In questi giorni è facile trovarsi davanti a titoli paradossali come questo. Che opportunità può mai offrirci il coronavirus, un evento unico e imprevedibile, il cosiddetto “cigno nero” temuto dagli economisti? Ne parlo con profondo rispetto e vicinanza verso chi sta soffrendo di più gli sconvolgimenti di questa crisi.
Giorni fa tra le migliaia di video che girano su Internet mi ha decisamente colpito il pensiero esposto da un consulente aziendale (non lo cito dato che non c’era il suo nome).
Dopo aver ricordato una delle definizioni scientifiche del caos, ovvero ”notevoli cambiamenti che avvengono in un breve periodo” ha aggiunto una considerazione: “noi italiani siamo dei maestri a gestire situazioni di caos”. In sostanza evidenziava la capacità tutta italiana – rispetto ad altri popoli pure fortemente industrializzati come tedeschi, inglesi, statunitensi o giapponesi – di trovare soluzioni proprio dove non ci sono procedure da seguire per trovare soluzioni.
Ho poi quasi ossessivamente pensato a diversi amici che, come il sottoscritto, fanno impresa. Chi si occupa di automotive, ad esempio, e lavora per committenti tedeschi, sa bene che loro sono molto più portati di noi a seguire, con osservanza religiosa, le procedure. Procedure per risolvere problemi, per ottimizzare processi ecc. Peccato che in questo momento di caos puro non esistono percorsi, modalità o procedure per riconfigurare la propria impresa e farla ripartire meglio di prima.
Ma non è proprio questo l’argomento che occupa la mente della stragrande maggioranza degli italiani? Trovare soluzioni, lo testimonia anche la grande resilienzache traspare nelle interviste di questi ultimi giorni pubblicate su questo giornale [https://www.zonalocale.it/tag/mezz-ora-con]
Un altro amico, impegnato in un settore già in contrazione da anni, le costruzioni, mi ha raccontato che la sua riconfigurazione dell’azienda è iniziata 4 anni fa, ma solo in queste ultime settimane è riuscito a finalizzarla con lucidità. Ne sta già fiutando i vantaggi che raccoglierà una volta che potrà riaprire i cantieri.
In conclusione, nessun popolo possiede il vaccino per il coronavirus, ma noi italiani potremmo avere un ottimo anticorpo per la crisi economica che stiamo già attraversando.
Non avverrà in automatico, non abbandoniamoci a ingenue illusioni, in qualche maniera questo “anticorpo” andrà stimolato facendo in modo che al timone di un’impresa (leggi “passaggio generazionale”), ma anche alla guida di enti pubblici o para-pubblici, insomma nelle posizioni di reale comando, ci finisca chi ha già dimostrato – più di altri – questa grande attitudine, tutta italiana: la capacità di trovare benefici agendo in un contesto di caos, proprio come quello epocale che stiamo vivendo. Evitando gli artigli della “conservazione” (leggi “burocrazia”), pericoloso nemico del nostro attuale anticorpo, potremmo uscirne più “sani” di prima ritrovandoci in un’Italia migliore, più competitiva sui mercati, meglio adattata al mondo nuovo. Questa è la speranza che vogliamo nutrire. Questo senso di fiducia che stai provando, non è già un buon inizio?
Renato De Ficis