FRANCESCO GIOVANNI STANTE, FOSSACESIA
“I ragazzi che si amano si baciano in piedi sulle porte della notte”
Così recitava Jacques Prevert nel ’51, oggi, 24 marzo 2020, reciterebbe piuttosto:
“I ragazzi che si amano si baciano dinanzi ad uno schermo sulle porte della notte”
Modernizzando quella che per Prevert era un inno all’amore spontaneo, quell’amore che non si può incatenare o forzare, quell’amore che fa sopravvivere il germe della gioia anche quando il “buio”, per Prevert la guerra e per noi la pandemia, tenta di prendere il sopravvento.
Rendendolo un inno all’amore che seppur limitato dall’isolamento è più forte, che vince su tutto, che quando tutto sarà finito renderà i baci dei giovani che si amano ancora più dolci e appassionati, ancora più belli e desiderati.
GIANLUIGI DELLI QUADRI, VASTO
Penso ai tanti bambini in casa, per la casa, magari davanti al televisore quelli più piccoli. Anche per loro una nuova realtà come per i genitori.
Ho i figli grandi ormai e giorni fa mi ricordavano quando prima di dormire inventavo delle storie, proprio come nei film.
Oggi ne ho scritta una, chissà se in questi tempi moderni è ancora di moda raccontarle.
[ant_dx]Se non fosse per il virus sarebbe stato bello raccontare a ognuno di loro una storiella per… sognare!
Marta la birichina
Questa storia un po’ tocca
era nata a mò di filastrocca
che per far azzeccare la rima
raccontava di una bambina
si divertiva tanto ma proprio tanto
a far il contrario di ogni comando
ma poi ho pensato sarebbe stata molto più bella
se all’improvviso ne facevo una storiella
chissà se ci sarà qualche mamma moderna
che la racconterà prima che la sua s’addormenta?
C’era una bambina che viveva in una città affacciata sul mare, la sua casa con tre balconcini veniva baciata dal Sole fin dall’alba.
Marta, così si chiamava, iniziò ad essere sempre più esuberante che fa rima con birbante e poi pimpante.
Insomma fece caso che qualunque cosa la mamma gli dicesse di fare, nel trasgredire si divertiva un sacco.
Passarono giorni e poi settimane, in famiglia non sapevano più come fare. Chiesero aiuto alla nonna che senz’altro con la sua saggezza poteva dare il consiglio giusto.
– E voi mi avete chiamato per così poco? Per la salsiccia!
Certo che lo so come fare con Marta la birichina, ci basta una formuletta:
– Straccia e streccia strizza e taccia togli la “emme” dalla sua boccaccia!
Sprizza e spezza pizza pazza della “pi” e “enne” non ci sia più traccia!
I genitori erano un po’ scettici con la nonna perché pensavano ad un buon consiglio. Che fosse un po’ eccentrica lo si sapeva, ma attesero fiduciosi che Marta tornasse dalla scuola.
Era tutto pronto a tavola e c’era un profumino, quando udirono i passi di corsa, era lei non c’era dubbio.
– Ciao aa, ciao aa che cosa si agia?
Marta si fermò di botto, non capiva neanche lei cosa aveva detto.
La mamma e il papà si guardarono stupiti, la magia aveva funzionato! La nonna era un vero portento.
– Non si parla con la cingomma in bocca Marta, vai a lavarti prima le mani.
Stava per fare il contrario ma era spaventata da come aveva parlato. Tornò e sedette al proprio posto, pronta a fare il contrario.
– Forza mangia le tagliatelle.
– o i iace le tagliatelle… o le agerò.
– Cosa hai detto mia cara? Non capisco.
– Dicevo che le tagliatelle o i iaccioo.
Marta rimase stupefatta, non riusciva a parlare bene, pensò che guaio, che vergogna l’indomani a scuola. Tutti l’avrebbero presa in giro, che risate alle sue spalle!
– Sai Marta, è venuta nonna poco prima e gli abbiamo detto che fai la birichina… così gli abbiamo chiesto un aiutino.
Lei conosceva una maga che gli insegnò qualche formuletta… e così l’ha recitata per farti fare la brava.
Marta capì finalmente che aveva esagerato, voleva chiedere scusa ma se non lo capivano come poteva fare? Ci provò lo stesso sperando che i suoi genitori avrebbero capito
– Chiedo scusa, da oggi farò la brava, fai veire la oa che solo lei i uò salvare!
E fu così che Marta quando riebbe le consonanti, diventò molto brava per la gioia di tutti quanti.
MARCO DI MICHELE MARISI, VASTO
È un momento difficile per le attività commerciali costrette alla chiusura: niente vendite, niente incassi. Già prima dello stop forzato la crisi si era manifestata con una certa decisione ma adesso, per tanti nostri Concittadini, le difficoltà diventano davvero notevoli e per molti è proprio dura.
Il coronavirus non è solo un’emergenza sanitaria, è anche già un’emergenza economica altrettanto preoccupante.
Fa un po’ impressione vedere la città deserta, i bar e i ristoranti chiusi, i negozi con le saracinesche abbassate. Non è facile andare avanti per chi, da settimane, non può lavorare.
Eppure, la bellezza austera della nostra Città, immersa nei colori della sera, un po’ rasserena e restituisce quella forza necessaria a resistere oggi per ripartire domani, quando tutto tornerà normale. Perché dovrà tornare tutto normale.
Le misure economiche adottate dal Governo per andare incontro ad attività commerciali, partite iva, liberi professionisti, aziende, non sono sufficienti da sole. Occorre che Enti locali e Istituzioni di prossimità facciano anche loro la propria parte.
L’emergenza sanitaria si sconfigge insieme, i Cittadini lo stanno facendo.
Ma anche la crisi economica va combattuta insieme: adesso e ancora di più quando il Covid-19 sarà spazzato via. Fianco a fianco, nel presente e nel futuro.
GIOVANNA PALLADINO, CUPELLO
Riavvolgiamo tutto e ricominciamo da Natale…
Può essere che vada meglio!
Cupello 23/03/2020 #andràtuttobene #iorestoacasa
Buongiorno cara ZonaLocale sono Caelestinum e quanto segue è una mia poesia per il vostro “diario di bordo”. Buona giornata a tutti voi che svolgete un importante lavoro per tutti noi.
CAELESTINUM
Quod nix in nuper martii
La vedo scendere,
ed è subito silenzio nel silenzio.
La vedo scendere,
a coprire le ultime tracce dell’uomo.
La vedo scendere,
a segnare ancor più le distanze.
A rimarcare l’assenza.
A gelare i teneri fiori.
A privare di vita i primi embrioni di frutti.
Si posa un manto a fermare il tempo,
come una sposa regale,
eppur tremendo.
Mistico e soave.
Come un velo dinnanzi a un volto.
A un volto di una donna col cuore stravolto.
Un velo nero,
come ghiaccio sporco.
Nevica a fine Marzo,
in un mondo che non ha più suono.
Nevica,
e l’ultimo barlume di vita è sepolto.
Nevica,
ed è gelata la linfa che non riesce a fluire.
Nevica,
ed infrange i rami stanchi,
e la spuma sulla cresta d’onda
è ormai graniglia
sputata a riva.
La vedo scendere,
col suo lento moto a fermare il mondo.
La vedo scendere,
con la sua dolcezza ad imporre la sua presenza
di nostalgica assenza.
La vedo scendere,
quest’ultima neve di primavera,
a colorare di bianco
il silenzio dell’uomo.
Uomo che nell’assenza,
medita,
la sua essenza.
FEDERICA E ANDREA ALESSANDRINI, SAN SALVO
Sono Federica Alessandrini, cittadina di San Salvo e studentessa di lingue mediorientali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Attualmente sto portando avanti, sebbene con innumerevoli ostacoli, un programma di mobilità Erasmus in Turchia; ero a Istanbul da settembre del 2019, ma con l’arrivo e il protrarsi dell’emergenza dovuta al Covid-19 sono stata costretta a spostarmi nel sud del Paese circa due settimane fa, presso la città di Adalia, dove la situazione sembra più contenuta e l’atmosfera, in generale, meno minacciosa.
Mi piacerebbe essere la portavoce di come possa essere difficile, da 21enne quale sono, dover affrontare con il massimo della resilienza una situazione talmente critica in un momento tanto inaspettato, specie dopo essermi ritrovata personalmente nell’impossibilità di rientrare nel mio Paese a causa dell’annullamento delle rotte aeree tra la Turchia e l’Italia. Sarebbe bello poter raccontare l’esperienza Erasmus, realmente vissuta, al periodo del Coronavirus e, inoltre, fare le veci del mio papà che, anche lui, nell’impossibilità di un tempestivo rientro in Italia, è attualmente bloccato in Nigeria, dove lavora in qualità di Offshore Construction Manager su una piattaforma nel Golfo di Guinea.
Ciò vale a dire che saremo ancora per molto lontani dagli affetti della nostra famiglia e, in un certo senso, anche impotenti e, inevitabilmente, sull’orlo di diventare scettici poiché non possiamo ipotizzare il nostro eventuale rientro dai nostri cari. Insomma, segnalare pubblicamente una tale situazione equivarrebbe a rendere partecipi i lettori anche di questo aspetto che fa parte di un’emergenza tanto importante, magari dispensando ulteriori informazioni sempre pertinenti a quello che si sta leggendo negli ultimi giorni e invitando tutti ad apprezzare la possibilità di poter avere accanto i propri cari, piuttosto che essere soli, in un momento tanto critico per l’intera umanità, in cui letteralmente non sappiamo, nei nostri meri limiti, come e per quanto ancora continuerà questa grave matassa che sembra aggrovigliarsi ogni giorno di più. In ogni caso, continuo a guardare l’Italia e, in modo particolare, il nostro Abruzzo forte e gentile con la speranza che tutto questo giunga ad una fine il prima possibile.
Io ed il mio papà stiamo dimostrando che è esattamente questa l’Italia che resiste e che è, impavidamente, capace di trarre il meglio dal peggio. È questa l’eccellenza del carisma italiano che definitivamente può renderci orgogliosi della nostra nazione, oggi più che mai.
AZZURRA ED ELENA BERARDI, TUFILLO
Azzurra ed Elena Berardi da Tufillo davanti casa hanno realizzato il pupazzo di neve per dirci che comunque andrà tutto bene.
In aggiornamento