Nella seconda metà del ‘500, mentre in Europa imperversava la peste, a Lanciano, un gruppo di galantuomini decise di unirsi, coprendosi il volto con dei cappucci per evitare il contagio, per dare degna sepoltura a quanti morivano di quella terribile epidemia. Da lì, nacque il primo nucleo di quel sodalizio che oggi conosciamo come Arciconfraternita Morte e Orazione, sotto la protezione di San Filippo Neri, di Lanciano.
Oggi, più di 400 anni dopo, la stessa Arciconfraternita è costretta a fermarsi, ironia del destino, se ci è concesso dirlo, a causa di una nuova terribile epidemia che ci tiene chiusi in casa, alla finestra, in attesa che torni il sereno.
È proprio di oggi, 29 marzo, quinta domenica di Quaresima, la comunicazione ufficiale del vescovo, mons. Emidio Cipollone, che regola tutti gli eventi della settimana santa e della Pasqua. Nella diocesi di Lanciano-Ortona, sono annullate le processioni della Domenica delle Palme, la processione degli Incappucciati, le processioni del Cristo Morto e tutti gli altri eventi legati al Venerdì Santo, l’esposizione di statue e simulacri volta alla venerazione in presenza di gruppi di persone che possano creare assembramenti.
Il coronavirus, che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo scorso 11 marzo, ha dichiarato essere una pandemia, insieme alle nostre vite in bilico, ha fermato quindi anche tutti i riti della settimana santa, comprese le processioni organizzate dall’Arciconfraternita, per la prima volta nella sua storia.
Anche nel 1943, infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale, i confratelli decisero di uscire e portare in processione la statua del Cristo Morto, venerata nella chiesa di Santa Chiara, con il rischio dei bombardamenti proprio sopra le loro teste.
Come già anticipato da Papa Francesco, la “Pasqua sarà a porte chiuse”. Nessuna messa per la Domenica delle Palme, né cerimonia per l’Arciconfraternita per l’ingresso dei 15 novizi che, da qualche mese, avevano iniziato il percorso per indossare gli abiti confraternali ed essere ufficialmente confratelli e consorelle. Nessuna audizione di musiche sacre dei maestri concittadini Ravazzoni, Masciangelo e Bellini, né adorazione del Santo Sepolcro per evitare contagiosi assembramenti nella chiesa di Santa Chiara. E non ci saranno le musiche della banda a [mar_dx] riecheggiare tra i vicoli bui della Lanciano storica, ad accompagnare l’incedere lento del Cireneo scalzo.
“È per noi tutti un momento di grande tristezza che speravamo di non dover vivere. – commenta il priore dell’Arciconfraternita, Raffaele Sabella – In questo momento però, è nostro dovere pensare alla salute di tutti noi, di chi ci sta vicino, nonché rispettare le disposizioni previste dalla legge. Siamo sicuri – sottolinea – che il senso di appartenenza ci farà sentire ancora più uniti, stretti nella preghiera e nella riflessione”.
Insomma, una settimana santa di Passione, nel vero senso della parola, nel silenzio delle proprie case, per riflettere sulla Passione di Cristo, ieri, e su quello che ci accade intorno, oggi. Ma la speranza di vedere uscire, anche quest’anno, anche per pochi minuti, la statua del Cristo Morto, dal portone di Santa Chiara che si apre cigolante, per ogni lancianese, è difficile da mettere nel cassetto.