Anche oggi pomeriggio Don Beniamino Di Renzo salirà sul terrazzo della casa canonica e si raccoglierà in preghierà. Dall’inizio dell’emergenza Coronavirus il parroco di San Nicola Vescovo a San Salvo ha pensato di affiancare alle celebrazioni trasmesse in streaming un appuntamento da condividere anche “visivamente” con i suoi parrocchiani. Ormai diverse domeniche fa il sacerdote ha indossato i paramenti, è salito sul terrazzo e, al microfono, si è rivolto alla città. “Buonasera a tutti, sono Don Beniamino, vorrei pregare insieme con voi il Rosario. Se ci siete vi potete affacciare alla finestra e pregare con me”, ha detto rivolgendosi alle finestre che pian piano si sono popolate.
“Mi è venuto spontaneo – racconta il sacerdote -, pensando che tante persone, soprattutto anziane, non hanno modo di accedere ai canali di comunicazione” con cui dalla parrocchia vengono trasmesse le funzioni religiose ormai da oltre un mese. Le restrizioni che coinvolgono anche le chiese “le ho accolte immediatamente, con una sofferenza interiore, ma annunciandola come una misura per salvaguardare il bene di tutti. Ma la vicinanza fisica può essere espressa anche semplicemente con lo sguardo“. Ed è lo sguardo che Don Beniamino, salendo sul terrazzo, rivolge alle abitazioni sansalvesi. “Trovo riscontri da parte di persone che non riesco a vedere ma che si affacciano e dalle finestre ascoltano e pregano insieme a me. Già la prima volta si sono affacciate persone anche non cattoliche che sono rimaste fino alla fine. Questo è molto bello, è un momento in cui ci si riunisce insieme stando ognuno alla propria finestra”. Ed è questo il modo in cui “continuare a sentirsi comunità, anche se lontani fisicamente”.
[ads_dx]Celebrare ogni giorno la messa senza la presenza dei fedeli “è una sensazione strana, in un primo momento sembra di essere da soli. La parrocchia di San Nicola è molto attiva, quindi c’è una bella partecipazione del popolo di Dio, ritrovarsi a celebrare con i banchi vuoti all’inizio è stato quasi un trauma. Ma, con il passare dei giorni, ho riscoperto che, quando il sacerdote celebra la messa, attorno all’altare ci si riunisce tutti insieme, anche solo con lo sguardo e il pensiero“.
Per la Chiesa è il tempo della preghiera ma anche quello della solidarietà. “”Cerchiamo di essere vicini alla persone, con discrezione, perché, oltre alle situazioni di necessità già manifeste prima, se ne sono create di nuove. Persone che avevano un regime economico già in bilico, adesso possono avere anche problemi ulteriori. Persone che prima non avevano bisogno di un aiuto ora purtroppo ne hanno. Speriamo che non ne abbiano bisogno sempre ma che possano rialzare. C’è una bella iniziativa, quella della spesa sospesa, in collaborazione con i supermercati. Si lasciano alimenti in dono e poi noi li consegniamo a domicilio a chi ha bisogno”.
Andare avanti, trovando nuove modalità per riunire la comunità, è “per continuare a ricordare che il cristiano è un uomo di speranza, ce lo insegna anche questo triduo pasquale. Laddove sembra che non ci sia proprio più speranza, dove non c’è più vita, il Signore agisce in modo inaspettato e ti raggiunge nel modo che non ti saresti aspettato. Questa è la Resurrezione. Ecco, il mio voler pregare dal terrazzo, è stato un voler ricordare a me stesso per primo, e poi a tutta la comunità, che comunque siamo nella speranza perché il Signore non ci ha abbandonato“.
Foto – La preghiera sul tetto di Don Beniamino
foto di Simone Colameo