Il problema di Francesco Menna si chiama frammentazione. Può sembrare presto per parlarne, ma tra un anno saremo in campagna elettorale. Dodici mesi passano in fretta.
“Sono a disposizione. Se la coalizione vorrà, insieme ci presenteremo agli elettori per chiedere un secondo mandato”, ha detto il primo cittadino tre volte nel giro di poche settimane. Nell’ultima, ha anche elencato quello che ha tutta l’aria di essere il suo programma di fine mandato: “Apertura dell’isola ecologica, nuovo canile municipale, definitiva ristrutturazione del Tribunale, ristrutturazione del pontile, apertura della nuova biblioteca comunale, ampliamento del cimitero e nuovi asfalti”. E ha rivendicato: “Stiamo raggiungendo gli obiettivi con poche risorse a disposizione”. Ha anche chiuso la porta a un rimpasto di cui si vociferava ormai da mesi.
Di conseguenza, Italia Viva non entra in Giunta: Nicola Tiberio rimane consigliere comunale e rimane fuori dalla Sala del Gonfalone. L’esponente del partito di Renzi non ha commentato, ma chi lo conosce sa che si aspettava dal sindaco un segnale di apertura. Anche perché la sua ricandidatura, come quelle di tutti i più votati di Pd e alleati, appare una condizione necessaria per consentire a Menna di partire da una base di voti competitiva contro il centrodestra e il Movimento 5 Stelle in una fase in cui il centrosinistra ha perso consensi, ma non è in smobilitazione: il voto dell’Emilia-Romagna restituisce ai dem e ai loro alleati le speranze di arginare un’ondata leghista che, fino a qualche settimana fa, pareva dover dilagare dappertutto. Menna giocherà la partita del secondo mandato personale, che sarebbe il quarto consecutivo del centrosinistra dopo il decennio lapenniano e il quinquennio in corso. Un record in una città che prima del 2006 non aveva mai svoltato a sinistra. Però sarà tutt’altro che facile per il primo cittadino tenere unito tutto il campo riformista. Se la coalizione, che lo ha sostenuto con cinque liste, si era presentata compatta nel 2016, non lo sarà nel 2021. È nata Vasto Partecipa, che non scopre le carte. È ancora presto per capire se diventerà una lista elettorale. “Proprio perché sono portavoce, prima di rilasciare dichiarazioni voglio parlare con gli altri”, si limita a dire Maria Amato. Non è l’unica operazione in corso. Un altro progetto alternativo può nascere attorno a una o più liste civiche al di fuori della coalizione ufficiale e con un candidato sindaco autonomo. Non è un mistero che, ormai da mesi, l’ex assessore ai Lavori pubblici della Giunta Lapenna, Corrado Sabatini, ne parli apertamente con amici e conoscenti.
L’unità è un obiettivo lontano anche sul versante opposto. Nel centrodestra si sono delineati da tempo due tronconi, visibili in Consiglio comunale: il gruppo dei cinque (Vincenzo Suriani, Francesco Prospero, Guido Giangiacomo, Edmondo Laudazi e Alessandro d’Elisa) e la pattuglia leghista (rappresentata nell’Aula Vennitti da Alessandra Cappa e Davide D’Alessandro). Quasi sempre uniti nelle votazioni in Consiglio. Sempre separati nei comunicati destinati alla stampa e, di conseguenza, agli elettori. Nel 2016 l’unità fu raggiunta solo formalmente e le primarie, vinte da Massimo Desiati, non riuscirono a ricucire, anzi crearono ulteriori distanze. Il centrodestra si presentò come un’unica alleanza elettorale, ma non fu realmente unito. Lo dimostrò il disimpegno di molti candidati tra il primo e il secondo turno, confermato dai numeri, che videro Desiati raggranellare al ballottaggio meno voti di quelli conquistati due settimane prima. Al momento, nulla pare escludere il pericolo che, come già accaduto fin dalla prima batosta del 2006, i personalismi prevalgano sfaldando il fronte proprio nella decisiva fase elettorale. Del resto, anche tra i consiglieri comunali gli aspiranti sindaci non mancherebbero, mentre al di fuori della sala consiliare si inseguono le voci riguardanti un ritorno dell’ex sindaco Giuseppe Tagliente e una possibile discesa in campo del segretario cittadino di Fratelli d’Italia, Marco di Michele Marisi. Molto dipenderà dagli accordi regionali, visto che quest’anno si voterà a Chieti e il prossimo a Vasto e Lanciano.
E il Movimento 5 Stelle? Sebbene l’exploit delle elezioni politiche 2018 sia ormai un ricordo, a Vasto i pentastellati hanno dimostrato di avere uno zoccolo duro di consensi. Nella puntata di venerdì scorso di Timeout [GUARDA], il consigliere regionale Pietro Smargiassi si è autoescluso dai papabili per le comunali: “Candidato sindaco? Assolutamente no”. Ha soprattutto auspicato un cambio delle regole interne al Movimento. L’obiettivo è presentare più liste ed evitare che, da soli contro legioni da centinaia di candidati, per i pentastellati la competizione si trasformi in una battaglia persa in partenza.