Bed and breakfast e case vacanza chiusi senza un euro di contributo statale. Alzano la voce i titolari delle strutture extra-alberghiere. Migliaia di persone che in Abruzzo aspettavano la stagione turistica per riaprire le loro “attività di integrazione al reddito familiare” e ora sono “in ginocchio“, è il grido d’allarme dell’associazione di categoria, l’Anbba Abruzzo.
“Il settore turistico è quello più severamente colpito dalla chiusura, anche perché non ha alcuna possibilità di rimediare, da solo, alle perdite accumulate. Fin dal primo momento della crisi per la pandemia da Covid-19, la ricettività extra-aberghiera è stata inserita fra le attività obbligate a rimanere chiuse. Malgrado le nostre strutture non siano aziende, bensì attività di integrazione al reddito familiare, quindi non hanno partita Iva, a tutt’oggi continuano a restare chiuse. Per la nostra categoria sembra non siano nemmeno previsti fondi governativi che avrebbero aiutato a superare la grave crisi economica sopraggiunta.
In questa situazione drammatica per tutto il comparto, la nostra associazione Anbba Abruzzo, quale associazione nazionale di categoria, presente nella nostra regione, che rappresenta l’intero comparto extra-alberghiero, chiede in maniera forte di essere finalmente considerata.
Un silenzio assordante avvolge la nostra categoria, che oggi è in ginocchio. Assistiamo quotidianamente a discorsi che parlano di turismo, ma la categoria extra-alberghiera non viene meno citata, come se non ci fossimo. Eppure i nostri B&B, i nostri affittacamere, le nostre case vacanza sono una realtà presente e strutturata che contribuisce fortemente alla ricettività regionale a nazionale”.
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