In Italia si discute per capire se è meglio il MES o il CORONABOND. Ma perché? Che sono?
Il problema è questo: l’Italia ha finito i soldi.
Certamente non abbiamo finito i nostri risparmi personali, quelli li abbiamo ancora, ma sono i soldi pubblici che sono terminati, quelli che noi stessi cittadini versiamo allo Stato, un po’ ciascuno, perché ci governi e ci dia le cose pubbliche, le pensioni, le scuole, gli ospedali, le strade, gli aiuti ai bisognosi, e tutto il resto.
Glieli diamo attraverso il versamento delle imposte e delle tasse, che rappresentano le maggiori Entrate dello Stato.
Sono finiti perché il Governo li ha dovuti usare tutti per fronteggiare la pandemia che ci ha colpito, per aiutare gli ospedali, le famiglie e le imprese.
Tutto ciò non era previsto, pertanto ci troviamo adesso ad aver bisogno di tanto denaro, subito, per continuare a sostenere al meglio il nostro Paese.
Così come accade nelle famiglie dove i soldi non bastano, bisogna chiederli in prestito, e poi restituirli.
Già da prima del Coronavirus l’Italia aveva debito, detto Debito Pubblico. Ogni Stato lo ha, chi più, chi meno. Noi, fino a febbraio 2020, ne avevamo circa 2.400 miliardi di euro. Adesso, con tutte le nuove e cospicue spese che il Paese sta affrontando, dobbiamo aggiungerne altro.
La salute finanziaria di uno Stato, come quella di una famiglia, non si valuta da quanto debito ha, ma da quanto potrebbe riuscire a restituirlo al creditore a scadenza, rispetto alle sue entrate e alla sua crescita economica, chiamata PIL.
Quando riprenderemo la vita normale, la crescita del nostro Paese ripartirà ma, essendosi praticamente quasi fermata per diverso tempo a causa del Coronavirus, sopporterà delle sofferenze che si ripercuoteranno negativamente sulla capacità di risanare il debito, pertanto è importante adesso scegliere opportunamente il tipo di indebitamento al quale ricorrere, che deve essere il più vantaggioso.
Ebbene, il ricorso al MES o all’emissione di CORONABOND sono due sistemi diversi perché uno Stato in difficoltà ottenga soldi in prestito.
Ma meglio l’uno o l’altro sistema?
Il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, attivo dal 2012, è una specie di fondo cassa, un salvadanaio, composto e finanziato dai Paesi dell’Area Euro, che ha l’obiettivo di dare aiuto ad uno o più di essi, in caso di grave crisi finanziaria, come ad esempio è già accaduto alla Grecia nel 2015.
Quando uno Stato europeo ha aderito al MES, ha dovuto versare una quota di denaro nel fondo, in quantità proporzionale alla propria salute economica, ad esempio l’Italia ha messo 14 miliardi di euro, la Germania quasi 22, la Grecia 2.
L’aiuto che darebbe il MES è quello di prestare il denaro del fondo allo Stato che glielo chiede formalmente, dichiarando di trovarsi in difficoltà economica, a costi bassi, e con la garanzia degli altri Paesi, per una somma massima disponibile di circa 700 miliardi di euro, attraverso operazioni finanziarie opportune.
Vi sono però delle condizioni per l’erogazione del finanziamento: quando il Paese in difficoltà accetta il denaro in prestito dal MES, s’impegna formalmente ad operare misure precise e severe sui propri conti pubblici, al fine del risanamento della crisi, attuando ad esempio riforme strutturali austere, dettate e sorvegliate dagli altri Paesi in buona salute del MES, come ad esempio la Germania, maggiore “azionista”, pertanto con più alto potere decisionale.
L’alternativa al chiedere i soldi al MES è chiederli all’UE, l’Unione Europea.
E che può fare l’Unione Europea? L’Unione Europea ci darebbe i CORONABOND.
Ma che sono? Sono obbligazioni, cioè sempre soldi in prestito, come nel MES, da restituire.
Sono Titoli di Stato europei, tipo i BTP dell’Italia, o tipo i BUND tedeschi, che costituirebbero un unico titolo governativo rappresentante tutta l’area euro, sempre con la garanzia di tutti i Paesi dell’UE.
Il tasso da sostenere sarebbe vantaggioso e basso per noi italiani rispetto ai nostri titoli di Stato, forse un po’ altino per la Germania, abituata ai suoi tassi che sono addirittura negativi, perciò forse non è tanto d’accordo.
In Italia si discute perché parte della politica vorrebbe indebitarsi con gli strumenti del MES, altra parte con i CORONABOND. Gli altri Paesi europei sono divisi nella posizione, a seconda della propria convenienza.
Negli ultimi giorni qualcuno sosteneva che l’ideale sarebbe che il MES alleggerisse, o meglio, annullasse le gravose condizioni post rilascio del prestito. In questo modo, otterremmo il denaro senza dover poi sottostare alle imposizioni dei Paesi virtuosi, come la Germania, sull’inasprimento delle nostre politiche economiche e fiscali.
Dal MES l’Italia potrebbe ottenere un importo di circa 38 miliardi di euro, pari al 2% del suo PIL, da dedicare esclusivamente alle spese sanitarie per l’emergenza COVID-19. Poi casomai, se non bastassero, si potrebbe integrare con i CORONABOND.
Quindi, la scelta tra MES e CORONABOND corrisponde alla domanda:
Italia, tu che hai bisogno di aiuto, chi vorresti ti prestasse i soldi? E a quali condizioni?
Su questo che dice il consulente finanziario?
Io per rispondere faccio un esempio: se la mia famiglia andasse in difficoltà economica, e dovessi scegliere tra il prestito con Agos, o con Compass, opterei per la società con il tasso più basso, quella che mentre sto restituendo il prestito, non vada a controllare se nel mese ho risparmiato abbastanza per mettere da parte i soldi per la rata, obbligandomi a tagliare a suo piacimento la lista della spesa, e magari controllare e sanzionarmi se ho comprato il crudo di Parma al posto del nostrano che costa meno.
In sintesi, non farei caso al suo nome, se Agos o Compass, ma alla sostanza delle condizioni ideali per me.
L’Italia ha bisogno di denaro, chi ce lo dà, dà. L’importante è che ce lo diano a tassi super vantaggiosi, e questo presumibilmente sarebbe uguale sia nel MES che nei CORONABOND, e poi che non ci massacrino per la restituzione in tempi e modi che decidono altri Stati con le nostre tasche.
Forse quest’ultima questione è una discriminante forte, ma se il MES accetta di prestarci il denaro senza alcuna condizione, sarebbe il top per noi, forse, ma i conti precisi li lasciamo fare agli economisti.
Il resto purtroppo… è politica.
Comunque, gli Stati dell’Unione Europea dovrebbero restare uniti nel bene e nel male, con generosità, pertanto credo che si troverà certamente una soluzione che accontenti tutti, altrimenti che Unione è?
Ossequi.
Carmela Minelli, consulente finanziario
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