L’anno scolastico appena terminato è stato, senza dubbio, uno dei più singolari di sempre. Scuole chiuse dall’inizio di marzo per l’emergenza coronavirus, e anno scolastico interamente digitale, scandito da lezioni on-line e interrogazioni in videochiamata. La necessità di rispettare il distanziamento sociale ha infatti negato il ritorno tra i banchi di scuola, promuovendo la didattica a distanza per garantire agli studenti il diritto all’istruzione e la regolarità dell’anno scolastico.
“È stato sicuramente un anno fuori dal comune, un anno straordinario sotto tanti aspetti, un anno inedito che si chiude anche in maniera inedita con gli esami in presenza ai quali noi e gli studenti tenevamo molto”, commenta la professoressa Anna Orsatti, dirigente scolastico del polo liceale Pantini-Pudente di Vasto che, a Zonalocale, parla di questi mesi di scuola digitale.
Come hanno vissuto gli studenti questi mesi di distanza dalla scuola e come hanno accolto le nuove modalità di insegnamento?
“I ragazzi sono stati bravissimi, nel giro di pochi giorni si sono adattati a dei cambiamenti radicali, per fortuna siamo riusciti a predisporre rapidamente le piattaforme e gli studenti hanno iniziato subito a lavorare. Dopo i primi giorni di adattamento, la didattica è andata abbastanza bene, i ragazzi hanno capito che in quel contesto e in una situazione del genere non era possibile pensare ad un altro modo di fare scuola. Molti docenti mi hanno riferito di essere riusciti a trattare tutti gli argomenti previsti dal programma e questo dimostra che dall’altra parte c’è stata collaborazione. È importante perché la scuola è andata avanti, continuando a fare il suo lavoro. Abbiamo anche fatto un monitoraggio sottoponendo dei questionari agli studenti per capire, già dal primo mese, come stavano andando le cose in modo da modificare quello che non funzionava. I risultati sono stati confortanti perché i ragazzi hanno giudicato positivamente le iniziative della scuola e, pur dovendosi adattare ad una modalità di insegnamento del tutto differente e non paragonabile alla didattica in presenza, hanno messo in campo le loro competenze digitali”.
“Credo che gli studenti in questi mesi di isolamento abbiano inoltre dato prova di grande responsabilità, rispettando le prescrizioni e dimostrando di aver acquisito le competenze civiche di cittadinanza che cerchiamo da sempre di insegnare. Tutti i ragazzi hanno riferito di aver sentito molto la mancanza della scuola, per quello che questa rappresenta, ovvero la relazione educativa in presenza, che è l’aspetto fondamentale. Tutto è stato ristrutturato attraverso le piattaforme, e gli studenti hanno capito che quello strumento, se utilizzato bene, poteva essere per loro, in quel momento, una finestra sul mondo e un nuovo modo per fare scuola”.
Qual è stato l’atteggiamento dei docenti nei confronti delle lezioni on-line? E qual è il bilancio di questi mesi di didattica a distanza?
“I docenti sono riusciti a far leva sugli aspetti emotivi e affettivi, cercando di mantenere sempre il contatto con i ragazzi, e le lezioni non sono state fredde e asettiche. Tutti gli insegnanti si sono messi in gioco, hanno realizzato lezioni, condiviso materiali. Il team digitale è stato favoloso e ha supportato i docenti in ogni modo, mettendo tutti in condizione di lavorare. Con i colleghi del team abbiamo anche fatto formazione on-line: i più esperti hanno aiutato i meno esperti, sia tenendo dei corsi sulla piattaforma, sia aiutandoli singolarmente. Siamo inoltre riusciti a mantenere attivo lo sportello di ascolto psicologico, un servizio a cui teniamo molto. La psicologa si è resa disponibile a seguire i ragazzi per telefono o attraverso le piattaforme, e chi ne ha avuto bisogno, ha potuto contare anche su questo supporto”.
“Il bilancio di questi mesi di lezioni è sicuramente positivo ma è chiaro che, se tentassimo di mettere sullo stesso piano la didattica in presenza e le lezioni on-line sostenendo che l’una possa sostituire l’altra, dovremmo dire di no. La piattaforma può essere considerata un deposito di materiali e si potrebbe ipotizzare di utilizzare i contenuti che i docenti hanno realizzato in questo periodo, ad esempio le video lezioni, nei momenti di chiusura della scuola, o per un ragazzo ospedalizzato, o per chi vuole iniziare il ripasso per il recupero in presenza. Chiaramente una lezione registrata non è come una lezione dal vivo”.
Come avete risolto le problematiche degli studenti che hanno riscontrato difficoltà tecniche nelle lezioni a distanza? E come hanno risposto le famiglie a questa nuova esperienza didattica?
“Abbiamo consegnato dei computer portatili ai ragazzi che ne erano sprovvisti e abbiamo ricevuto dei fondi ministeriali per poter contribuire alle spese di chi necessitava di un aumento della connettività. Le famiglie, come dimostrato dalla partecipazione dei rappresentanti dei genitori intervenuti nei consigli di classe che abbiamo svolto on-line, hanno apprezzato il lavoro fatto e, lavorando anche loro da casa durante l’emergenza, hanno avuto modo di rendersi conto di ciò che veniva fatto a scuola”.
Pensa che la lontananza dalla scuola e i nuovi metodi di insegnamento abbiano influito sull’apprendimento?
“Abbiamo notato che i ragazzi particolarmente introversi, che fanno più fatica a entrare nelle dinamiche del gruppo classe, in un contesto più tranquillo come quello che può essere l’ambiente domestico si sono sentiti più a loro agio, più al sicuro. Di contro per altri, ad esempio ragazzi con disabilità, è stato molto più difficile perché hanno proprio bisogno del contesto della classe, è chiaro che ci sono categorie più vulnerabili rispetto ad un mezzo diverso. Lo strumento che si utilizza può influenzare l’apprendimento, ma non necessariamente in maniera negativa. C’è anche da considerare che nel gruppo classe i ragazzi si aiutano tra loro, si danno forza l’uno con l’altro e questa cosa sicuramente è mancata”.
“È importante sottolineare che gli studenti che arriveranno alla fine dell’attuale anno scolastico con delle carenze potranno fare non solo il recupero in presenza a settembre, ma avranno tutto il primo quadrimestre e, se necessario, tutto il resto dell’anno per recuperare. I tempi saranno dunque piuttosto distesi, proprio per non lasciare indietro nessuno“.
Ha condiviso la decisione del Governo di disporre la chiusura delle scuole dal mese di marzo? Avete già direttive per la riapertura?
“Non avendo competenze mediche e tecniche, ci siamo affidati alle informazioni della Asl di riferimento. Vasto è stata una delle prime città a chiudere le scuole, visto il caso riscontrato in uno dei plessi cittadini. Considerate le informazioni che avevamo e che riguardavano anche l’estrema contagiosità del virus, ritengo che disporre la chiusura fosse la cosa più saggia da fare, poiché a scuola non è possibile garantire il distanziamento. Naturalmente adesso abbiamo tutti voglia di riprendere, dedicandoci prima di tutto agli esami. Il Ministero ha assegnato dei fondi ad ogni scuola, proprio per studiare soluzioni, anche tecniche, per poter ripartire. Dobbiamo chiarirci molto le idee sul nuovo anno, c’è un gruppo di lavoro che sta già studiando alcune alternative. Il Ministero dovrebbe darci delle linee guida e poi, a seconda delle necessità dei territori e dei contesti, ogni scuola adotterà la soluzione che riterrà più appropriata”.
La modalità dell’esame di stato, già cambiata lo scorso anno, ha subito ulteriori modifiche a causa dell’emergenza. Non ci saranno le prove scritte e i maturandi dovranno sostenere un esame orale. Come si svolgerà la prova in presenza?
“La prova sarà un colloquio interdisciplinare, della durata di circa 60 minuti, strutturato in più fasi. Gli studenti hanno ricevuto la traccia di un elaborato da preparare e inviare ai docenti e alla scuola. L’esame partirà dunque dalla discussione dell’elaborato, successivamente la commissione proporrà per l’analisi uno dei testi del programma di italiano svolto, dopodiché inizierà il colloquio sull’argomento proposto dalla commissione che può essere un testo, un documento, un’opera d’arte, un progetto a seconda delle peculiarità delle scuole. La discussione toccherà poi i nodi concettuali di tutte le discipline e successivamente i ragazzi discuteranno la loro esperienza in alternanza scuola lavoro e descriveranno l’esperienza, svolta negli ultimi tre anni, relativa ai progetti di cittadinanza e Costituzione. Ad assistere all’esame, per ogni candidato potrà esserci una sola persona. I docenti tra loro saranno distanziati di 2 metri e il candidato sarà ad almeno 2 metri di distanza dalla commissione perché durante il colloquio potrà togliere la mascherina”.
Pensa che gli studenti arriveranno alla prova finale con una preparazione adeguata? Condivide la modalità d’esame proposta dal Ministero?
“I ragazzi si sono impegnati molto per prepararsi insieme ai loro docenti, quindi ritengo che siano tutti in grado di affrontare la prova. È una preparazione che parte da lontano, nell’ultimo anno si tratta solo di andare a consolidare degli argomenti, ma sicuramente possono affrontare l’esame bene e con tranquillità. Per quanto riguarda la modalità d’esame, non potendo pensare a delle prove scritte perché ci sarebbe stato nuovamente il problema del distanziamento, è chiaro che il Ministero ha deciso di adottare questa formula. Ricordo che la stessa soluzione venne adottata anche dopo il tragico sisma de L’Aquila, quando gli studenti, non potendo recarsi più a scuola dal mese di aprile, sostennero l’esame di Stato solo con la prova orale. È quindi una modalità già sperimentata in altre occasioni, ovviamente sempre estreme e straordinarie”.
E agli studenti dice: “Sono vicina a tutti i ragazzi che sosterranno l’esame, momento di passaggio molto importante nella vita di ognuno di noi e che ha segnato una tappa indelebile per tutti. Sarà la stessa cosa anche per loro che forse vivranno quest’esperienza con più emozione perché torneranno a scuola dopo tanti mesi e rivedranno i loro docenti. Abbraccio tutti i ragazzi e li invito ad affrontare questo momento con serenità e tranquillità. Credo che poter rientrare a scuola per sostenere l’esame, dopo tanta paura, sia un segno di grande ottimismo e un segnale importante per il loro futuro, per i loro progetti. Con tutti gli altri ci rivediamo a settembre, ci vogliamo credere con tutto l’ottimismo possibile”.