La Pilkington punta sull’innovazione, ma il mercato dell’auto è fermo e, di conseguenza, il lancio dei nuovi prodotti è rimandato. Intanto è cassa integrazione nella fabbrica più grande del Vastese, che produce parabrezza e finestrini dando lavoro a circa 1800 persone nella zona industriale di San Salvo.
È probabile che, dall’attuale cassa integrazione straordinaria, a settembre azienda e sindacati debbano tornare a firmare un nuovo contratto di solidarietà, secondo la formula lavorare meno, accettando una riduzione dello stipendio, ma lavorare tutti evitando il licenziamento di 54 dipendenti in esubero.
Cisl: “Pronti, ma non c’è mercato” – “Il 2020 – racconta Franco Zerra, segretario provinciale della Femca-Cisl – è un altro anno di sofferenza per l’azienda e i lavoratori, anche perché è stato posticipato di sei mesi il lancio di un prodotto innovativo (su cui vige il massimo riserbo), che avrebbe creato un valore aggiunto, ma attualmente non ci sono le condizioni per immetterlo sul mercato. La Pilkinton sta procedendo a realizzare gli impianti innovativi previsti dagli accordi del 2017. Registriamo, quindi, una dinamicità dell’azienda, ma non altrettanto si può dire del mercato, che fa segnare un’ulteriore pesante flessione. Proprio per questo, la domanda di nuovi prodotti differita nel tempo dalle aziende del settore automobilistico. In virtù dell’intesa azienda-sindacati di tre anni fa, siamo pronti a rispondere alle nuove esigenze, ma non possiamo farlo”.
La situazione attuale – “Alcune centinaia di lavoratori sono in cassa integrazione. Il futuro? Vorremmo che si ricaricassero gli impianti tornando a produrre, ma attualmente non è possibile”. Rimangono 54 gli esuberi strutturali. Per evitare il rischio licenziamenti dopo il 23 settembre, quando scadrà la cassa integrazione, l’unica strada sembra ancora quella degli ammortizzatori sociali: “Quest’anno – spiega Zerra – c’è la possibilità di azzerare i precedenti ammortizzatori sociali e di rinnovare il contratto di solidarietà”, firmato da azienda e sindacati per la prima volta nel 2008, anno in cui iniziò la crisi mondiale che continua ad attanagliare la filiera dell’auto.