È iniziato nella notte tra il 23 e il 24 aprile il Ramadan, il mese sacro di digiuno per l’Islam. La pandemia in corso, però, impone modalità diverse dal passato per vivere la propria fede. La ritualità islamica prevede, dopo la giornata di assoluto digiuno, l’incontro nella moschea – o nei luoghi deputati all’incontro – per la preghiera comunitaria e l’Iftar, lo spezzare il digiuno, con la condivisione del pasto. Questo, per le restrizioni dell’emergenza Coronavirus, oggi non è possibile.
“Per noi è importante pregare in gruppo – spiega Hamid Hafdi, della comunità islamica vastese – ma quest’anno non è possibile. Pregheremo nelle nostre case con le nostre famiglie“. Al termine del mese di Ramadan le comunità territoriali si ritrovano assieme per vivere la fine del periodo di digiuno e preghiera. “Questo momento viene vissuto l’uno accanto all’altro. Ma, in diversi Paesi del mondo, già si prega tenendosi a distanza. Noi aspettiamo di capire se sarà possibile poter vivere insieme la fine del Ramadan”.
In questo periodo la comunità islamica ha “cercato di stare vicina ai tanti ragazzi che sono qui ma non hanno la famiglia. Con un contatto telefonico, una chiacchierata, cerchiamo di far sentire meno soli i nostri fratelli”. Non è mancata la solidarietà rivolta a sopratutto “ai tanti che in questo periodo, con le restrizioni che ci sono, non hanno la possibilità di lavorare. Abbiamo sempre una raccolta attiva per sostenere chi ha bisogno“.
Per gli islamici questo “è un periodo dell’anno in cui la famiglia conta molto, in cui si vive maggiormente il senso della comunità. Sarà un Ramadan diverso ma cerchiamo di affrontarlo con spirito sereno”. Mancheranno anche i tanti incontri che, nella piccola moschea di San Salvo, riunivano islamici, cristiani e credenti di altre religioni nel segno della condivisione. “Sono tanti gli amici che, durante il Ramadan, vengono con noi per spezzare il digiuno. Ci mancherà anche questo momento di vera unione“.
In questi giorni, più che mai, “quando ci sentiamo ripetiamo spesso il nostro saluto, Inshallah – se Dio vuole -. È il nostro modo di dirci che andrà tutto bene“.