No all’istituzione di una sezione quarantena per tutti gli arrestati in Abruzzo, ma anche alla soluzione alternativa: il trasferimento di 50 detenuti. I sindacati dei poliziotti, che già hanno indetto lo stato di agitazione e l’astensione dalla mensa, sono pronti a dare battaglia per evitare “ulteriore carico di lavoro al già esiguo personale” del carcere di Vasto e fino a quando “non ci saranno ragionevoli provvedimenti a tutela della propria incolumità sia fisica che sanitaria”.
Secondo Sappe, Uil, Cnpp, Osapp e Cgil, ci sarebbe “un progetto di assegnare alla Casa Lavoro di Vasto un considerevole numero di detenuti (una cinquantina) quale soluzione alternativa a quella attualmente e unilateralmente intrapresa, ossia che è stata individuata quale sede, quella di Vasto, per ricevere tutti gli arrestati della regione Abruzzo che devono osservare il periodo di quarantena ai fini del contenimento del contagio da Covid-19. Tale decisione, se confermata, trova il netto dissenso” dei quattro sindacati “per le medesime ragioni per cui attualmente il personale è in stato di agitazione e conseguentemente protesta con dell’astensione della fruizione della mensa fintanto non ci saranno ragionevoli provvedimenti a tutela della propria incolumità sia fisica che sanitaria. La cronica carenza di personale, sull’ordine del 30% secondo quanto previsto dall’ultima determinazione dell’organico da parte del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria”, ma i rappresentanti degli agenti “ritengono che tali stime siano fortemente al ribasso, impongono una ulteriore riflessione: l’apertura della sezione circondariale nel 2013 senza ulteriore assegnazione di altro personale. A ciò si aggiunge che tre unità saranno trasferite a breve a seguito dell’ultima mobilità nazionale. Ad oggi, non risulta” alle organizzazioni sindacali “che sia stata prevista la necessaria integrazione delle unità trasferite e non si comprendono le ragioni di questa palese e ingiustificata determinazione. Per questo si sollecita l’invio di altrettante unità in missione presso la casa lavoro di Vasto per sopperire alla già grave carenza di organico che si è venuta a determinarsi. Si precisa, inoltre, che quella sezione circondariale, che ospita attualmente circa una trentina di detenuti, si presta in modo soddisfacente ai nuovi bisogni dell’amministrazione, basta solo adibirla allo scopo senza creare ulteriore carico di lavoro al già esiguo personale. Altra problematica da tenere in considerazione è quella relativa alle traduzioni dei detenuti da e per le aule di giustizia e quelle previste per la ritraduzione dei medesimi nelle sedi di appartenenza. Tenuto conto che l’organico del Nucleo Traduzioni della Casa Lavoro di Vasto è composto da 6 unità si può facilmente comprendere che la soluzione non può essere trovata con il personale locale. Non da ultimo l’Istituto vastese, con decreto del capo del Dap è stato classificato da casa circondariale a casa lavoro con annessa sezione circondariale, quindi istituzionalmente deputato ad ospitare gli internati e non i detenuti. Si desume, di conseguenza, che l’assegnazione dei detenuti nella Casa Lavoro di Vasto, così come è avvenuto, è incompatibile con il decreto sopra citato. Da non trascurare o sottovalutare i motivi di opportunità che sconsigliano la promiscuità delle due tipologie di ristretti”.
Sappe, Uil, Cnpp, Osapp e Cgil chiedono “una convocazione urgente in virtù di quanto previsto dalle vigenti norme di riferimento” e non escludono “iniziative più eclatanti”.
Giusepe Ninu, segretario regionale del Sappe, scrive una lettera al provveditore interregionale per Lazio, Abruzzo e Molise: “L’inspiegabile decisione ha ingenerato una spaccatura nel corretto rapporto sindacale”, visto “il precedente ed inequivocabile impegno di convocare preventivamente le organizzazioni sindacali qualora si fosse dovuto procedere alla messa in opera di un qualsivoglia reparto detentivo”.
Nel carcere di Vasto “si sono repentinamente diffuse voci di un cambiamento della tipologia dei detenuti, sempre deliberata autonomamente, su una ricollocazione di circa una cinquantina di ristretti da assegnare all’istituto di Vasto”, ma la priorità deve essere “la sostituzione del personale mancante”, in caso contrario “l’estate sarà rovente per tutti, amministrazione, personale e detenuti”; personale “spesso abbandonato a sé stesso nella gestione quotidiana di situazioni rischiose e di emergenza in conseguenza di scelte affrettate e unilaterali”.