Si è svolta ieri, in videoconferenza, la prima riunione della task-force “Donne per un nuovo Rinascimento”, voluta dalla Ministra per le Pari Opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, per elaborare idee e proposte per il rilancio sociale, culturale ed economico dell’Italia dopo l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Sono dodici le donne, che rappresentano vari settori della vita pubblica, da quello scientifico a quello umanistico, a comporre il gruppo di lavoro guidato da Fabiola Gianotti, prima donna direttrice del Cern di Ginevra: Giorgia Abeltino, responsabile politiche pubbliche Sud Europa di Google ed esperta di anti-trust, Luisa Bagnoli, imprenditrice di Beyond International, Floriana Cerniglia, ordinario di Economia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Cristiana Collu, direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna, Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario e autrice della legge sulle quota rosa nei cda, Enrica Majo, giornalista del Tg1, Paola Mascaro, presidente Valore D, Federica Mezzani, ingegnere e ricercatrice, Paola Profeta docente di Scienze delle finzanze all’università Bocconi, Suor Alessandra Smerilli, economista e consigliera di Stato in Vaticano, Ersilia Vaudo, astrofisica e chief diversity Esa.
Con suor Smerilli, al termine della riunione, abbiamo parlato di come il gruppo di lavoro del Ministero potrà contribuire alla ripartenza del Paese.
Il nome scelto dalla ministra Bonetti, Donne per un nuovo Rinascimento, rappresenta già una certezza del fatto che, dopo questo periodo, ci sarà qualcosa di positivo?
L’idea è proprio di pensare non tanto se ci sarà ma come preparare questa rinascita. Penso che questa rinascita, o questo rinascimento, sia un bel punto di partenza.
Dodici donne in rappresentanza di tanti aspetti della vita del Paese. Che valore ha una commissione tutta al femminile?
L’attività si inserisce nel filone del Dipartimento delle pari opportunità e della famiglia. L’aver scelto un gruppo di donne da una parte è perché, a volte, c’è poco spazio di pensiero di donne per le donne e quindi si vuole far emergere questo aspetto. Dall’altra si vuole che questo gruppo abbia a cuore le donne, come le donne sono toccate da questa situazione, di cosa ci sarà bisogno per la ripartenza, di come non lasciare nessuno indietro.
Quali sono stati gli aspetti di cui vi siete occupate nel primo incontro?
Ci siamo presentate e abbiamo potuto vedere qual è la varietà e la bellezza delle tante competenze presenti a questo tavolo. Abbiamo fatto un brainstorming per iniziare a capire quali sono le questioni più importanti che andranno afrrontate. Ci siamo date un metodo: partire dall’analisi e dall’osservazione di quello che c’è, di dove sono i limiti e le opportunità per questa fase nuova che dovrà esserci. Passeremo a fare una analisi delle risorse che il femminile può mettere in campo per questa nuova fase e arrivare quindi a delle proposte. All’inizio della riunione era presente anche il presidente Conte, contiamo di avere delle interazioni e portare all’attenzione del governo i temi che ci sembrano importanti.
[ads_dx]Su cosa bisognerà puntare per dar vita a questo “Rinascimento”?
Ci sono molte competenze belle e profonde. Il mio spunto, dal punto di vista economico, è partito dal fatto che ci dovrà essere necessariamente una riorganizzazione del lavoro. Cosa è un full time, cosa è un modo di lavorare, è dato da norme e convenzioni sociali che una società stabilisce. Cento o cinquant’anni fa non era come oggi. In questo momento, in cui ci siamo dovuti tutti fermare e in cui il tema più importante che è salito all’attenzione è quello della cura e della salute, forse possiamo reinventarci un nuovo modo di mettere insieme lavoro e cura, inteso come “I care”, il prendersi cura gli uni degli altri che stiamo riscoprendo essere una dimensione fondamentale. Lo vediamo anche nelle zone più colpite quanto è importante che ci sia un’assistenza domiciliare, una rete territoriale. Sta diventando, in fondo, uno degli elementi di aiuto nel contrastare la diffusione del virus. Allora, pensando a una fase in cui bisognerà ripartire, ma con una speciale attenzione per gli anziani, dove forse le scuole non riapriranno subito, ci sarà bisogno di mettere insieme un sistema per cui le famiglie possano andare a lavorare ma in modo diverso. Forse possiamo trovare un nuovo equilibrio tra lavoro e cura – sempre inteso nel senso dell’I care -. Ho citato la filosofa canadese Jennifer Nedelski e la sua proposta che il nuovo full time diventi il part time di oggi, che si lavori fuori casa meno ore e che ci siano ore dedicate, quasi per contratto, alla cura, che il tempo del lavoro metta insieme lavoro e cura. Questo permetterebbe anche di ripartire più equamente i carichi di cura – sempre inteso come il prendersi cura – in maniera più equilibrata tra uomini e donne all’interno della famiglia.
Siete dodici donne che vi confronterete con un mondo sbilanciato al maschile nei ruoli chiave. Come pensate che accoglieranno le vostre proposte?
Di solito, quando si esprimono le donne, lo fanno con l’attenzione a tutti e alla famiglia, del resto siamo in un progetto all’interno del Ministero della famiglia. Ho ricevuto messaggi di tante persone che aspettano qualcosa da noi, perché anche la comunicazione, in questo tempo di emergenza, è molto monopolizzata al maschile e forse c’è bisogno di voci diverse, di una comunicazione più pacata, di comunicare anche qualcosa di diverso. Credo che man mano l’attenzione crescerà quindi sarà responsabilità nostra fare buone proposte.
Lei è una religiosa, è consigliera di Stato del Vaticano. Ha portato anche una visione cristiana nel tavolo di lavoro?
Certo, ho portato il mio essere suora ed economista. Devo dire che il clima è molto sereno e aperto. Mi fa dire che questo è il momento in cui le persone stanno riscoprendo anche il bisogno di un’interiorità e di una spiritualità, che questo è anche il tempo in cui si può parlare più serenamente dell’attenzione che dobbiamo avere per tutti gli esseri umani, soprattutto le persone più svantaggiate, più vulnerabili. Pensiamo al tema della disabilità, dei bambini, ma anche della violenza sulle donne. Ho portato i temi di The Economy of Francesco – questo grande evento che stiamo continuando a preparare – , dove la conversione più grande di Francesco d’Assisi arriva dall’abbraccio con il lebbroso. Dobbiamo abbracciare tutte le ferite che in questo momento vediamo forti e sanguinano, non si può ripartire se non c’è questo grande abbraccio collettivo. Non possiamo pensare che abbiamo fatto di tutto per salvare vite umane dal punto di vista della salute e adesso non mettiamo lo stesso impegno per salvare le vite che rischiano di rimanere ai margini dal punto di vista economico.
Proprio i temi di Economy of Francesco e il grande lavoro che state facendo con l’economia civile, sembrano essere oggi di grande attualità come paradigma da applicare per ripartire. Possono essere strumenti efficaci?
Nei giorni scorsi abbiamo avuto un incontro con i coordinatori dei 12 villaggi tematici di The Economy of Francesco che coprono tutto lo spettro dell’economia e del sociale. Ci siamo detti che Economy of Francesco, dove io mio occupo di finanza e di lavoro e cura, è adesso e noi lavoreremo nei nostri villaggi come se fossimo perennemente ad Assisi. Questo vuol dire lavorare su questi temi con persone, in particolare giovani di tutto il mondo che studiano, hanno esperienze di impresa o stanno inventando cose nuove. Credo che un lavoro fatto in questo modo, da una rete mondiale che si interroga sulle conseguenze di questa pandemia sull’economia e di come fare in modo che l’economia possa cambiare per essere all’altezza di questi tempi, sia un patrimonio prezioso.