Il periodo di “isolamento” del lockdown è stato per Umberto Palazzo che, nel giro di un mese, ha sfornato un disco in uscita nelle prossime settimane. L’Eden dei lunatici è un concept album scritto e inciso interamente in casa e anticipato dal singolo Il moscone, già lanciato sulle piattaforme digitali.
Quando è iniziato il lockdown “stavo lavorando a un altro disco (e ora sono tornato su quello) – spiega Palazzo -. L’avevo già scritto completamente e avevo iniziato ad arrangiarlo con il batterista. Eravamo al quarto pezzo quando siamo stati interrotti dal Covid. Rendendomi conto che non potevo andare avanti con quel lavoro ho continuato comunque a scrivere. Il 17 aprile ho iniziato a scrivere i pezzi e, come in una sorta di trance, il 23 maggio l’album era completo“.
L’Eden dei lunatici “non è un disco rock, qualcuno l’ha chiamato latin funk. Senza dubbio l’armonia è più soul che rock. Ci sono tante chitarre ma è basato su una struttura di canzone più soul mediata dall’approccio italiano alla soul music”. Quindi, nel suono del disco c’è tanto di “Battisti e del pop italiano di Dalla o Graziani”. In buona sostanza “è un disco molto italiano, vicino al pop di fine anni ’70”.
[ads_dx]Una scelta stilistica che “mi è venuta scrivendo perché sono cose che amo e avrei sempre voluto fare un disco del genere. Probabilmente era il momento di farlo. Non sono un pianificatore ma prendo la chitarra, inizio a suonare e la melodia che esce va avanti da sola. Il compositore o l’autore è solo un mezzo tra la musica che c’è da qualche parte e il mondo reale. Se riesci ad aprirti la musica viene fuori”.
Umberto Palazzo ha finito con il tirare fuori un concept album che parla del mare e dell’estate arrivando ad una forma che “dipende dall’estrema concentrazione e dalla brevità del tempo di lavorazione. Non ho fatto in tempo a cambiare umore. Se adesso dovessi aggiungerci qualcosa non sarei capace perché è già cambiato l’umore, sto già pensando ad alte cose. È un concept ma è totalmente spontaneo, a un certo punto della scrittura mi sono reso conto che c’era un filo conduttore in quello che stavo scrivendo”. E il singolo pubblicato già da una decina di giorni, Il moscone, rende bene l’idea di ciò che ci sarà nel disco.
La prima uscita, prevista entro metà giugno, è quella in digitale ma Umberto Palazzo, come per tutti i suoi dischi, arriverà poi su supporti fisici. Il vinile sarà disponibile in pre-ordine, il cd è in arrivo nei prossimi giorni. “Punto al vinile, essendo un disco vintage necessita del supporto filologicamente corretto. Ha anche la lunghezza giusta per andare sul vinile. Calcolo sempre i tempi, penso sempre ai miei dischi come se avessero una facciata A e una facciata B, anche se escono solo su cd. Secondo me quello era il modo giusto di ascoltare la musica, dischi brevi che ti davano il tempo di ragionare” e con i pezzi che assumevano importanza diversa a seconda della posizione. “Era una questione di concentrazione e di gesto che erano e sono importanti”. Anche se poi, alla fine, “anche io tutti i giorni ascolto musica su Spotify”.
Dando uno sguardo al settore della musica dal vivo “credo che fino all’estate prossima non si potranno ripensare le cose per come erano prima, ammesso che si potrà mai tornare a certe modalità. Spero che ci siano ampi finanziamenti per progetti di alto livello”. Il mondo della musica non “può basarsi su attività prevalenti che comportano ammassamenti davanti al bancone. Si possono fare però serate davanti a un pubblico seduto e distanziato”. Di sicuro “come categoria siamo messi malissimo. Diciamo che ci prendiamo un anno sabbatico forzato per ragionare”.
Sarà importante cercare di cogliere delle opportunità per rivedere il sistema. “Non farlo sarebbe sciocco e farebbe perdere una grande occasione. Qualcuno credo si stia riorganizzando in maniera intelligente ma tanto credo che stiano cercando di mantenere vivo uno status quo che, secondo me, non può essere mantenuto vivo. Bisognerebbe accettare il fatto che, se non da zero, si riparte da posizioni molto arretrate e capire come adattarsi. Non sopravvive il più forte e ostinato ma quello che si adatta meglio”.