La città di Vasto ha celebrato oggi il Giorno del Ricordo, nel nome delle vittime delle foibe e dell’esilio istriano, fiumano e dalmata, ricorrenza istituta con la legge 92 il 30 marzo 2004. La mattinata è iniziata con la deposizione di una corona d’alloro in largo Tommaso Saraceni, giovane finanziere vastese vittima delle foibe. Poi, nell’aula Giuseppe Vennitti del Municipio, la cerimonia istituzionale alla presenza degli studenti delle scuole cittadine, delle associazioni combattentistiche e d’arma e delle forze dell’ordine.
Il sindaco Francesco Menna ha ricordato come “già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza, nell’autunno del 1943, si intrecciarono giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica”. Il primo cittadino ha spiegago che va “mantenuto sempre presente l’imperdonabile orrore contro l’umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l’odissea dell’esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell’Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata la cosiddetta congiura del silenzio, la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio”.
[ads_dx]Il coordinatore regionale del Comitato 10 Febbraio, Marco di Michele Marisi, ha spiegato che “queste manifestazioni sono rivolte a voi giovani perchè conosciate ciò che è accaduto ai nostri connazionali. In migliaia sono stati gettati nelle foibe, in migliaia sono stati costretti ad abbandonare la loro casa solo perchè erano italiani”. Ma “il dolore che hanno provato non è terminato nel secondo dopoguerra ma è durato per decine di anni perchè i libri di storia e le istituzioni hanno fatto finta che quel sangue non fosse mai esistito”. L’impegno del Comitato 10 Febbraio è quello di “promuovere sforzi comuni per la verità. Il presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato l’importanza di questa giornata, stigmatizzando il riduzionismo. E dobbiamo approfittare di chi oggi può raccontarci cosa ha vissuto per capire quanto siano stati drammatici quei momenti”.
Magda Rover, insegnante in pensione, da diversi anni con la sua testimonianza fa conoscere alle scolaresche la storia della sua famiglia, la sua storia, la storia di tante persone. “Inizio a sentirmi un po’ vastese anche se ho sempre saputo di essere italiana”, dice Magda Rover, nata ad Albona, in Istria. Ha ricordato la sua infanzia, i drammatici momenti post 8 settembre e le vicende del papà, scampato alle foibe. Ha raccontato anche la drammatica visione, per lei che all’epoca aveva 7 anni, di 26 cadaveri tirati fuori dalle foibe. Un’immagine che ha segnato la sua vita e che solo con il tempo ha affievolito l’angoscia e il tormento. È forte il suo messaggio rivolto agli studenti. “La guerra la dobbiamo fare ma alla cattiveria, alla menzogna, all’ignoranza. Dovete mettervi insieme perchè da soli non riusciamo. Dovete mettervi insieme e ragionare con umiltà, con pazienza, cercando di sentire cosa vi deve dire l’altro. Non ammazzare, dare i pugni o fare i bulli per avere ragione”.