Sono preoccupati per il loro futuro i lavoratori del settore petrolifero abruzzese. Edison Spa ha deciso di vendere le proprie attività estrattive, ma l’acquirente, a detta dei sindacati, non offre garanzie di solidità economica.
Per questo c’è apprensione anche tra gli addetti delle piattaforme offshore Rospo Mare, in funzione da quasi tre decenni nell’Adriatico “a circa 20 km a est della città di Vasto”, si legge sul sito Internet di Edison. “Il campo è costituito da tre piattaforme petrolifere e una nave di stoccaggio. (Una piattaforma, quella che si trova più a nord, è compresa nella Regione Abruzzo mentre le altre due piattaforme e la nave di stoccaggio, l’Alba Marina, sono comprese nel territorio della Regione Molise). Il Campo Rospo Mare è in produzione dal 1982 e ha estratto sino a oggi 92 milioni di barili di olio”.
Tra il Vastese (la sede territoriale è a Torino di Sangro) e il distretto di Pescara, i dipendenti sono un centinaio, senza contare i lavoratori dell’indotto, che pure non sono pochi.
Una questione occupazionale che è già un caso nazionale, approdato sui tavoli del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e della Direzione generale approvvigionamento, efficienza e competitività energetica dello stesso Mise.
A lanciare l’allarme è una lettera inviata da tre segretari nazionali dei sindacati di categoria, Ilvo Sorrentino (Filctem Cgil), Sebastiano Tripoli (Femca-Cisl) e Andrea Bottaro (Uiltec). Edison ha deciso di vendere il suo ramo idrocarburi e ha giudicato idonea l’offerta di una società greca, la Energean Oil & Gas, che però attraversa già difficoltà economiche: ha infatti chiesto aiuti statali al Governo di Atene “minacciando – si legge nella lettera dei sindacati confederali – la crisi occupazionale per i circa 270 dipendenti”. La compagnia petrolifera ellenica “si è trovata a prendere decisioni difficili per il suo investimento nella produzione di petrolio a Prinos (in Grecia, n.d.r.). Il calo senza precedenti dei prezzi del greggio a 20 dollari al barile, in combinazione con l’invecchiamento del giacimento e gli elevati investimenti richiesti per aumentare i volumi, rendono economicamente non conveniente il proseguimento delle operazioni”.
Per questo Cgil, Cisl e Uil considerano necessario “un attento riesame delle garanzie economiche e occupazionali del cessionario”, perché scenario e prospettive sono cambiate dallo scorso anno, quando l’accordo per la vendita sembrava vicino al perfezionamento e si attendeva solo il via libera del Ministero, cui Sorrentino, Tripoli e Bottaro chiedono un incontro per esporre “al meglio le preoccupazioni” sulla salvaguardia dei posti di lavoro e conoscere come il Mise “si stia adoperando nell’interesse delle proprie concessioni”.
La vicenda finisce anche in Parlamento. Il deputato leghista Gianni Tonelli ha presentato il 17 giugno un’interrogazione ai ministri del Lavoro, Nunzia Catalfo, e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, chiedendo “una sospensione del percorso autorizzativo a cura del Ministero dello Sviluppo economico rispetto alla cessione di Edison E&P alla società greca Energean” per “consentire i necessari approfondimenti circa la capacità finanziaria della società acquirente”.