Spesso ci troviamo a raccontare le storie di giovani che partono da questo territorio e, con tanto impegno e passione, portano avanti importanti percorsi professionali nei luoghi che li accolgono. Allo stesso modo, però, ci sono tanti giovani che scelgono di restare e, con altrettanto impegno e passione riescono a conquistare importanti traguardi personali e nel mondo del lavoro. Nasce così il filone “Quelli che… restano”, per incontrare gli under 40 che, nel nostro territorio, si danno da fare ogni giorno per la loro crescita e, perché no, per quella di questo lembo a sud dell’Abruzzo.
Il luogo dove ci sediamo per chiacchierare con Maria Scarano basterebbe da solo a raccontare il percorso della 36enne vastese che, insieme al fratello, ha seguito le orme della mamma, Giuliana Tosone, nella sartoria e costumeria teatrale Polvere di Stelle. In uno dei palazzi che si affacciano su piazza Pudente, nel centro storico di Vasto, c’è uno scrigno di abiti di ogni epoca e creazioni fantastiche dove Maria è cresciuta e dove, ogni giorno, fonde creatività, passione e dedizione al lavoro.
La scelta. “Mi sono trovata in un percorso quasi già scritto essendo nata in questo mondo ma l’ho seguito per scelta, non per forza. Così ho fortemente voluto fare i miei studi all’istituto d’arte, era l’unica cosa che rispecchiava davvero il mio potermi esprimere“. In famiglia, con il nonno Luciano Tosone e la mamma Giuliana, l’arte si è sempre respirata. “Da bambina giocavo in questi vicoli dove c’è il laboratorio, mi divertivo a vestire le bambole con le stoffe che tovavo qui e ho seguito la strada che avevo davanti in maniera molto semplice e naturale”.
Gli studi a Roma. Il percorso formativo di Maria si è sviluppato a Roma, dove si è laureata in Arti e Scienze dello spettacolo all’università La Sapienza di Roma. “Lì mi sono guardata intorno, potendo avere l’opportunità, grazie ai professori, di fare workshop e laboratori. Ho potuto conoscere realtà come il teatro e il cinema. Mi sono chiesta se questo mondo mi apparteneva solo perché mi era stato tramandato o perché realmente mi piaceva. Ed è lì che ho capito cosa volevo fare veramente”. Il bagaglio culturale acquisito ha rafforzato la convinzione della scelta e l’ha fatta innamorare del teatro, “soprattutto, al dietro le quinte. Ho scoperto che quello è ciò che mi piace, lì mi sento a mio agio. Dopo queste esperienze ho girato un po’ per cercare di capire come poter rientrare a Vasto. Non ho mai voluto stare fuori”.
[ads_dx]Il Teatro dell’Opera. “Ho avuto la possibilità di lavorare nella costumeria del Teatro dell’Opera come assistente in più produzioni. In particolare ho seguito Odette Nicoletti con la Turandot e Ugo De Anna per l’Ernani. È stata un’esperienza bellissima. La sartoria del teatro è un mondo meraviglioso, con persone speciali come Anna Biagiotti e Alessandra Torella che sanno trasmettere l’amore per le cose che fai. In quel contesto ti rendi conto di quanta differenza faccia la cultura, ho incontrato i grandi artisti che si avvicinano a te con grande umiltà. Nel lavoro dietro le quinte ci sono ritmi frenetici ma alla fine, con il compito portato a termine da ognuno, si crea la magia dello spettacolo. Davanti vedi il bello di ciò che va in scena, ma dietro apprezzi la fatica di tutti quelli che contribuiscono. Ho capito che stare dietro le quinte era il mio posto”.
Vasto è il posto giusto. Avere le radici nella sua terra d’origine è stata una scelta mai messa in discussione. “Credo fortemente nella famiglia, ho sempre desiderato dei figli e volevo farli crescere in un ambiente confortevole, con una qualità della vita alta. E Vasto è il posto giusto. Sono stata facilitata dall’avere un compagno vastese ma per noi è stato sempre abbastanza lineare il percorso di formarci fuori, prendere il più possibile – e continuare a prendere perché mi muovo tanto per raccogliere quelli stimoli che qui mancano – e poi tornare qui. Quando sono rientrata a Vasto ho potuto apprezzare – avendo visto anche tante cose fuori – che mia madre aveva costruito una realtà di buon livello. Ho tirato le somme pensando a come potenziare questo aspetto della mia attività abbinando anche le altre mie passioni: il visual e il decoro. In una grande città – e lo dico per esserci stata – c’è una competitività esasperata e ciò ti fa vivere male. È questo che mi ha portato a dire non voglio alzarmi e uscire con l’accetta in mano perché devo sgomitare. Ho consapevolezza nei miei mezzi e, passo dopo passo, porto avanti questo mestiere nella mia realtà. Qui è più scomodo perché devo faticare di più, spesso devo prendere le mie cose, caricarle sul furgone e spostarmi. Ma sono assolutamente convinta della mia scelta. Anche la qualità del mio lavoro è molto più alta. In una grande città dovrei uscire la mattina alle 6 per portare i bambini a scuola e andare in sartoria. Qui, se ho un ritaglio di tempo di mezz’ora, posso venire in laboratorio e fare qualcosa. I ritmi sono diversi e la qualità del lavoro incide molto sul tuo vivere quotidiano. Dove abito, in campagna, ho il laboratorio scenografico a portata di mano, posso andare quando voglio e fare un piccolo pezzo di lavoro”.
Scuotere un po’ gli animi. Il supporto di sua madre Giuliana, anima di Polvere di Stelle, continua ad esserci. Da parte sua Maria ci mette il continuo ricercare nuove sfide, consapevole che nel settore conta tanto il passaparola. “Qui si può trovare tutto ciò che riguarda il mondo della creatività. Con i nostri abiti curiamo rappresentazioni teatrali, cortometraggi, feste, rievocazioni storiche. Per me è importante partire dalle stoffe antiche, fare ricerca, studiare per poi avere un risultato veritiero. Però non sono vincolata solo all’essere solo costumista ma amplio in più modi la mia attività. Ho trovato persone che mi hanno dato fiducia sull’aspetto del visual. Ho clienti che mi hanno aperto la strada, fidandosi. Da qui, avendo tanto materiale, posso tramutare le idee in realtà”. In una realtà come quella vastese ha trovato “persone con cui collaborare che hanno voglia di fare. Ci sono giovani ragazzi che si autofinanziano con l’obiettivo di scuotere un po’ gli animi. Qui, forse, si sono tutti un po’ adagiati sul fatto che siamo in provincia, che siamo un centro piccolo. Ma, intorno a noi, anche i centri più piccoli, si muovono. Ci sono delle realtà compatte e unite, di persone capaci, che mi fanno dire ci sono anche per loro. Molto potrebbe essere fatto per far crescere anche l’offerta culturale. Ma non sono pessimista, piangersi addosso non serve. Procedo per la mia strada e non mi faccio influenzare dalla corrente che c’è. Se fosse stato così questa attività non sarebbe mai nata, anche mia madre è stata molto tenace. Ha sempre mantenuto viva l’attività. Nessuno si aspetta di trovare questa realtà a Vasto. I nostri abiti riescono a conquistare i cuori delle persone. La provincia può regalare grandi soddisfazioni se ti muovi e nutri la tua cultura con degli spunti reali“. E, pensando al futuro, magari tra dieci anni “spero di vedermi qui. Io ci sto bene. Mi rilassa sapere di essere nei miei luoghi, tutto ciò che c’è qui mi appartiene. Entro in questi posti, guardo questi abiti realizzati nel corso degli anni e mi sento, in tutti i sensi, a casa”. E un obiettivo c’è. “Spero di poter fare di più a livello di produzione, curando magari delle direzioni artistiche. Questo mi piacerebbe molto”.
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