Graziano Marcovecchio, presidente di Pilkington Italia. Ormai da quasi tre anni nel mondo politico e in quello produttivo si parla della Zes abruzzese, la zona economica speciale che dovrebbe attrarre imprese da fuori regione per creare lavoro e sviluppo attraverso meno tasse, più agevolazioni e infrastrutture adeguate. La Zes non sta diventando una chimera?
“No. Come tutti gli strumenti, le Zes sono scatole che vanno riempite. Conosco la bozza redatta dalla precedente Giunta regionale e approvata il 7 febbraio 2019. Quella bozza aveva delle incongruenze e non coglieva il fatto di dover coniugare l’esistente con il futuro. Deve preservare quello che c’è e, soprattutto, coniugarlo con nuove opportunità. Le Zes sono scatole da riempire di contenuti”.
Come riempire la Zes abruzzese e con quali contenuti?
“Ci vuole un patto territoriale, un’unità d’intenti per la nostra area industriale di Vasto e San Salvo e, quindi, fare un lavoro per programmare qualcosa e poi andarla a vendere a chi vuole venire qui, o meglio far inamorare le aziende del nostro territorio perché possono avere sburocratizzazione, credito d’imposta, vantaggi delle misure europee. Con la Zes si possono attuare misure più forti di quelle ordinarie, assistere le start-up da finanziare meglio e di più, agevolare il percorso di costruzione delle infrastrutture. Contano trasporti, logistica, strade, porti. Va fatto un lavoro assieme, tra gli stakeholder, che sono le istituzioni e il mondo delle imprese, andando poi a venderlo”.
Vendere dove? In Italia o all’estero?
“Ovunque, in Italia e all’estero. Penso, ad esempio, ad Assolombarda, AssoVeneto, AssoPiemonte, cui andare a dire: qui ci sono condizioni di vantaggio, venite a investire. Per le imprese esistenti, una possibilità in più di sviluppo. Ma la priorità è, piuttosto, attrarre nuove attività che possano venire da queste parti”.
In quali settori? L’automotive?
“Qualsiasi imprenditore che abbia qualsiasi attività potrebbe investire in Abruzzo. L’automotive è trainante nel nostro territorio, ma bisogna attrarre imprese anche di altri settori, senza alcuna preclusione. La scatola legislativa deve essere riempita di contenuti e di governance”.
Così com’è stata progettata, la Zona economica speciale in Abruzzo comprende 37 comuni. Non rischia di diventare Pescaracentrica e di relegare il Vastese, come al solito, nelle retrovie?
“No. I contenuti devono essere offerti facendo un patto tra tutti, che superi i campanili, che pianifichi qualcosa di importante: non solo industria, ma anche servizi, turismo, fermo restando che le Zes sono state pensate principalmente per il manufatturiero. Strumenti utili anche per attingere a regolamenti europei di favore e finanziamenti superando il regime de minimis per una sorta di aiuti di stato, oltre a sgravi d’imposta e facilità di assunzione. L’obiettivo deve essere pianificare lo sviluppo nel periodo 2021-2027. Stringere un patto di territorio, mettersi d’accordo e pensare insieme che il nostro è un territorio unico, a prescindere dai campanili”.