“La passione per la scrittura mi accompagna da sempre, potrei dire che in realtà scrivo da quando ho memoria”. Inizia così la chiacchierata con Nausica Manzi, scrittrice 27enne, autrice di “Custode di esistenza” (Gruppo Albatros) e “Cardiogrammi” (Dialoghi). Classe 1993, Nausica è laureata in filosofia e lavora come mediatore civile. A ZonaLocale parla dei suoi libri, del suo rapporto con la scrittura, delle sue aspirazioni.
Quando hai iniziato a scrivere e com’è nata questa passione?
“In realtà io scrivo da sempre. Ho questa passione da quando ero bambina, mi piacevano in particolare le descrizioni. Ricordo che quando andavo a scuola amavo quando la maestra descriveva paesaggi o personaggi o raccontava storie, in realtà questa è una piccola ‘vocazione’ che ho sempre avuto, dovevo solo scoprirla. Io scrivo sempre, anche quando non sto scrivendo, magari mi colpiscono dei dettagli che si raccolgono nella mia mente e che poi andranno scritti su carta”.
Di recente hai pubblicato un saggio, dal titolo “Custode di esistenza”, e la raccolta di racconti “Cardiogrammi”. Quali temi affronti in questi due libri?
“‘Custode di esistenza’ in realtà è la rielaborazione della tesi del mio master in consulenza filosofica, sostenuto dopo la laurea magistrale in filosofia, che mi è stato chiesto di far diventare un libro. Nasce per avvicinare le persone alla filosofia e per dare una sorta di rivendicazione a questa disciplina, vista sempre come qualcosa di lontano e incomprensibile. Il tema fondante è proprio la filosofia del mondo contemporaneo. Il libro è anche una critica al mondo contemporaneo, ed è un modo per capire come questo mondo possa essere visto sotto il punto di vista della filosofia. Il tema centrale sono le relazioni umane, quindi parliamo di filosofia pratica, non teoretica. Nel libro ho trattato anche temi che riguardano la società in senso stretto: si parla di economia, di politica, temi rivisti sotto la chiave del ‘terzo’, figura elaborata dal filosofo Emmanuel Levinas, che io analizzo. È una figura che non ha mai avuto una definizione, in realtà il terzo è l’esempio della molteplicità della comunità, è ciò che collega le persone fra di loro. Nel libro paragono questa figura a quella di un custode, usando la filosofia antica che parlava della sorveglianza di sé e degli altri come di un valore. Ognuno di noi è custode di se stesso e degli altri, si tratta di una sorta di ridefinizione della comunità”.
“‘Cardiogrammi’ è una raccolta di 13 racconti che ho scritto in tempi diversi. Mi sono accorta che tra i racconti che avevo selezionato, c’era un tema di fondo, ovvero quello del linguaggio del cuore, di un cuore che osserva la realtà e desidera cambiarla perché è stanco dell’odio e dell’indifferenza. All’inizio del libro si parla del viaggio che il cuore, stanco di questo mondo, intraprende con mani, testa e occhi per recuperare la voce che aveva perso. Mi sono chiesta come potesse ribellarsi un cuore, e ho pensato che l’unico modo per far sentire la propria voce e risvegliare le coscienze addormentate della società, sono i suoi battiti, quindi il cardiogramma. È una raccolta molto personale e per questo motivo, alla fine di ogni racconto, ho inserito anche il mio cardiogramma, proprio per sottolineare il legame con i personaggi che, pur essendo di fantasia, hanno caratteristiche di persone che ho conosciuto. Nel libro parlo di temi a me molto cari, e ho cercato di affrontare tematiche delicate come la sindrome di down o l’autismo. Ci sono anche racconti con temi più “leggeri”, che però hanno sempre un valore fondante che può essere l’amore che salva, la speranza, il perdono o la libertà. In apparenza sono racconti molto semplici ma con una forte carica etica. Ho voluto anche far emergere il potere della fragilità che secondo me è fondamentale per raggiungere un nuovo tipo di esistenza, quella dello sguardo. Ho trattato queste tematiche particolari anche perché a volte la fragilità è vista come uno svantaggio”.
“Quello che accomuna i due libri è proprio la nozione di sguardo, il legame che c’è tra sguardo e percezione – spiega Nausica -. Ciascuno guardando vede ciò che il proprio occhio gli fa percepire, ed è per questo che serve un ‘terzo’ che faccia emergere l’essenza di ciò che vediamo. Lo sguardo è qualcosa di fragile ma potente, interpella una persona, facendola sentire presa in considerazione o messa in discussione. La stessa cosa avviene in ‘Cardiogrammi’: il cuore, attraverso l’osservazione dei dettagli del mondo, guarda la realtà e raggiunge una nuova consapevolezza che è proprio quella di ripartire dallo sguardo perché solo in un naufragio di sguardi si può rinascere“.
Che ruolo ha la scrittura nella tua vita?
“Come ti ho già detto io scrivo da sempre, scrivo anche quando non scrivo. Di solito preferisco scrivere di sera, prima di andare a dormire, perché quello è il momento in cui ripenso a tutta la giornata e mi vengono anche delle nuove idee. Per me scrivere è come raccogliere informazioni, riordinarle e metterle nero su bianco quando mi servono, è un processo che viene in automatico. Penso che la scrittura sia un’arma fondamentale, una sorta di terapia. Per me scrivere è uno stile di vita ed è qualcosa di liberatorio, che mi fa essere me stessa al 100%. È davvero il mio modo di essere al mondo e vorrei provare a trasmettere questa modalità di esistenza anche agli altri. Mi piace definire la scrittura ‘carezza e altrove’, perché è qualcosa che ti avvicina all’altro. Inizialmente non volevo nemmeno che gli altri leggessero quello che scrivevo, perché mi sembrava quasi una ‘violazione’’ però mi accorgo che è una cosa bella e di cui ho bisogno. La scrittura mi ha aiutato molto a sbloccarmi e a farmi capire che avevo tante cose dentro”.
Da dove trai ispirazione per quello che scrivi?
“Penso che una delle mie principali ispirazioni sia mio nonno Romolo, che mi raccontava le sue esperienze e mi diceva sempre che avrei dovuto scrivere un libro sulla sua vita. In entrambi i libri c’è un riferimento a mio nonno, in Cardiogrammi, ad esempio, nel racconto ‘Il cuore dell’albero di Mena’ si parla del legame con gli anziani, e del perché un anziano riesca a scuotere la vita di un giovane. Per questo racconto mi sono ispirata alla figura di mio nonno che per me era fondamentale, avevo un legame davvero speciale con lui. In tutto quello che scrivo c’è ovviamente anche il mio vissuto, esperienze personali o lavorative. Mi piace osservare la realtà e in particolare le persone, per far emergere ciò che è umano”.
Cosa hai scritto prima di questi 2 libri?
“Questi sono i primi libri che pubblico. Ho scritto alcuni racconti brevi con cui ho vinto vari concorsi letterari, anche uno che mi ha portato al Parlamento Europeo di Strasburgo. Si tratta di storie con al centro valori etici, visto che la mia vocazione personale è l’etica pubblica, e da filosofia morale, cerco di offrire il mio contributo per cambiare la società anche attraverso un semplice racconto”.
Hai in programma di scrivere qualcosa di nuovo?
“Adesso sto lavorando a un romanzo, sempre di stampo filosofico, che racconta una storia molto particolare. Si parlerà di un viaggio ambientato in Irlanda e in Scozia. Sarà diverso dai miei lavori precedenti anche se alcune delle tematiche saranno riprese e lette in una maniera diversa”.
Da scrittrice, come hai vissuto il periodo del cosiddetto lockdown?
“Inizialmente c’è stata una fase di blocco, ma da questa è poi emerso un bisogno, ovvero quello di dover raccontare in qualche modo quel periodo, quella situazione. Avevo pensato di fermarmi, ma per fortuna poi c’è stato un momento di sblocco totale, un bisogno di uscire fuori anche se non si poteva, e di far uscire la mente attraverso la scrittura. Anche durante il lockdown ho scritto le mie impressioni ed è stato in questo periodo che mi è venuto in mente il legame che c’è tra i due libri che ho scritto e che avevo sempre visto come due cose completamente diverse. Questo periodo mi ha dato anche una sorta di respiro perché mi ha permesso di concentrarmi su me stessa e mi ha fornito una nuova apertura sulle cose. C’era comunque la prova che la vita continua ad andare avanti, ed è stato un modo per accorgersi che casa propria non è un luogo fisico ma è quello che ti porti dentro. Quello che questa situazione mi ha dato in generale è una nuova consapevolezza”.
Sei laureata in filosofia, e hai conseguito un master in consulenza filosofica. Di cosa ti occupi adesso?
“Sono consulente filosofica e lavoro come mediatore civile all’organismo di mediazione di Napoli. Il consulente filosofico è una nuova professione, ed è una figura che cerca di far emergere le problematiche di vita di una persona, analizzandole non dal punto di vista della psiche ma attraverso la filosofia, offre quindi un supporto ma non a livello medico. Cerca di trovare le motivazioni di un determinato stato esistenziale e consiglia dei comportamenti da osservare che possano dare sollievo a chi richiede la sua consulenza. Avendo scelto di occuparmi di etica pubblica, campo in cui rientra anche la giustizia, ho fatto un corso da mediatore civile. Anche questa è una figura relativamente nuova che affianca l’avvocato, mediando tra due parti ognuna delle quali ha un interesse che può essere economico o relazionale, ad esempio un ricongiungimento familiare. Il mediatore deve trovare una soluzione terza per cercare di mostrare alle due parti la situazione da un altro punto di vista. Il suo compito principale è quello di riconnettere la relazione”.
Giovedì 30 luglio alle ore 18.00, Nausica Manzi sarà a Vasto, per la presentazione del libro ‘Cardiogrammi’ alla pasticceria La Vastese. Domenica 9 agosto, l’autrice parlerà dei suoi libri nella ‘sua’ Monteodorisio.