Spesso ci troviamo a raccontare le storie di giovani che partono da questo territorio e, con tanto impegno e passione, portano avanti importanti percorsi professionali nei luoghi che li accolgono. Allo stesso modo, però, ci sono tanti giovani che scelgono di restare e, con altrettanto impegno e passione riescono a conquistare importanti traguardi personali e nel mondo del lavoro. Nasce così il filone “Quelli che… restano”, per incontrare gli under 40 che, nel nostro territorio, si danno da fare ogni giorno per la loro crescita e, perché no, per quella di questo lembo a sud dell’Abruzzo.
Pierluigi Garone ha 31 anni è chitarrista, arrangiatore, produttore e ha fondato a Vasto una scuola, la Music Player Academy, che ha tante iniziative in cantiere.
Idee chiare. Era ancora alle scuole superiori quando Pierluigi ha iniziato a frequentare i primi corsi di musica. “Già dai 15-16 anni mi vedevo proiettato fuori, sono andato sempre alla ricerca di un sistema didattico diverso”. Dopo la maturità e un anno di coesistenza tra studi universitari tradizionali e conservatorio, la scelta di indirizzare il suo percorso formativo verso la musica. “Mi sono laureato in Contemporary Writing and Production, una sezione di Popular Music del Conservatorio di Pescara in cui si curano arrangiamento e composizione della musica popolare moderna”. Poi il trasferimento a Milano per frequentare il CPM di Franco Mussida. “Avevo già studiato chitarra da ragazzo con Gianfranco Continenza, così ho approfondito gli studi di chitarra moderna. Il mio percorso musicale didattico non è stato solo per avere pezzi di carta ma perché ritenevo fosse necessario conoscere tutto il sistema che c’è dietro la musica”.
Le fasi del percorso. Nella sua formazione ha vissuto diverse fasi “e ogni volta che ho intrapreso un nuovo percorso ho cercato di farlo al meglio. Ho studiato chitarra, poi mi sono appassionato alla composizione. Ho studiato anche tecnica vocale, con Michele Fiaschetti, ma non tanto per diventare un cantante quanto per conoscere approfonditamente il mondo della voce”. Sono iniziati anni all’insegna del “movimento”. “Mentre studiavo al CPM insegnavo chitarra a Lanciano e Chieti, facendo su e giù tra Milano e Pescara – dove per dieci anni ho avuto la mia base – tutte le settimane. È stato abbastanza impegnativo ma molto produttivo. E poi lavoravo anche nello studio di registrazione della Galli Records. Così ho iniziato a dare sostanza al mio lavoro di arrangiatore applicando sul campo ciò che avevo studiato. Ho avuto la fortuna di provare, sbagliare, imparare, scoprire cose nuove”. Tra gli aspetti approfonditi ci sono quelli che riguardano lo studio di registrazione. “Ho iniziato a collaborare con lo studio romano di Marco Lecci e Massimo Calabrese. L’interessante scambio che si è creato mi ha permesso non tanto di diventare tecnico del suono – che è un lavoro ben specifico – ma di acquisire conoscenze da applicare al mio mondo”. Tanta anche l’attività dal vivo, in modo particolare con la band Le stanze di Federico. “Abbiamo raggiunto tanti piccoli risultati con concerti in tutta Italia e importanti riconoscimenti”. E poi la possibilità di lavorare alle colonne sonore dei film di Maccio Capatonda. “È stato un importante confronto con una produzione grande. Un po’ di esperienza l’avevo, avendo iniziato già a lavorare con la Turner per sonorizzazioni radio e tv. Ma confrontarsi con registi e produzione di un certo livello è stato molto interessante”.
[ads_dx]Un punto fermo. A Milano, Pescara o Vasto? “Dopo gli anni del CPM ho sentito l’esigenza di raccogliere tutto ciò che mi avevano dato le esperienze di questi anni e fermarmi in un posto creando un ambiente consono alla mia persona”. Gli stimoli offerti da Milano erano senz’altro affascinanti, poi pensando al luogo che per una decina d’anni era stato la sua base Pierluigi ha pensato a Pescara. Ma, dopo tanti ragionamenti, ha scelto di tornare nella sua Vasto. “È bello partire, andare a lavorare da altre parti e avere un punto fermo qui. Dal punto di vista imprenditoriale – perché anche se si parla di musica, di arte, è pur sempre un’impresa – qui c’erano delle buone opportunità. Ho visto un terreno fertile e una situazione positiva con costi di gestione minori. All’inizio volevo solo creare uno studio, adatto alla mia figura, che mi permettesse di lavorare in collegamento gli altri studi con cui collaboro”. Poi, facendo un piano dell’investimento, “ho capito che, con la cifra che immaginavo, potevo fare qualcosa di più. Così è nata la Music Player Academy che oggi è scuola di musica, di recitazione, di canto. C’è uno studio che ha il mio nome perché, chi viene qui, viene a trovare me con i miei pregi e i miei limiti. Ho cercato di riportare in piccolo l’esperienza delle accademie che ho frequentato, con un ambiente moderno e giovanile. Anche nella scelta degli insegnanti ho voluto dare spazio a persone di talento che possano portare un valore aggiunto”. Non mancano gli spunti per migliorare. “Spesso chiedo ad amici e colleghi di passare qui, di osservarci, perché un punto di vista esterno è utile per crescere. Il segreto è non stare chiuso ma aprirsi e mettersi in gioco”.
Il rapporto con la città. “Questa città non è morta. Serve solo una sveglia”. Lo dice con convinzione, Pierluigi. “Da noi ci sono tante cose belle, tante realtà che a volte neanche conosciamo. I ragazzi vastesi anno voglia di fare, bisogna solo prendere coraggio e fare le cose. Poi le giovani generazioni seguono”. La sua è stata una scelta ben ponderata “perché, dopo la mia formazione, avrei potuto continuare a fare il musicista in giro per l’Italia e quei soldi investirli in un’altra attività che mi avrebbe dato una rendita. Ma ho scelto di avviare la mia scuola perché ho un sogno più grande e perché Vasto non può essere abbandonata. A questa città devo la mia formazione musicale, i miei stimoli”. Dopo aver gettato le basi, Pierluigi confida che “di sogni ce ne sono tanti e, sono convinto, che a piccoli passi si realizzeranno. E, ai giovani che vorrebbero investire su Vasto, dico di farlo. Con le idee giuste questa è una città fertile. Non bisogna farsi spaventare dal fatto che ci sono pochi ragazzi o che magari nessuno ci ha mai provato prima”. La crisi, che sembra non arretrare, “forse c’è ancora. Ma, con idee forti e la passione vale la pena tornare e investire a Vasto”. Tutto questo cercando di continuare “a raccogliere stimoli, cogliendo tutte le opportunità. Io esco, vedo cosa c’è in giro e capire cosa piace ai ragazzi, molti dei miei fine settimana sono dedicati ai concerti in giro per l’Italia. Vivere questa realtà della MPA mi fa stare a contatto con i ragazzi che sono la mia fonte di ispirazione. C’è sempre un fuoco qui che mi alimenta e mi permette di progredire. Si è creata una comunità che cresce insieme. E vorrei davvero un posto ancora più grande per accogliere più ragazzi”.
Il teatro che non c’è. In un clima di generale positività c’è però qualcosa che manca. Il primo pensiero, nella chiacchierata con Pierluigi, è all’università, “che potrebbe davvero stimolare un fermento culturale e sociale”. Ma su questo aspetto, ormai, c’è poco da fare. Una carenza tutta vastese, però, è quella di un teatro comunale. “Manca uno spazio pubblico che permetta di organizzare eventi di un certo tipo. C’è il teatro Rossetti che è un vero gioiellino ma è troppo piccolo. Per una realtà come la nostra avere un vero teatro pubblico, in grado di ospitare eventi importanti, permetterebbe di avere qui concerti, musical e tanto altro. Sarebbe davvero positivo e farebbe cogliere tante opportunità”. E poi manca anche “un’area eventi – anche qui pubblica – fatta come si deve. Ci sono gli spazi di palazzo d’Avulso, che abbiamo utilizzato e utilizzeremo anche la prossima estate per alcuni appuntamenti a cui stiamo lavorando. Ma non basta”. Desideri che si fondano sul principio che “bisognerebbe vedere la cultura, la musica e l’arte non come un passatempo ma come qualcosa di concreto, che crea opportunità di crescita per tutti”.
Le altre storie
Anastasia Massone e i suoi loghi “abruzzesi”: dall’intuizione alla nascita di un brand
Nereo Di Giulio: dall’azienda di famiglia alla pasta col proprio nome, tutto made in Paglieta
Silvio, Simone e Cristiana Iacovitti: “La sfida è essere sempre flessibili al cambiamento”
Flippo, la vera “Essenza” di lavorare sulla costa dei Trabocchi
Ezio scifo, plant manager di Primo: “Mai avere timore nell’accettare nuove sfide”
Marina Desiati: “Desideravo poter esprimere me stessa a livello creativo nella mia città”
Sarah Rulli: “Non c’è posto migliore di casa per fare bella musica”
Angelo Caruso: “In questo territorio, con passione e metodo di lavoro, riesci in ciò in cui credi”
Federica Roselli, fotografa per passione… “dell’obiettivo e della mia terra”
Maria Scarano: “Con la vita serena che c’è qui anche la qualità del mio lavoro è più alta”