Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il prossimo 20 marzo sarà a Lentella per il 70° anniversario dell’Eccidio. L’ufficialità è arrivata nella tarda serata di ieri. Una delegazione lentellese, composta dal sindaco Carlo Moro e da alcuni membri di giunta e consiglio comunale e accompagnata dal senatore ed ex presidente abruzzese Luciano D’Alfonso, ha raggiunto Palazzo Chigi per incontrare la segreteria del premier e fissare una data che si preannuncia storica per la piccola comunità del Vastese e non solo.
Conte è atteso nella mattinata di venerdì 20 marzo quando raggiungerà il paese per prendere parte alle celebrazioni del 70° anniversario del tragico evento in cui persero la vita Nicola Mattia di 41 anni e Cosmo Mangiocco di 26, uccisi dall’appuntato dei carabinieri Vincenzo De Vita. La data esatta è quella del 21 marzo 1950 e si inquadra nel periodo delle lotte contadine che coinvolsero gran parte della penisola (le stesse che qualche giorno prima portarono agli scontri di San Salvo per la rivendicazione dei terreni di Bosco Motticce).
[ant_dx]I FATTI – La primavera di quell’anno si aprì col sangue. A Lentella i cittadini per protestare contro le lungaggini che interessavano la realizzazione della strada di collegamento con la fondovalle Trigno (vista come via di uscita dalla situazione di miseria) attuavano lo sciopero alla rovescia: lavoro non retribuito per costruire quella strada e sopperire alle mancanze dello Stato per poi tornare a fine giornata manifestando. Quel giorno l’appuntato De Vita presente sulla porta d’ingresso del municipio con un collega fece fuoco sulla folla di manifestanti che passava lì davanti per riporre gli attrezzi nell’attigua sede della Camera del Lavoro. Oltre ai due morti, si registrarono anche una decina di feriti, tra i quali alcuni passeggeri dell’autobus di linea per Celenza sul Trigno che in quel momento transitava in piazza Garibaldi. A quei fatti seguì un lungo periodo di tensione: i funerali si svolsero in un clima irreale con i cecchini sui tetti del paese; 90 persone furono imputate per partecipazione a manifestazione sediziosa e resistenza a pubblico ufficiale (poi assolte); i leader dello sciopero, tra i quali Pierino Sciascia (poi sindaco per 19 anni), dovettero rifugiarsi altrove; l’anno dopo il prefetto impedì la commemorazione delle vittime per motivi di ordine pubblico.
DATA STORICA – Per il piccolo centro abitato si tratta di un evento storico, il sindaco Carlo Moro (nipote di Nicola Mattia), non nasconde l’emozione: “Questa visita istituzionale del premier Conte per noi è un motivo di grande orgoglio, credo che in una comunità così piccola sia un evento che difficilmente si ripeterà. L’orgoglio è ancora più grande perché si tratta di una visita istituzionale per ricordare i nostri due concittadini. Un grande grazie va al senatore D’Alfonso che ci ha supportato nell’organizzazione di questa data.
Adesso si lavora al programma degli eventi che non si limiterà a quel giorno. Domenica 15 marzo sarà inaugurato il monumento commemorativo realizzato dallo scultore Ettore Altieri, collocato all’interno della rotonda dello svincolo della Trignina, per poi procedere all’intitolazione della biblioteca comunale all’ex sindaco e storico esponente comunista Pierino Sciascia. L’ultima visita di un presidente del consiglio in carica nel Vastese risale al 22 settembre 2006 quando Romano Prodi prese parte alla festa nazionale dell’Italia dei Valori; in tempi più recenti ci sono state le visite degli ex presidenti Massimo D’Alema (San Salvo e Monteodorisio) e Matteo Renzi (a Vasto nel 2012 da sindaco rottamatore e nel 2017 nella stazione di Vasto-San Salvo, LEGGI).
I tragici fatti del marzo 1950 ebbero una vasta eco in tutta Italia. La Cgil proclamò uno sciopero nazionale durante il quale si registrarono altri morti ad Avezzano e Parma.
Così il giornalista Renato Caniglia concludeva l’articolo sul Giornale del Mezzogiorno dal titolo Bestie da soma (richiamando il celebre dipinto dell’artista abruzzese Teofilo Patini) riuscendo a fissare nel tempo con una sola frase la miseria che in quegli anni attanagliava sopratutto il Sud Italia: “Di fronte a Lentella e a molte, a troppe Lentelle che ancora esistono nel Mezzogiorno c’è da picchiarsi tutti il superbo petto e domandarsi se abbiamo più il diritto di vivere di fronte a chi ha soltanto il dovere di morire”.