Custodita nel ripostiglio di un casolare nel Teramano senza particolari accortezze per nasconderla. Così è stata ritrovata dai carabinieri di Alba Adriatica la porta del Bataclan con l’opera di Banksy rubata nel gennaio 2019. È uno dei pochi dettagli che sono emersi oggi durante la conferenza stampa nell’aula magna del tribunale dell’Aquila alla presenza del sostituto procuratore David Mancini, del comandante del nucleo Tutela patrimonio culturale di Ancona Carmelo Grasso, il comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo Emanuele Pipolo, il comandante di Alba Adriatica Emanuele Mazzotta e il maggiore Christope Cengig, della polizia criminale francese.
Come detto, sono stati ben pochi i particolari della vicenda resi noti: le indagini sono ancora in corso e la maggiore riservatezza è dovuta anche all’operazione portata avanti congiuntamente da Italia e Francia. Tra gli aspetti che è dato sapere c’è il fatto che l’input per dare il via al blitz in Abruzzo è arrivato dalle forze dell’ordine francesi; la porta è stata spostata in diverse località prima di arrivare nelle campagne di Sant’Omero (al confine con Tortoreto). Qui si trovava in un casolare di proprietà dell’individuo sospettato di avere l’opera e occupata da alcuni cittadini cinesi molto probabilmente all’oscuro della presenza della porta di emergenza che presto tornerà nel locale di Parigi teatro dell’attentato terroristico del 2015.
“L’Europa – ha detto il procuratore Michele Renzo – non è solo una parola, è un comune sentire rispetto a un complesso di diritti che fondano la nostra idea di libertà, che nessun atto terroristico potrà mai cancellare. Per questo motivo sono felice per l’operazione che ridà a tutti noi un’opera simbolo del lutto per le vittime dell’attentato”.
[ant_dx]”L’attività investigativa – ha aggiunto il tenente colonnello Mazzotta – è iniziata a marzo, in piena fase 1 Covid-19 e i nostri carabinieri si sono subito attivati con entusiasmo comprendendo l’importanza dell’esito positivo dell’operazione. Una volta raccolte le informazioni necessarie, abbiamo individuato l’abitazione della persona che si riteneva avesse nelle proprie disponibilità l’opera e con essa anche un casolare di campagna occupato da cittadini cinesi. La porta era depositata in una sorta di ripostiglio al piano superiore. Al momento sembra che gli occupanti che si trovavano nel casolare fossero del tutto inconsapevoli”.
Il maggiore Cengig ha sottolineato il “grande lavoro di squadra fatto dalle due magistrature per un risultato importantissimo” ringraziano le forze dell’ordine italiane per la collaborazione.