Prudenza, ma anche un po’ di speranza: “Ce la stiamo mettendo tutta. E vedo che ce la stanno mettendo tutta anche gli altri esercenti”. Messaggi che arrivano dal silenzioso dedalo di viuzze del centro storico di Vasto. Giuseppe Del Prete ha una piccola trattoria nella città antica.
Racconta di aver avuto un brutto presentimento già in autunno: “Prima dell’inizio della pandemia, avevo già notato un segnale preoccupante: a novembre erano lievitati i prezzi della carne di maiale, perché la Cina aveva cominciato ad abbattere i propri maiali e a comprarne in Europa. Poi, quando ho letto il primo articolo sul coronavirus in Cina e sul rischio che si potesse diffondere, ho confidato a mia moglie che ero preoccupato”.
Quando ha deciso di chiudere? Prima o dopo il Dpcm dell’11 marzo?
“Fino a sabato 7 marzo abbiamo lavorato. Per l’8, però, avevamo avuto delle disdette: avremmo dovuto avere nel nostro locale 30 persone. Eravamo rimasti, invece, con sole 7 prenotazioni confermate. A quel punto, sono stato io a telefonare ai clienti per disdire. E, da quel momento, siamo rimasti chiusi. Inizialmente mi ero demoralizzato. Era la paura, anche perché saltavano pranzi e cene: quattro-cinque comunioni e una decina di compleanni. Poi due-tre cerimonie mi sono state confermate telefonicamente, ma naturalmente spostandole a data da destinarsi: festeggeremo quando si potrà. Certo, solo quando ci sarà il vaccino potremo tornare ai 30 coperti che erano la nostra capienza massima”.
Come ha trascorso il periodo di chiusura imposto dalle norme di contenimento della diffusione del virus?
“In queste settimane ho sanificato il locale e l’ho ritinteggiato. L’ho rimesso a nuovo, come faccio ogni anno. I lavori sono finiti quasi al 100%”.
Si profilano regole molto ferree su sanificazione e distanziamento tra i tavoli. Come pensa di rispettarle?
“Ho pensato alla disposizione dei tavoli: potremo accogliere al massimo 12-14 persone, quindi meno della metà di prima. Ma mi va bene così, a lavorare saremo io e mia moglie. Prima dell’emergenza, ci dava una mano a chiamata anche mio nipote, ma non potrò chiamarlo con questa capienza ridotta. Però non ce la faremo a ripartire il 18 maggio, perché i tempi sono troppo stretti. Ieri ho chiamato un’impresa specializzata per sanificare l’impianto dell’aria condizionata, anche se dobbiamo vedere quali sono le regole per l’eventuale utilizzo del condizionatore. Vedremo anche se sarà possibile la sanificazione all’ozono: sto pensando di comprare l’apposito macchinario per poterlo utilizzare ogni giorno, in modo da evitare di dover chiamare sempre l’impresa”.
Quale messaggio vuole lanciare a clienti, amici e conoscenti in questa fase così delicata del graduale e cauto ritorno alla vita di relazione?
“Vorrei ringraziare chi avrà il coraggio di uscire per andare in trattoria, o al ristorante, anche perché la gente ha finito i soldi. Noi ce la metteremo tutta. E vedo che ce la stanno mettendo tutta anche gli altri esercenti. Ci crediamo. Questa estate la prendiamo come viene”.