Luciano Lapenna parla da ex segretario. A poche ore dalle dimissioni di ieri sera, il leader del Pd di Vasto invoca il rinnovamento: “Zingaretti vuole un partito nuovo. Il nostro segretario nazionale vuole aprire il partito. Per questo si deve avviare un nuovo percorso, che non può essere affidato a chi ha cinquant’anni di militanza“.
L’ex presidente regionale dell’Anci precisa che la sua decisione non arriva all’improvviso. Lo fa ricordando il congresso del 21 ottobre 2017: “Dissi subito che il mio mandato sarebbe durato al massimo un anno. Qualcuno insinuò che la mia elezione a segretario fosse utile a me per le elezioni regionali, convinto che io mi sarei candidato. Invece, non era vero”, ricorda Lapenna. Non aggiunge altro: “I particolari ve li darò giovedì in una conferenza stampa”. Sindaco di Vasto dal 2006 al 2016 e attuale consigliere comunale, era stato chiamato alla guida del circolo di piazza del Popolo il 20 ottobre del 2017, alla vigilia del congresso cittadino del Pd. In un partito che non riusciva a trovare la quadra sui candidati, dalle consultazioni dell’ultim’ora era emersa l’unica soluzione in grado di tenere insieme quasi tutto il gruppo: Lapenna segretario. Una via d’uscita non indolore. In aperto contrasto con la convergenza appena raggiunta dalle altre anime del partito, la minoranza interna, il gruppo che faceva capo all’allora deputata Maria Amato, aveva disertato l’assemblea. Tranne Domenico Molino, che aveva partecipato alla prima parte della riunione solo per spiegare, con parole di fuoco, i motivi dell’ammutinamento. Lapenna era stato eletto all’unanimità dei presenti.
Ora si va verso il commissariamento e un nuovo congresso. Il quadro politico è cambiato. È nato il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, cui hanno aderito Molino e il consigliere comunale Nicola Tiberio, che a settembre ha lasciato il Pd. Maria Amato e il suo gruppo hanno fondato il movimento Vasto Partecipa. Di contro, il gruppo dem si è ampliato in Consiglio comunale con l’ingresso di Marco Marra. Altri due consiglieri, Lucia Perilli e Marco Marchesani, si sono tesserati col Pd pur rimanendo nelle liste civiche in cui sono stati eletti, Filo Comune e Città virtuosa.
“Lascio un partito con 200 iscritti, un partito risanato”, rivendica il leader dimissionario. Senza prevedere a chi toccherà la patata bollente della segreteria.