colpo di fulmine c’è stato vedendo uno spettacolo a Roma, mi sono chiesto che cosa significasse stare lì sul palco, quindi ho deciso di prepararmi per fare i provini nelle scuole di recitazione. Sono stato 2 anni a Roma, al Teatro dell’Orologio e nel 2015/2016 ho fatto i provini per il teatro Stabile di Torino. Avevo preparato il soliloquio di Calibano, personaggio de La Tempesta di Shakespeare, di cui mi sono innamorato e ho pensato: “Se non faccio questo nella vita, cosa devo fare?”. Da lì è partito un percorso che mi ha semplicemente coinvolto sempre di più. Da 2 anni studio allo stabile di Torino, dove sono allievo attore, e devo iniziare l’ultimo anno. Allo Stabile ho l’opportunità di stare accanto a grandi personalità del mondo del teatro italiano e soprattutto di imparare da loro: Gabriele Vacis, Valerio Binasco, Fausto Paravidino, Alessio Maria Romano, sono alcuni dei nostri insegnanti.
Con cinema e teatro è stato amore a prima vista? Chi sono i personaggi del mondo dello spettacolo da cui trai ispirazione?
Ho sempre avuto la passione per il cinema, purtroppo non ho potuto coltivare molto quella per il teatro. A livello registico, come dicevo, la figura che mi ispira di più è David Lynch. Tra gli attori italiani apprezzo moltissimo Luca Marinelli, che credo sia bravissimo nel mettere qualcosa di suo in quello che fa, nel dare un tocco prettamente personale ai suoi personaggi. Nel panorama italiano ci sono parecchie figure molto stimolanti, una su tutte è Valerio Binasco che è anche regista di teatro, nonché direttore artistico dello Stabile di Torino. Nei suoi personaggi si può riconoscere proprio il ruolo dell’attore e sono grande fonte di ispirazione.
In futuro preferiresti continuare a recitare o stare dietro l’obiettivo?
In realtà non lo so ancora, quello di cui sono sicuro è che nella vita voglio continuare su questa strada. Penso che sia una questione delicata, nel mondo dello spettacolo esistono diverse personalità, puoi provare a creare qualcosa di tuo o dedicarti ad un progetto altrui sperando di avere fortuna. Questo non significa che una cosa escluda l’altra. Penso che l’autorialità sia un valore aggiunto, e che cercare se stessi all’interno di un processo creativo dia una marcia in più. Chi ti guarda riconosce il fatto che ti sei messo in gioco in prima persona, si accorge che c’è qualcosa di strettamente personale nel processo creativo. A livello artistico c’è sempre qualcosa di te, se è arte lo è perché ci metti qualcosa di tuo.
“Rosa Tragedia Ispirata” sarà disponibile da giovedì 20 agosto alle ore 20.00 sul canale YouTube di Davide.