“La migliore risposta collettiva al rischio lavoro e pandemia è la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro. A cento anni dalla conquista delle 8 ore, è questo il tempo di lottare per la riduzione dell’orario di lavoro a 6, e anche meno, ore giornaliere“. È la riflessione di Domenico Ranieri, coordinatore provinciale della Confederazione Cobas di Chieti, in questa Festa del Lavoro che cade nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus, in cui il pensiero va ai “12 milioni di lavoratori che non hanno mai smesso di lavorare” e ai “4,5 milioni obbligati a riprendere già a partire dal 28 aprile”.
“Difficile pronunciare ‘buon Primo Maggio’ quando, oltre ai morti per Covid-19, dobbiamo far fronte alla strage continua del lavoro”, sottolinea Ranieri . “Già in tempi normali abbiamo sempre considerato il Primo Maggio una giornata di lotta, vista l’originaria giornata conflittuale e le condizioni presenti di subalternità che il lavoro vive, tanto da suscitare le dure parole di Papa Francesco. Invece le parole delle istituzioni tutte suonano false e ipocrite, visto che ben sappiamo che i lavoratori sono obbligati a faticare ogni giorno a rischio mortale, senza che nessuno metta mano alla loro salute e sicurezza. In questa pandemia, poi, i lavoratori diventano la classica carne da macello“, sostiene il rappresentante sindacale della Confederazione Cobas.
“Da qui la raccomandazione ad agire in autotutela primaria della salute e con lo sciopero, laddove manchino le condizioni di garanzia previste. Certo è che la migliore risposta collettiva al rischio lavoro e pandemia è quella della riduzione generalizzata dell’orario di lavoro. A cento anni dalla conquista delle 8 ore, è questo il tempo di lottare per la riduzione dell’orario di lavoro a 6, e anche meno, ore giornaliere. Lavorare meno, lavorare tutti, cambiare la società”.
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