Dopo l’assalto alla Via Verde [LEGGI] e per fare sintesi delle più recenti posizioni sull’argomento del Movimento difesa delle zone interne, sembra giusto evidenziare alcuni comportamenti, a parte quelli degli “incivili”, opportunamente sanzionati.
Pensiamo al nome “Via Verde”; certamente ci si deve riferire al colore del bitume a tratti utilizzato lungo il percorso; meglio se riferito al riflesso verde-mare dell’Adriatico quando accoglie il fresco serale e si dondola stanco sulla marea bassa.
Insomma, una via verde è alternativa allo smog, è aria pulita, paesaggio aperto e naturale; serve a rigenerare lo spirito, a conservare l’equilibrio psico-fisico, a scoprire orizzonti più vasti dei recinti urbani.
Parliamo, invece, di una via verde che corre lungo-costa, al fianco e in mezzo a ferrovia, autostrada, strade statali, provinciali e comunali, lungo tratti urbani a fare da marciapiedi a negozi e abitazioni.
Sicchè se tu pensi di prenderti un po’ di relax e tempo ricostituente e cominci a fare zig zag tra intersezioni stradali e percorsi urbani, puoi ritrovarti in bocca ai tubi di scarico delle macchine lasciate ai margini (e dove altro?). E poi, certo col tempo, puoi sperare di diventare verde a tua volta.
La Via Verde poteva essere una delle iniziative utili a differenziare l’offerta locale e turistica aprendo ad opportunità e spazi di vera rigenerazione tanto fisica che psicologica e mentale. Bastava decidere il percorso con la mentalità e la sensibilità della “politica” cioè dell’arte di compensare opportunità ed esigenze di tutto il territorio regionale, a vantaggio di tutti i cittadini.
[ant_dx]Il Movimento ha sempre sollecitato i Comuni della costa a riprendere il proprio ruolo di guida del proprio territorio interno e montano, con gli atteggiamenti propri di chi si sente responsabile dell’intero comprensorio. Certo che è valido un percorso ricreativo, diciamo di alleggerimento rispetto allo stress quotidiano, ma se pensi ad una via verde devi aprirti alle tue valli, entrare tra le bellezze da urlo lungo i percorsi pedemontani; devi dimostrare di fare “politica”.
Naturalmente il percorso verde di cui parliamo è solo uno dei tanti segni di egoismo campanilistico adottato da quarant’anni ai danni di tutte le Comunità dell’entroterra. Pensiamo, tanto per fare un altro esempio, alla Zes, Zona Economica Speciale: le aree industriali esistenti sono state più o meno raddoppiate; nessun segno di proiezione, neanche simbolica, verso il territorio interno e montano.
Questo comportamento ha determinato lo spopolamento generale di tre quarti del territorio con danni notevoli all’intera comunità regionale perché chi non vede le conseguenze di questo squilibrio monte-valle non dovrebbe occupare posizioni decisionali.
Domenicangelo Litterio