I tanti messaggi che scorrono in queste ore sul web danno la dimensione della stima e dell’affetto che tante persone provano per Candido Coppetelli, che ieri, a Roma, ha lasciato la vita terrena. Mimo, attore, regista, autore e formatore sono alcuni degli aspetti della sua vita che lo hanno portato ad incrociare nella sua vita tantissime persone, in particolare giovani, che lui ha guidato con profonda passione. Coppetelli era romano di Testaccio, quartiere dove conosceva tutti e dove si è sempre speso nella parrocchia dei Salesiani di Santa Maria Liberatrice. Alla fine degli anni ’80 Candido Coppetelli arrivò a Vasto per guidare insieme a Don Michele Novelli, all’epoca nella comunità salesiana vastese, il progetto de La Carovana di Onitsha, compagnia formata da decine di giovani impegnata nella realizzazione di musical per raccogliere fondi per la missione in Nigeria. “Lui e sua moglie Angela Luciani – racconta Don Novelli – erano i registi della compagnia. Hanno allestito e seguito tutto il tour”. Il teatro era lo strumento per raggiungere il cuore dei giovani. “Don Bosco questo ci ha insegnato – aggiunge Don Novelli nel ricordare l’amico Candido – e abbiamo fatto fatto teatro, cercando di seguire le sue orme, per educare”.
Sono dolci i pensieri di Antonella Sciocchetti, giornalista e attrice. “Grazie a lui ho iniziato a fare teatro professionalmente. Lui era un bravissimo mimo, Angela insegnava recitazione. Come me, tanti giovani si sono avvicinati al teatro grazie a Candido, davvero una persona speciale. Il suo obiettivo era aggregare i giovani con l’arte avendo un’attenzione speciale verso gli ultimi. Nella sua vita sono tanti i ragazzi che ha letteralmente tolto dalla strada. Se passavi per Testaccio insieme a lui era un continuo salutare le persone, perchè tutti lo conoscevano e apprezzavano. Negli anni si era innamorato di Vasto, del suo mare, delle tante persone che, ancora oggi, ricordano le esperienze vissute insieme”.
[ads_dx]Il Progetto Giovani e il cinema. “Dal 1995 al 2000 Candido Coppetelli ha coordinato il primo Progetto Giovani del Comune di Vasto – ricorda Vincenzo Marcello, ex dirigente comunale -, finanziato dal dipartimento nazionale per le Politiche Giovanili per la prevenzione del disagio”. La prima sede era negli ex palazzi scolastici, “poi il passaggio nei locali della chiesa San Paolo dove sono nati tanti laboratori”. Per diversi anni ha curato un progetto legato al cinema, altra sua grande passione. “I giovani vastesi – spiega Marcello – hanno avuto la possibilità di partecipare al Festival del Cinema di Venezia come giuria dei ragazzi. Fu davvero un’esperienza stupenda. Con l’equipe socio-psico-pedagogica ha pubblicato un libro sul disagio giovanile. Era una persona bravissima, dal punto di vista culturale ha dato tanto alla nostra città“.
In quel gruppo di giovani c’era anche la giornalista Paola D’Adamo. “Ho collaborato con lui in quel progetto continuando a coltivare la mia passione dopo essermi laureata con una tesi in Storia del cinema. Ho partecipato al Festival di Venezia, a quello di Torino, insieme a lui ho curato delle pubblicazioni. Posso dire che, grazie alla sua fiducia, ho iniziato questo lavoro. Ecco, proprio questo mi ha sempre colpito: Candido aveva grande fiducia nelle persone“.
Indelebile il ricordo “di un progetto di cinema e teatro nel carcere di Vasto. In quel periodo vennero girati anche dei documentari che avevano come protagonisti i detenuti con il coinvolgimento anche del carcere di Rebibbia, allora diretto da Massimo Di Rienzo, con cui collaborava Candido”. Anche Paola D’Adamo lo ricorda come “grande maestro e grande educatore. Si notava subito quel carisma dell’ambiente dei Salesiani. Era sempre d’aiuto verso i più deboli e pronto a mettersi le mani in tasca per aiutare”.