La storia di Liliana Segre tratta dai suoi due libri e narrata mettendosi nei suoi panni. L’ha raccontata Alberta Cipriani, che ha impersonato la reduce del campo di concentramento di Auschwitz, dal 2018 senatrice a vita nominata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sono dedicate a lei le celebrazioni organizzate dal Comune di Vasto, che lo scorso anno le ha conferito la cittadinanza onoraria, insieme all’Associazione nazionale partigiani d’Italia e alla Scuola civica musicale Florindo Ritucci Chinni.
L’attrice ortonese è sale sul palco del Teatro Rossetti di Vasto oggi, nel Giorno della Memoria: lei, una lavagna e il pubblico. Troppo piccoli la platea e i palchi per contenere tutti coloro che hanno voluto essere presenti a Segre. Come un fiume, la rappresentazione diretta da Giuseppe Tucci e liberamente tratta dai libri La memoria rende liberi (scritto con Enrico Mentana) e Fino a quando la mia stella brillerà (con Daniela Palumbo).
A introdurre lo spettacolo è stato il presidente della sezione vastese dell’Anpi, Domenico Cavacini: “Temo che in ognuno ci sia il gene del razzismo. Dobbiamo impegnarci a espellerlo”.
Si apre il sipario e inizia il racconto in prima persona. Comincia dalla depressione a 46 anni dopo la perdita della nonna, ultima superstite della famiglia. Poi la forza di reagire, quindi il coraggio di raccontare ai giovani un passato così doloroso, da averlo accantonato per decenni.
Pubblico con gli occhi incollati al palco per rivivere, attraverso l’interpretazione di Alberta Cipriani, le sensazioni di una delle più grandi tragedie dell’umanità. Forse la più grande.
(Alcune foto sono di Andrea Marino)