“Siamo in salute, per fortuna, e di questi tempi non è poco. Però, da un punto di vista personale e lavorativo, siamo preoccupati”. Paolo Zaccaria non nasconde i timori in vista di una riapertura che, per i ristoratori, è ancora lontata.
La Fase 2, infatti, inizia oggi, ma i ristoranti potranno ricominciare far sedere i clienti, secondo norme ancora da stabilire, solo dal primo giugno. Per ora, ci si limita al tale away, ma l’incasso rallenta di molto e le spese corrono. Paolo è titolare, insieme alla moglie Nadia, di un locale nel centro di Vasto.
“Abbiamo trascorso il primo mese e mezzo in casa rispettando le regole. Ci siamo occupati dei nostri genitori, Nadia ha dei genitori anziani. Una volta a settimana siamo andati a controllare la situazione al ristorante”.
Come vi state preparando alla Fase 2?
“Stiamo cercando di capirci qualcosa, vedremo le le norme del decreto ricalcheranno quanto è stato annunciato nei giorni scorsi. Lavoreremo di meno. Gli spazi sono quelli che abbiamo all’interno e all’esterno del locale, dove metteremo tavoli distanziati. Ma attendiamo le norme operative, quindi chiediamo: potremo fare delle tavolate? Ad esempio, se arrivano cinque persone, ma non si tratta di congiunti, possiamo farli accomodare in un’unica tavolata, oppure ognuno a un tavolo diverso? Sono domande che scaturiscono da situazioni operative che, per forza di cose, ci troveremo ad affrontare”.
In attesa di conoscere quali saranno le nuove norme, come vi state preparando a garantire il distanziamento sociale evitando assembramenti?
“In queste settimane abbiamo vissuto lunghi momenti di pausa in cui, seduti sul terrazzo, abbiamo ragionato sul da farsi: tavoli distanziati, potremo tenere probabilmente solo il 50% dei tavolini; sanificazione degli ambienti, che abbiamo già fatto per l’asporto; niente crudo nel menu. Fin dall’inizio, abbiamo puntato sulla trasparenza: ho voluto la cucina a vista proprio perché tutti potessero vedere come lavoro. Con mascherina già da quando abbiamo riaperto per il take away”.
Riuscirete almeno a coprire le spese?
“Avremo il 50% dei coperti, ma resteranno le spese fisse. Con meno tavoli, avremo meno personale rispetto allo scorso anno. Sarebbe il caso anche di ridiscutere gli affitti, perché tutte le attività avranno grossi problemi a pagare quello che pagavano prima. Ma anche i prezzi andranno mitigati. E bisognerà incentivare l’asporto, che già facevano prima di questa emergenza”.
Cosa dovrebbero fare le istituzioni per agevolare le attività dela ristorazione, tra le più colpite dalla crisi che si accompagna all’emergenza coronavirus?
“Ad oggi, stiamo accumulando debiti ma, presto o tardi, i nodi verranno al pettine. Realisticamente, servirebbe almeno una diluizione dei pagamenti su un periodo molto lungo, in modo da pagare poco alla volta tasse e bollette. Questa sarebbe una soluzione realistica”.
A coloro che, in questi cinque anni, vi hanno conosciuto e apprezzato quale messaggio volete lanciare?
“Torneremo più forti di prima. Serve solo un po’ di pazienza”.