Generazioni di bambini sono cresciute con i loro spettacoli. Sguardi attenti e curiosi fissano il teatrino, le tendine ancora chiuse. Poi, si accendono le luci, il sipario si apre e inizia la magia. È questa l’atmosfera che si respira guardando le esibizioni del teatrino di burattini dei Fratelli Ferraiolo.
Presenza fissa in piazza Rossetti, quando dietro il palcoscenico c’era Michele Ferraiolo, il teatrino è mancato per anni a causa di “un’ordinanza che non ha più concesso lo spazio, spingendo mio zio ad abbandonare la piazza”, spiega il maestro Adriano Ferraiolo, che a Zonalocale racconta la storia della sua famiglia di burattinai, in attività da 159 anni.
“Fu il mio bisnonno ad iniziare – racconta Adriano -, poi mio nonno portò avanti la sua arte. Era attore di teatro, e quando agli inizi del ‘900 la compagnia con la quale recitava si sciolse, non potendo più fare spettacoli, e ispirato da un burattinaio che vide all’opera a Napoli, pensò di dar vita a un teatro con i burattini. Dopo mio nonno, è stato mio padre a prendere in mano l’attività. Anche lui ha fatto teatro, lavorando con Pietro de Vico e con la famiglia Maggio e prima della guerra, quando aveva 8 anni, ha iniziato a fare il burattinaio. Adesso siamo noi figli a gestire i teatrini, ognuno ha il suo. La nostra è una famiglia molto numerosa e molto unita, in tutto siamo 7 figli, 3 fratelli e 4 sorelle, e i nostri figli e nipoti hanno raccolto questa eredità con piacere e orgoglio”.
Quando suo padre ha iniziato questo lavoro, era ancora un bambino. È stato così anche per lei?
“Io ho iniziato quando avevo 13 anni, nel 1956, e il primo impatto è stato drammatico – ricorda Adriano – Eravamo ad Ancona, quel giorno mio fratello non aveva voce e mio padre non lavorava più già da tempo a causa di una malattia. Oggi fortunatamente anche il lato economico va bene, abbiamo diverse richieste dai comuni e dalle scuole, ma quelli erano momenti difficili, non c’erano soldi. Per me fu un dramma perché fui quasi obbligato a interpretare 6 personaggi. Fuori c’erano quasi 200 persone, e mio padre mi annunciò come ‘il più piccolo burattinaio del mondo’. A me veniva da piangere, non volevo andare in scena e lui a quel punto mi disse: ‘Che uomo sei se in questi momenti non aiuti?’. È stata la spinta di cui avevo bisogno. La mia prima battuta fu una papera colossale. Dopo lo spettacolo non avevo il coraggio di uscire fuori dal teatrino. Da quel momento iniziai a chiedere a mio padre di farmi fare degli spettacoli e a 15 anni ho preso le redini del teatro”.
Cittadinanze onorarie, attestati di stima, numerosi premi e, nel 2016, anche l’incontro con Papa Francesco, che ha ricevuto un Pulcinella da Ferraiolo. Tra i premi, il più recente è stato il premio Charlot ricevuto a Salerno, mentre l’anno scorso Adriano Ferraiolo è stato insignito del premio alla carriera al Giffoni Film Festival. Tante le soddisfazioni anche a livello televisivo, con la partecipazione, dal 1963, a Studio 1 e a Canzonissima e alle numerose rassegne di marionette e burattini, sempre alla Rai, alle quali i Ferraiolo erano invitati a partecipare. Il maestro Adriano Ferraiolo è, inoltre, Cavaliere della Repubblica Italiana.
Il teatrino dei burattini dei Fratelli Ferraiolo è stato per anni un’istituzione a Vasto. Come avete deciso di tornare a calcare le scene su questa piazza dopo molti anni di assenza?
“La mia prima visita a Vasto risale a quando avevo 15 anni – ricorda Adriano –, in quel periodo facevamo spettacoli a Campobasso, Termoli e Vasto e per accontentare una richiesta di mio zio Michele, che all’epoca era già avanti con gli anni, decidemmo di lasciare a lui le piazze di questa zona. Quando un’ordinanza comunale dispose di non concedere più lo spazio in piazza Rossetti, che per anni era stata la ‘casa’ del teatrino, mio zio decise di non venire più. Negli ultimi anni ho deciso di rivedere i luoghi della mia infanzia, quindi anche Vasto, e grazie all’intervento dell’amministrazione comunale, l’ordinanza è stata rimossa e siamo riusciti a tornare in questa piazza”.
Qual è la cosa più bella di questo lavoro, di questo mondo?
“La cosa più bella è stare in mezzo ai bambini – afferma -. Qualcuno mi dice che non dimostro gli anni che ho, ma penso che sia merito dei bambini, perché stando in mezzo a loro sono sempre felice. Noi cerchiamo di regalare un sorriso a loro, ma sono loro che lo regalano a noi. La cosa più soddisfacente è vedere le persone estasiate da questo mondo, vederle staccare gli occhi dal cellulare per entrare in questo mondo di fantasia che regala entusiasmo ai bambini e agli adulti. È il secondo anno che vengo qui e ho notato un maggiore interesse da parte dei più piccoli. All’inizio erano i genitori ad essere quasi impazienti di andare a vedere i burattini e a trascinarsi dietro i figli. Penso che questo tornerà ad essere un appuntamento fisso a Vasto, come lo era una volta”.
La recente emergenza sanitaria ha avuto ripercussioni su tutti i settori, compreso quello dell’intrattenimento. Come avete vissuto il lockdown e che impatto stanno avendo le norme anti covid sui vostri spettacoli?
“L’emergenza si è fatta sentire, durante gli spettacoli dobbiamo garantire il distanziamento, dovendo rinunciare alla metà dei posti a sedere. Molte persone hanno paura e ci sono città in cui vado da oltre 30 anni, dove abbiamo registrato meno della metà delle presenze rispetto all’anno scorso. Durante il lockdown, andavo tutti i giorni in laboratorio, e sono finalmente riuscito ad aggiustare alcune scenografie che non riuscivo ad utilizzare da vent’anni perché non avevo tempo per sistemarle. In questo periodo è nato anche un nuovo personaggio, quello del Corsaro Nero, abbiamo creato tutto, dalla struttura, ai costumi, ai cappelli”.
Oltre a metterli in scena, voi realizzate anche i burattini. Quanti ne avete ideati, nel corso di tutti questi anni?
“Nell’arco di 50 – 60 anni – afferma -, abbiamo realizzato circa 200.000 burattini. Nel periodo invernale mi dedico a ristrutturarli e a crearne di nuovi. I burattini sono di legno, poi li dipingiamo, cuciamo i vestiti, i cappelli, creiamo gli accessori, siamo artisti a 360°. Tra i burattini in vendita abbiamo inserito anche personaggi televisivi che vengono richiesti dai bambini. L’innovazione serve a proporre nuovi personaggi per quelli che sono i nostri spettatori da anni, anche se c’è chi mi rimprovera per aver inserito soggetti che non hanno niente a che fare con il mio teatro.
Qual è il personaggio più amato dal pubblico? E qual è invece quello a cui lei è più affezionato?
“Il personaggio più amato, e anche il più venduto, è sicuramente Pulcinella, l’attore principale, quello che vince sempre. Quello a cui sono maggiormente affezionato io, oltre a Pulcinella, è Felice Sciosciammocca, il personaggio che interpreta Totò, che è molto ‘gagà’ quando parla, perché di solito interpreta il professore o l’avvocato. È l’intellettuale del teatro, la figura che nelle commedie è contrapposta a quella dell’ignorantello, cioè Pulcinella.
“I personaggi hanno ruoli ben definiti e nelle nostre rappresentazioni c’è sempre una morale – spiega -. Ci sono degli spettacoli in cui si tenta un furto e il responsabile si rende conto di aver sbagliato, oppure le storie che hanno di solito come protagonisti il Diavolo e Pulcinella e che insegnano, ad esempio, che non è possibile arricchirsi facilmente”.
E quando il sipario si chiude, i protagonisti delle storie continuano a recitare nello spettacolo dell’immaginazione.