“È un viaggio duro, che ti mette di fronte a difficoltà logistiche e anche emotive. Ma la gioia di poter essere d’aiuto e la soddisfazione di riuscirci, una volta tornati a casa, ripaga di ogni sforzo o sacrificio”. È questo il bilancio più che positivo dell’ultima “spedizione” in Africa di Angelo Rosato, con il nutrito gruppo di amici di Progetto Etiopia Onlus.
Sono partiti in 13, lo scorso 25 gennaio, in un viaggio di circa 10 giorni per mettere ancora un mattoncino sui progetti che la onlus porta avanti da ormai 15 anni. “Sono tre le matrici da cui muove il nostro lavoro: – spiega il presidente della onlus, Angelo Rosato – scuola, acqua e sanità. Perché solo formando i più giovani, portando acqua pulita e dando adeguati strumenti medici, possiamo pensare di aiutarli davvero”.
E dopo la creazione di un pozzo e la costruzione di una scuola, questa volta, soprattutto grazie all’aiuto del neurologo Maurizio Maddestra, del pediatra Valerio Flacco, della neonatologa Sandra Di Fabio e dell’osteopata Chiara Rosato e di tre infermieri professionisti, si è voluto tracciare un quarto più preciso di cosa poter fare per dare davvero una mano in campo sanitario sul posto. “Nonostante la situazione non sia così drammatica come si possa pensare, ci sono ancora notevoli difficoltà dal punto di vista sanitario. La prima? – spiega il dottor Maddestra – Trovare il modo più giusto di portare lì le necessarie competenze e dare una continuità agli aiuti ed alle cure senza alterare la cultura del posto”. C’è tanto da fare in Etiopia, dove la malnutrizione infantile è il primo dei problemi e la difficoltà ad inserirsi nel modo locale di vedere la vita e la medicina un ostacolo difficile da superare. “Noi però lì ci sentiamo a casa – dice Maddestra e questa volta siamo riusciti a tracciare un quadrò più preciso della situazione per poter essere più incisivi da già prossimo viaggio e nel futuro”.
Ma non c’è stata solo attenzione alla sanità in questo viaggio in Etiopia. È stata inaugurata la nuova ala della scuola di Maganasse, da ora pronta ad ospitare 300 bambini. “Grazie alla collaborazione di CIA Abruzzo e della Caritas di Lanciano – racconta Rosato – siamo riusciti a portare 14 buoi e 10 quintali di sementi alle popolazioni dei Gumuz ed a consegnare 100 divise per i bambini della scuola di Agamsa”. E sempre grazie alla CIA Abruzzo è possibile garantire un pasto al giorno per tutti questi bambini.
Ciò che però questa onlus porta ogni volta, insieme ad aiuti e ad uno sguardo più roseo verso il futuro, è il sorriso e la predisposizione verso il prossimo di tutti i suoi volontari che fuggono momentaneamente dalle loro vite per rifugiarsi tra un ballo, uno sguardo ed un sorriso di quei bambini che non hanno nulla ma, nel loro nulla, sono sempre così felici. “Credo che cambiare l’Africa sia impossibile, – dice il fotografo Roberto Colacioppo, alla sua quinta esperienza in Etiopia – ma la forza della nostra associazione risiede nel fatto che opera sempre sul territorio, senza intermediari, come se si stesse in una grande famiglia”. Ed è proprio questo senso di famiglia che spinge i volontari di Progetto Etiopia onlus a prendere l’aereo e partire, partire e partire ancora. Per controllare lo stato dei lavori delle strutture, per aiutare negli ospedali o per scattare foto e portare a casa un po’ di quella gioia che qui, per assurdo, troppo spesso sembra mancare.
“Riusciamo ogni volta a farci coinvolgere – dice Roberto, soprattutto attraverso le sue foto – a ritrovare quella fiducia verso il prossimo che nella nostra parte di mondo, la più fortunata dicono, sembra essersi persa. Quella felicità che i nostri giovani hanno perso e che, forse, dovrebbero imparare a ritrovare proprio da esperienze come questa”.