“Se l’andazzo è questo, il 50% delle imprese turistiche della provincia di Chieti rischia di chiudere“, dice senza mezzi termini Simone Lembo, direttore provinciale di Confesercenti.
“Sono ancora confuse le informazioni sul come ripartire. Lo stato d’animo degli operatori del settore non è dei migliori. All’inizio, si sentivano sotto pressione e disarmati di fronte a un’emergenza del tutto nuova, ora sentono che è quasi impossibile ricominciare. Non ci sono ancora le ordinanze per il 18 maggio, quindi molti ristoratori, per quella data, non riapriranno. Anche perché va verificata la propensione dei clienti a spendere e la predisposizione psicologica a uscire per andare al ristorante. Non dimentichiamo che è ancora bloccata la mobilità interregionale, altro motivo per cui il turismo è il settore più danneggiato in questa fase emergenziale. A tutto questo vanno aggiunti i necessari investimenti per l’adeguamento e la sanificazione delle strutture e le spese per il personale in un periodo di incertezza economica in cui non si potrà lavorare a pieno regime”.
“Fase 2 peggio della Fase 1” – Secondo il direttore di Confesercenti Chieti, si rischia “un disastro. Le regole annunciate impediranno a molti imprenditori balneari di riaprire. Con le distanze di 4 metri e mezzo tra un ombrellone e l’altro e 5 metri tra le file di ombrelloni, ogni stabilimento balneare perderà la metà della capienza. In più andrà fatta la sanificazione più volte al giorno e dovranno essere garantite distanze interpersonali superiori a quelle ordinarie previste anche negli ambienti chiusi: se negli altri luoghi la distanza deve essere di un metro, perché in bar e ristoranti vanno assicurati due metri e in spiaggia quattro e mezzo-cinque? Qual è la logica di certe scelte?”, chiede Lembo. “Nella Fase 1 è stato giusto far prevalere la salvaguardia della vita delle persone e siamo consapevoli del fatto che il pericolo esista ancora. Ma dobbiamo salvare l’economia e le imprese. Gli imprenditori turistici dicono: se non possiamo lavorare, Stato e Regione ci diano soldi perché manca la liquidità. I 600 euro non arrivano a tutti, mentre l’accesso al credito è problematico, visto che le banche non rischiano nulla, esattamente come facevano prima dell’emergenza Covid. Le tasse resteranno sospese per qualche mese, ma poi bisognerà pagarle. Insomma – è l’allarme lanciato da Confesercenti Chieti – la Fase 2 rischia di essere peggiore della Fase 1. E quella del 2020 sarà un’estate non estate“.