Tredici anni di soprusi. Li ha denunciati una donna alla polizia, che ha fatto scattare l’indagine per le violenze ai danni di lei, dei figli e dei genitori. Nel carcere di Torre Sinello a Vasto è finito un uomo di 40 anni al termine dell’inchiesta del Commissariato e della Procura, da cui è scaturito l’ordine di custodia cautelare emesso dal gip del Tribunale.
I poliziotti “hanno posto fine – si legge in una nota del dirigente del Commissariato, vice questore aggiunto Fabio Capaldo – ad una triste e grave tragedia familiare che vedeva, quale attore principale, un quarantenne vastese” già noto alle forze dell’ordine “per lesioni personali, ingiuria e furto; vittime la moglie, i figli minorenni ed i genitori di lei. La donna, dopo anni di soprusi, umiliazioni e violenze, ha trovato il coraggio di chiedere aiuto alla polizia”. Ai poliziotti ha raccontato “un susseguirsi di violenze fisiche, quali schiaffi, pugni, calci anche durante la gravidanza; violenze psichiche quali continui pedinamenti, controlli delle chat e delle email, ma anche pesanti offese al decoro e alla dignità della povera signora. Non sono mancate, poi – scrive il l’ufficiale di pubblica sicurezza – ripetute minacce di morte datte anche con coltelli da cucina.
Come riconosciuto dallo stesso gip del Tribunale di Vasto, la donna ed i figli erano stati costretti a penose condizioni di vita che avevano determinato uno stato di grave sofferenza morale, fisica e psichica. La violenza insensata e cieca iniziava già dal 2007 fino ad arrivare ai primi giorni di questa settimana” e, secondo i risultati dell’inchiesta condotta dagli inquirenti, era diretta “non soltanto la donna, ma anche i figli ed i genitori di lei, colpevoli di dare loro rifugio e protezione. Più volte, in questi anni, è stata percossa con pugni, schiaffi, calci; spesso le mani dell’uomo hanno afferrato la gola della povera donna, oppure la sua testa è stata sbattuta violentemente contro il muro. La donna è stata pedinata in ogni suo spostamento quotidiano, insultata in ogni modo e forma”, “fino a far assistere i figli minorenni alle continue aggressioni fisiche e morali, alle quali era sottoposta la povera madre. In fase di esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, gli uomini del Settore anticrimine del Commissariato di Vasto eseguivano un’accurata perquisizione domiciliare che permetteva di rinvenire circa 8 chili di sostanza stupefacente, tipo hashish; circa 300 grammi di stupefacente, tipo cocaina; sostanza da taglio, tipo mannitolo; un bilancino di precisione; 5mila 800 euro in contanti, in pezzi da 50 e 100 euro. Gli 8 chili di stupefacente sequestrato, del tipo hashish, potevano fruttare circa 22mila singole dosi per un valore di mercato di circa 80mila euro, mentre i 300 grammi di cocaina 1500 dosi per un valore di circa 30mila euro”.