Il flash non si riflette sulle 69 grandi immagini che raccontano la quarantena e il ritorno alla vita.
“Non so se l’hai notato, ma sono tutte opache, tranne la prima”: il pannello nero in cui la scritta lockdown è un collage di frammenti di tanti messaggi di speranza scritti da persone come noi durante la fase peggiore della pandemia. Non è opaco, perché “se ti ci metti davanti, vedi la tua immagine riflessa”.
Ognuno di noi ha vissuto quei 69 giorni che Costanzo D’Angelo ha voluto concentrare in altrettante foto scattate a Vasto, in quei due mesi e oltre, per raccontare il lavoro di chi ha combattuto in prima linea contro il nemico invisibile e la fantasia di chi è rimasto a casa ma, senza violare i divieti, ha tentato di mantenere comunque vivi i rapporti umani, come dimostra Risvegli all’italiana, la foto di Costanzo D’Angelo che ha fatto il giro del mondo. Scattata in un vicolo della Vasto antica, immortala dirimpettai che si passano il caffè. Uno scatto che dà il titolo all’intera mostra: Risvegli, a Palazzo Mattioli fino al 14 agosto.
Le immagini sono più importanti delle parole che si possono usare per commentarle. Mai come in questo caso, gli scatti cristallizzano due mesi durissimi e per questo indelebili.
L’autore – Nato a Basilea nel 1968, Costanzo D’Angelo vive da 25 anni a Vasto, dove svolge la professione di fotografo, una passione ereditata dai suoi genitori: fin da piccolo, infatti, gli piaceva stare in studio, in camera oscura con suo padre a visionare e stampare foto, consultare riviste e imparare a usare la reflex. Ha già curato diverse mostre fotografiche, tra cui quella intitolata 49 scatti, che lui considera la più significativa. Realizza video e cortometraggi insieme al fratello Simone; tiene corsi di fotografia ed è fotografo di scena, “sempre alla ricerca di immagini-emozioni”.