Pubblichiamo un intervento di Danilo Bolognese, che risponde ad alcuni interrogativi legati alla fase 2 dell’emergenza coronavirus.
La sicurezza sui luoghi di lavoro ha guadagnato importanza all’interno delle aziende a partire da uno sfocato 1994, quando si promulgava il primo decreto legislativo meglio noto come “626”. Nel 2008 siamo passati da una visione basata sulla prevenzione tecnologica ad un concetto di sicurezza focalizzato sulla risorsa umana. Il provvedimento venne considerato, 12 anni fa, urgente perché di rilevanza sociale; mi azzarderei ad immaginare una revisione della norma nel futuro immediato soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti.
Dobbiamo imparare a convivere con il Coronavirus?
Piuttosto dobbiamo essere consapevoli che volteremo pagina e la vita di ognuno di noi subirà dei cambiamenti. Il rischio biologico entrerà prepotentemente nei nostri contesti lavorativi, sia che il nostro mestiere sia quello di operaio meccanico che di operatore sanitario. Non si opererà con delle limitazioni ma con nuovi metodi, del resto indossiamo il casco in moto per non morire, sarebbe stupido non utilizzare una mascherina o un paio di guanti per la stessa finalità.
Quale sarà il ruolo di ognuno di noi?
Entrare nella consapevolezza che non siamo migliori di nessun altro o meglio immuni rispetto al prossimo. L’ultimo DPCM ha inserito due allegati, precisamente il 4 e 5, questi riportano una serie di prescrizioni da adottare come misure igienico sanitarie e misure per gli esercizi commerciali. Siamo abituati, purtroppo, a sottostare alla norma solo in caso di manifestato controllo, rallentiamo per timore dell’autovelox e non per probabilità di fare un incidente, non sarà più così! Le prescrizioni riportate negli allegati già citati dovranno applicarsi sul luogo di lavoro come in casa, al distributore di caffè aziendale, negli spogliatoi delle palestre, nelle parti comuni del condominio, insomma anche se non controllati h24 dovremo stare sempre allerta per evitare contagi.
Quale sarà il ruolo dei datori di Lavoro?
Come ormai è di prassi per l’imprenditore italiano, il suo ruolo sarà scomodo. L’art. 41 della Costituzione ci ricorda che l’iniziativa privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Resta inteso che l’ambiente lavorativo deve, in tutti i modi possibili, preservare il benessere igienico sanitario dei suoi lavoratori nonché dei clienti/avventori che vi si avvicendano. Fin qui potreste dire che la mia affermazione è scontata, il problema riguarda le procedure da adottare. Infatti quando si applicano delle misure di contenimento del rischio si fa riferimento ad un processo di valutazione dello stesso ed a best practices da adottare. Vi confido che è più semplice contenere un rischio biologico in ambienti studiati per farlo come sale operatorie, laboratori e discariche autorizzate per dirne alcuni, che in strutture che mai hanno avuto cognizione di questo. Inoltre le migliori pratiche da adottare in caso di emergenza epidemiologica si stanno confezionando in questo ultimo periodo. Ad ogni modo il titolare di azienda nel 2020 dovrà affrontare la sfida più grande che si è trovato avanti finora: ripartire centrando un equilibrio economico che gli garantisca la sopravvivenza, anticipare l’evoluzione del suo business in questo scenario di incertezza, preservare la salute sul luogo di lavoro per le sue risorse umane e indirettamente per l’ambiente esterno che con lui si relaziona.
Quale sarà il ruolo dei lavoratori?
Alla stregua dei titolari si troveranno ad operare in un contesto nuovo ed il livello di collaborazione che dovranno prestare al Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale dovrà essere quanto mai elevato. L’art. 20 del D.Lgs 81/2008 pone in capo ad essi una serie di obblighi come quello di prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro. In altre parole è compito di ogni lavoratore farsi da custode della salubrità del posto di lavoro insieme al proprio titolare d’azienda. Naturalmente le tutele per il lavoratore restano invariate rispetto al passato, per semplicità porto l’esempio dell’infortunio. Se questo accadimento si manifestava per un taglio accidentale o una contusione, oggi può dirsi lo stesso per una contaminazione durante la permanenza in azienda o nel percorso casa-lavoro. Insomma anche gli enti assicurativi hanno dovuto ampliare il loro ambito di applicazione prevedendo l’infortunio per Covid-19.
Cosa ci dobbiamo aspettare dalle successive fasi?
Dobbiamo tornare alla normalità questo è certo. Dovremo farlo con regole precise che ci verranno imposte di volta in volta, non per lo spirito autolesionista di un governo che si vuole affacciare alla finestra a farci la predica ogni 15 giorni, ma perché come già detto non si ha esperienza sull’evoluzione di tutto questo. Le successive fasi riguarderanno delle aperture parziali che, secondo molti imprenditori, possono essere più sfavorevoli economicamente rispetto alla chiusura. Però si deve ripartire. Ogni settore deve osservare: un protocollo di sicurezza condiviso, di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus, negli ambienti di lavoro. Tale procedura è stata già prevista nel DPCM del 14.03.2020 e verrà integrata nelle successive emanazioni di aprile e maggio.
Le aziende devono rivedere la loro valutazione dei rischi, nonché operare una costante attività di informazione del personale e dei fornitori al fine di trasferire agli stessi tutte le indicazioni sulle procedure da adottare. Tutte le attività adotteranno misure per il contenimento del rischio biologico generico approvvigionandosi dei dispositivi di protezione individuale del caso. Verranno regolamentati gli ingressi del personale in azienda con l’utilizzo di misuratori di temperatura e rilascio di autodichiarazioni in merito agli spostamenti più recenti. Saranno imposte delle procedure ai fornitori circa l’ingresso, il transito e l’uscita definendo modalità, percorsi e tempistiche per ridurre al minimo i contatti. L’azienda dovrà assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica degli ambienti.
L’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale sarà fondamentale e purtroppo legato alla disponibilità in commercio. La stessa attenzione rivolta agli accessi ed alle uscite sarà spesa per gli spazi comuni comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di questi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano. Naturalmente tutta l’organizzazione del lavoro deve tener conto dell’emergenza quindi: utilizzo di smart working ove possibile, rimodulazione dei turni di lavoro e sospensione di trasferte e viaggi. Infine, non per importanza, sarà necessario poter individuare e trattare la presenza di un soggetto sintomatico in azienda. Insomma quando accennavamo alla posizione scomoda del titolare d’azienda, non lo si faceva perché questo debba essere elevato a martire nei confronti dei propri subordinati ma certamente si trova a gestire una situazione che non gli lascia nessun margine di errore o di approssimazione.
Danilo Bolognese