La multinazionale cinese Baomarc chiude la propria sede in Basilicata, a Melfi, e trasferisce produzione e lavoratori a Lanciano. La decisione dell’azienda suscita più di qualche preoccupazione. Innanzitutto, nel sito lucano, dove le sigle sindacali hanno proclamato lo stato d’agitazione auspicando la convocazione urgente di un tavolo oltre a chiedere a Regione Basilicata, Fca e Confindustria di intervenire per far rispettare il contratto di svluppo firmato di recente e gli investimenti che prevedono la produzione della componentistica della Compass e delle auto ibride.
“Non consentiremo alle multinazionali di chiudere le fabbriche sul territorio – affermano Fim, Fiom Uilm e Fismic – Non possiamo assistere allo smantellamento di parte dell’indotto, c’e’ bisogno di scelte che vanno nella direzione non della mera riduzione dei costi ma di un rilancio vero di tutta la componentistica”.
La Baomarc, in Abruzzo già con lo stabilimento di Lanciano (ex Emarc), ha firmato nel dicembre 2018 l’acquisto della ex Honeywell di Atessa sottoscrivendo un accordo per il reinserimento dei lavoratori: 162 unità in scaglioni da 20 nei primi tre mesi, 90 e 52 in quelli successivi. I tempi però si sono allungati e la reindustrializzazione del sito si è ulteriormente protratta a causa dell’emergenza sanitaria. Il 16 maggio scorso l’assessore alle Attività produttive della Regione Abruzzo, Mauro Febbo, ha incontrato i vertici aziendali che hanno annunciato l’avvio delle attività entro fine giugno con 110 addetti per arrivare ai 162 in tre anni [LEGGI]; ad oggi sono in corso i colloqui.
[ant_dx]Sulla chiusura e il trasferimento dei lavoratori dalla Basilicata la Fiom di Chieti ha espresso solidarietà ai dipendenti di Melfi e ha fornito lo spunto per chiedere chiarezza alla Regione Abruzzo sul punto della situazione della vertenza ex Honeywell.