Ricominciano la attività ambulatoriali negli ospedali della provincia di Chieti, ma i sindacati nutrono forti dubbi sulla sicurezza delle strutture sanitarie dal rischio di contagio del personale, anche perché “i tamponi non si fanno o se ne fanno pochi o, addirittura, le risposte non arrivano o arrivano perfino sbagliate”, protestano il segretario aziendale della Cisl-Fp, Nicola Malatesta, e le rappresentanti sindacali Diletta Campagna e Maria Assunta Carlino nella lettera indirizzata al direttore generale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Thomas Schael, e all’assessora regionale alla Sanità, Nicoletta Verì.
Riguardo alla decisione di ripartire “gradualmente con le attività ambulatoriali”, la Cisl mostra perplessità, perché servono “percorsi separati, spazi idonei e sanificati, materiali (Dpi) in notevole quantità, se non illimitati, telini, carta da lettino e, non ultimo, personale idoneo, ovvero sottoposto a tampone e che può effettuare tali prestazioni in sicurezza”, visto che “il contagio ha interessato anche i reparti di Oncologia di questa azienda e, non da ultimo, anche le sale operatorie”.
“Vero è – scrivono i rappresentanti della Cisl – che da un paio di settimane c’è stato un progressivo miglioramento sulla disponibilità di mascherine e dispositivi di protezione individuale, anche se ancora a macchia di leopardo e secondo una graduazione non basata su criteri pesati correttamente nell’assegnazione prioritaria e nei quantitativi disponibili. Però, alla carenza di DPI si sta sopperendo soprattutto per merito di tanta gente comune, artigiani, imprenditori, volontari dal cuore d’oro, che provvedono a consegnarci spontaneamente tanto materiale reperito nei modi più disparati, pur di sostenere questa dura battaglia, pure a volte con materiale non idoneo e non per colpa loro. E in questo l’azienda, ancora una volta, cosa sta facendo, visto che non abbiamo notizie ufficiali in merito?”.
“Gli ospedali Covid – afferma il sindacato – sarebbero stati naturalmente individuati a Chieti e Vasto, poiché sedi delle uniche due unità operative di Malattie Infettive, ma così non è stato”. Invece “si era dichiarato l’ospedale di Lanciano e quello di Vasto No-Covid, si doveva conseguentemente procedere in modo tale che in queste strutture si continuasse ad operare”, “impedendo di far affluire ambulanze di 118 in questi ospedali, dirottandoli in altra struttura identificata come dedicata ad accogliere tutti i pazienti con i diversi sintomi”
“Invece – scrivono Malatesta, Campagna e Carlino – si è preferito reperire posti letto chiedendo semplicemente ad ogni unità operativa di mettere a disposizione qualche posto letto per poter ricoverare i pazienti sospetti in attesa di accertamenti e fare il tampone, con le conseguenze che tutti ormai conosciamo”.
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