“In Abruzzo si sono ammalati centinaia di infermieri, ad aprile uno di loro è morto”. E per tutti coloro che continuano a combattere in prima linea contro il coronavirus, “non c’è personale sufficiente a garantire i necessari riposi” e “non c’è neanche il riconoscimento del lavoro svolto”, protesta Patrizia Bianchi, consigliera regionale del sindacato Nursing Up.
Si è arenata la trattativa tra Regione e rappresentanti dei lavoratori per “remunerare le professionalità coinvolte nell’emergenza Covid. Sono medici radiologi, ostetriche, infermieri e operatori socio sanitari. L’ultimo incontro con l’assessora regionale Nicoletta Verì, il dirigente del Dipartimento Salute e Welfare, Antonio Forese, e il coordinatore della task force regionale sul Covid 19, Alberto Albani, risale a un mese fa”, dice Bianchi a Zonalocale. “La trattativa si è fermata perché la Regione vuole remunerare anche gli impiegati amministrativi che lavorano in smart working. Ci hanno dato la loro bozza, noi abbiamo integrato con le nostre piattaforme. C’era solo da fare una sintesi per trovare un accordo. La remunerazione deve essere fatta sulla base di una suddivisione dei dipendenti in prima, seconda e terza fascia e in base alle presenze giornaliere, non lasciando fuori coloro che, nello svolgere il loro servizio negli ospedali, si sono ammalati di Covid-19”.
Il fondo è di circa 13 milioni e 500mila euro, di cui 5 milioni e mezzo statali e altri 8 della Regione. “Chiediamo la riapertura delle trattative, di essere coinvolti nei processi decisionali (nella Asl di Chieti i vertici non parlano con la base e non rispondono a mail e telefonate), diciamo no a incentivi ridicoli, vogliamo il rispristino delle necessarie dotazioni organiche e il meritato riposo psicofisico. Ora, col caldo, il problema Covid è minore ma, se dovesse arrivare la seconda ondata, di certo saremmo più pronti dal punto di vista esperienziale, non altrettanto sotto l’aspetto numerico, perché molti infermieri si sono ammalati, molti precari si sono trasferiti al Nord dove, con l’emergenza, sono stati stabilizzati, altri ancora sono andati in pensione. Non siamo eroi, ma professionisti che stanno dando tutti se stessi”.