Tremilacinquecento cinghiali uccisi nel 2018 nel Vastese. Non basta a risolvere i problemi causati dagli ungulati, secondo le doppiette del Vastese, che non sono poche: 1164 i cacciatori appartenenti all’Ambito territoriale di caccia del Vastese, cui vanno sommati i 1400 ammessi da altri territori. Per loro, il problema della campagne devastate e degli incidenti stradali nella fascia costiera ha una causa: “Da Furci fino al mare, è ammesso solo il selecontrollo e non la caccia”.
Caccia e selecontrollo – La differenza va fatta tra la caccia, consentita solo tre mesi l’anno, la selezione, “che è finalizzata a selezionare la specie in modo tale da eliminarne i difetti”, e il controllo, “che ha lo scopo di ridurre il numero di cinghiali”, spiega Massimo Marino, responsabile della macroarea 1 nell’Atc del Vastese. L’ultimo dato completo su 12 mesi è quello del 2018. I numeri dicono che 2360 cinghiali sono stati abbattuti con la caccia (su un piano di abbattimento che ne prevedeva 1900), 470 (su 500 previsti) con la selezione, circa 700 col controllo. Numeri insufficienti, secondo cacciatori e agricoltori, visto che i branchi di ungulati continuano a devastare campagne e attraversare le strade causando incidenti stradali.
Cacciatori: “Spostare il calendario” – Il Consci, l’associazione che raggruppa i cinghialai d’Abruzzo, chiede alla Regione di modificare il calendario venatorio. Marco Scarpone, cacciatore: “Il Piano faunistico regionale è in stand-by. È fondamentale tutelare la sicurezza degli abbattimenti nei boschi. Tre mesi di caccia sono pochi, ma soprattutto: perché partire dal 1° ottobre e non dal 15 dello stesso mese? In quel periodo è permesso il controllo in girata a caccia chiusa, perché non posticipare la caccia al cinghiale al 15 ottobre e fare la girata in controllo coordinata dalla polizia provinciale? Spostare la data d’inizio della stagione venatoria è importante per il benessere dei nostri cani, visto che ad ottobre rischiamo di avere temperature ancora alte, con uno sforzo maggiore dei cani e uno scarso rendimento. Inoltre a novembre il fogliame degli alberi cade a terra, quindi la visibilità è molto migliore. Spostare l’inizio del trimestre di caccia al cinghiale sarebbe più redditizio. Se si potesse tenere aperta la caccia fino a gennaio, avremmo più abbattimenti e meno interventi di controllo. E la possibilità di cacciare di notte (consentita dalla recente normativa regionale e considerata pericolosa da molti cacciatori, n.d.r.) diventerebbe irrilevante”.
“Imprudente venga a caccia con noi” – “All’assessore regionale Emanuele Imprudente rivolgiamo un incito a partecipare a una giornata di caccia in montagna per verificare con i suoi occhi cosa significa andare a caccia quando il fogliame è ancora attaccato ai rami”, è l’invito di Scarpone.
“Il nuovo Piano faunistico ancora da approvare – spiega Massimo Marino – e noi ci ritroviamo a fare i conti con restrizioni e un periodo di caccia che andrebbe prolungato. La braccata è una tecnica di caccia ritenuta pesante dall’Ispra, ma si tratta di una valutazione che non tiene conto che la braccata abruzzese è ben più ridotta di quella toscana, cui partecipano 100 persone con l’utilizzo anche di 50 cani. Il problema è che il Vastese è stato suddiviso in due zone: una vocata, che corrisponde all’Alto Vastese”, in cui è ammessa la caccia in braccata al cinghiale, “e l’altra, che va da Furci fino al mare, in cui è consentito il selecontrollo, ma non la braccata. Non basta – afferma Marino – per ridurre il rischio di incidenti stradali e campagne distrutte”.