– Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! – gli gridò. – Non cambierò mai idea, – fece mio fratello, dal ramo.– Ti farò vedere io, appena scendi! – E io non scenderò più! – E mantenne la parola.
Arrivare alla Fattoria d’Arte di Ettore Altieri è un po’ come trovarsi catapultati in un libro di Calvino. Tutto è perfettamente sopra le righe. Dal selciato che precede la casa su una collina immersa nel verde di un caldo sole (terribilmente inadatto alla corrente stagione ma, bisogna ammettere, molto gradito) si intravedono delle piccole sculture sparse nei prati, quasi a preannunciare l’ingresso in un nuovo, stupefacente regno. “Siamo sull’ultimo colle dell’Abruzzo. Oppure il primo. Dipende da dove si guarda. Siamo ai confini con il Molise e tra i fiumi Trigno e Treste” ci spiega subito Ettore accompagnato dalla moglie e anche lei artista, Barbara. Geolocalizzando la Fattoria, sembra voglia darci coordinate specifiche per quello che potrebbe essere definito a tutti gli effetti ‘il suo regno’. “Questo posto nasce come mio studio, ma volevo che fosse anche un laboratorio polifunzionale. Sorge su un terreno su cui prima non c’era nulla, era una discarica a cielo aperto” e guardandoci intorno ci rendiamo subito conto di quanto stupefacente e magnifica sia l’opera realizzata da Ettore. Su tutto il terreno, sono disseminate opere d’arte; alcune sue, altre lasciate dagli artisti che di anno in anno hanno partecipato ai suoi simposi artistici, chiamati NaturArte “L’idea è nata dalla voglia di sviluppare un contesto culturale per l’Abruzzo, perché quello che manca qui è proprio riunirsi insieme e parlare, ragionare. Anche quando frequentavo l’Accademia a Roma c’erano gruppi che si riunivano spesso per discutere”.
Nella fattoria di Ettore c’è proprio tutto: due asinelle, caprette, oche, galline e un bel pastore abruzzese, Frida. Oltre alla struttura centrale, ci sono due ‘installazioni’ molto particolari. Possono essere definite a tutti gli effetti ‘opere d’arte’ perché non solo sono state progettate e realizzate interamente da Ettore, ma sono la rappresentazione ultima di quelli che sono i suoi massimi ideali “Ho sempre avuto l’idea di creare qualcosa per il mio territorio, per l’Abruzzo” ci spiega mentre ci accompagna verso la casa sull’albero, in un certo senso la torre di avvistamento del complesso. Quello che colpisce è che è perfettamente incastonata nell’albero. Nel senso che i rami e le loro protuberanze abbracciano ed entrano a far parte della struttura, come un tutt’uno. “Ho sempre avuto questo sogno da bambino: la casa sull’albero. Da quando, da ragazzino, ho letto Il barone rampante di Italo Calvino”. Non era difficile immaginarlo, d’altronde. La casa infatti è perfettamente adatta alla vita quotidiana: ci si potrebbe vivere senza problemi. La cosa che colpisce molto è sicuramente il contenuto del guest book della casa (che Ettore affitta a chiunque voglia concedersi questa esperienza). Normalmente, i guest book di hotel e b&b sono abbastanza noiosi: i commenti sono sempre uguali. Quelli lasciati dagli ospiti di Ettore, invece, sono quasi commoventi. Alcuni ringraziano per aver realizzato un sogno che si portavano dietro sin da bambini.
Altri realizzano dei piccoli sketch artistici con illustrazioni della casa abbinati a racconti, segreti forse? Chissà. Quel che è certo è che l’esperienza tocca le corde più intime degli ospiti di Ettore. Scesi dalla casa sull’albero Ettore ci mostra in anteprima la sua nuova installazione. Ha infatti ricavato, da due enormi botti ultracentenarie dismesse, una stanza in cui sarà presto possibile realizzare un’esperienza unica simile a quella della casa sull’albero. Solitamente, si dice che grandi idee hanno bisogno di grandi spazi dove nascere, forse è proprio questo il segreto di Ettore: quello di avere a disposizione un grande spazio dove poter pensare liberamente. Davanti alla Fattoria, si apre uno spazio sterminato che porta l’occhio fin sulla costa “La cosa fondamentale è l’immaginazione di vedere oltre l’orizzonte” ci dice Ettore quando gli chiediamo a cosa pensa quando la mattina si sveglia con il mare davanti agli occhi e nella sua Fattoria d’Arte.
Procedendo verso la parte posteriore dell’abitazione Ettore ci mostra alcune sue opere: in un vecchio acquario ci sono dei pesci di pietra “amo scolpire pesci” ci racconta, “quando lavoro procedo un po’ a tematiche, quella dei pesci è una, ma anche quella dei buchi, perché per me il buco rappresenta la vita: si nasce in un ‘buco’, si finisce in un buco”.
Anche l’interno dell’abitazione di Ettore è pieno di opere d’arte accumulate nel tempo e ci racconta anche di quando anni fa i ladri fecero irruzione, rubarono i suoi attrezzi di lavoro e diedero fuoco alla struttura. “Portarono via anche il mio martello, quello che mi regalò il mio maestro scalpellino”. Infatti Ettore dopo aver studiato al liceo artistico e all’Accademia di Belle Arti di Roma ha viaggiato tanto grazie a diverse borse di studio (Budapest, Colonia) e poi è stato a studiare il lavoro dei mastri scalpellini, oggi praticamente estinti.
“Io consiglio sempre ai ragazzi di andare fuori, di imparare, ma di tornare sul nostro territorio perché c’è tanto da fare qui, anche se tra mille difficoltà, ma basta avere un’idea”.
C’è pace nella Fattoria di Ettore, ma non è da confondersi con la staticità del piccolo paese in collina. Come una cattedrale nel deserto, la Fattoria d’Arte raccoglie fiumi di idee e iniziative originali mirate alla valorizzazione del territorio “Quando mi chiedono ‘Tu cosa coltivi?’ Rispondo che io coltivo la cultura. Questo è un posto che io metto a disposizione di tutti, un laboratorio polifunzionale, messo a disposizione di chi ha idee e le vuole sviluppare per il nostro territorio, perché io mi ritengo un abruzzese forte e gentile”.
Foto a cura di Giuseppe Ritucci
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