Spesso ci troviamo a raccontare le storie di giovani che partono da questo territorio e, con tanto impegno e passione, portano avanti importanti percorsi professionali nei luoghi che li accolgono. Allo stesso modo, però, ci sono tanti giovani che scelgono di restare e, con altrettanto impegno e passione riescono a conquistare importanti traguardi personali e nel mondo del lavoro. Nasce così il filone “Quelli che… restano”, per incontrare gli under 40 che, nel nostro territorio, si danno da fare ogni giorno per la loro crescita e, perchè no, per quella di questo lembo a sud dell’Abruzzo.
Il pensiero di Marina Desiati, 32enne vastese, lo puoi cogliere dalla cura con cui si è preparata per questa chiacchierata. “L’abito che indosso l’ho realizzato proprio per questa intervista, per esprimere i miei pensieri di questo momento”. Sul tavolo del suo atelier ci sono ritagli di stoffa colorati, il metro da sarta, ditale, ago e forbici, strumenti fondamentali per chi crea abiti. Marina Desiati Woman Couture è il nome che ha scelto per la sua attività che, dopo un articolato percorso formativo e lavorativo, oggi ha il cuore nella sua Vasto.
“Volevo un percorso per esprimere le mie attitudini”.“Come ogni ragazza di 19 anni, appena uscita dal liceo classico, non sapevo bene cosa in realtà avrei voluto fare”. Ma, nell’estate post-diploma, arriva il fulmine a ciel sereno. “Ciò che avevo studiato mi era piaciuto ma ho sentito che, finalmente, era arrivato il momento di scegliere un percorso per poter esprimere le mie vere attitudini”. La ricerca è stata verso “un corso di laurea che potesse rappresentare il mio lato artistico ma in chiave moderna, che si avvicinasse al mio carattere, che ponesse attenzione ai particolari e all’estetica”. Per Marina “l’abbigliamento è sempre stato di mio interesse ma non l’avevo mai concepito come un possibile percorso di studi e lavorativo”. Ma facendo delle ricerche sul possibile percorso di studi ha trovato ciò che assecondava i suoi desideri mettendo insieme tutti i tratti della sua personalità. “Nel 2007 mi sono trasferita a Milano per frequentare il corso di Fashion & Textile design alla Naba – Nuova Accademia di Belle Arti” conseguendo la laurea triennale. Nei suoi studi ha “imparato come nascono gli abiti, come si è sviluppato nel tempo lo stile”, ha conosciuto il mondo della moda e tutto ciò che vi gira intorno. “Generalmente si pensa all’abito come ciò che devi indossare per coprirti e stare bene, declinato allo scopo – a seconda dell’occasione -. In realtà, prima di arrivare in un negozio, l’abito ha un suo percorso”. Dopo questa prima fase ne è seguita un’altra “per specializzarmi nel settore della modellistica e della sartoria” seguendo un master intensivo all’Istituto Carlo Secoli. “Lì, concretamente, ho imparato a partire dall’idea progettuale di un abito, proseguendo con la rilevazione delle misure per sviluppare il cartamodello e poi realizzare l’abito”.
[ads_dx]I lavori a Milano che hanno formato il carattere. “La manualità è una dote con cui si nasce e ringrazio la natura per questo. Poi le tecniche si imparano ma sei sempre tu che dirigi le mani”. L’abilità con fili e tessuti “trae origine dagli esperimenti di quando ero bambina, con le lavorazioni a maglia, all’uncinetto”. Applicare queste abilità nel mondo del lavoro ha permesso a Marina di continuare ad apprendere sempre di più. “Prendere le misure vuol dire avere a che fare con un corpo, bisogna avere delicatezza, mettere a proprio agio la persona”. Una manualità che serve ancor più per maneggiare la carta e realizzare il cartamodello, poi il taglio – perché se sbagli lì il lavoro è irrecuperabile -, cucire e poi i punti a mano. Tutto questo ha portato la giovane vastese ad iniziare un percorso in una grande azienda come Missoni. “Mi hanno preso sotto la loro ala e instradato in quella che è la visione della moda ad alti livelli. È stata un’esperienza che mi ha formato e determinato a livello caratteriale”. La scelta successiva è stata quella di rimpicciolire il luogo di lavoro, entrando nell’atelier Gianluca Saitto, a Brera. “Una piccola realtà davvero magica. È un atelier strutturato come una vecchia bottega, con l’accoglienza e il negozio davanti e, nel retro, c’è lo spazio dedicato alla creazione. Eravamo solo io e lo stilista, io ero il suo braccio destro e l’accompagnavo nella creazione delle collezioni e nel lavoro su misura”. In quell’ambiente, dove ha potuto incrociare anche nomi importanti del mondo dello spettacolo, Marina si è appassionata al lavoro su misura, al rapporto – personale e psicologico – che si crea con il cliente. Non si tratta semplicemente di vendere un involucro, ma bisogna interpretare la personalità di chi si ha davanti e riportare quello che lui desidera, le sue aspettative, la sua forma, sul tessuto.
Un colpo di testa: tornare a Vasto. “Diciamo che ho avuto un colpo di testa di cui non mi pento. Un bel giorno, durante questo mio percorso, mi sono mi sono risvegliata da una sorta di incanto e mi sono riscoperta Marina, quella che ero sempre stata e che forse avrei dovuto essere. Mi sono resa conto che era tutto bello, tutto fantastico, ma stavo applicando le mie capacità in una realtà che mi avrebbe visto sempre estranea, in una città che mi avrebbe sempre vista come un granello di sabbia tra i tanti. Sicuramente Milano ti offre tanto, è una città in cui non fai in tempo ad avere un desiderio perché è già realizzato o pronto da realizzare”. Mancava anche il “non avere uno slancio creativo per me, un’espressione artistica che mi rappresentasse. Avrei sofferto prima o poi, so che questo momento sarebbe arrivato”. E così, arrivando ad un momento di consapevolezza, si sono uniti il bisogno di “poter esprimere me stessa a livello creativo” e un mettersi alla prova: “perché non farlo a Vasto? Perché continuare a dare del mio a una città che ha già tutto quando io provengo da una città bellissima, che amo, che ha il mare, che mi rappresenta a partire dal mio nome. Ho deciso di esprimere questo bisogno di creatività, il mio estro, nella mia città perché credo sia giusto così”.
L’amore per la sartoria. Avviare un’attività del genere “fa parte della pazzia” perché una nuova realtà deve avere la sua sostenibilità. “Sono fiduciosa del fatto che il mio lavoro possa piacere perché rappresenta qualcosa di diverso, credo di poter dare qualcosa in più, di dare delle attenzioni particolari. Questo non vuol dire che fino a oggi non sia stato così. Anzi, qui a Vasto ci sono bellissimi negozi e bellissime realtà. Ma io sono mossa dal piacere di condividere questa magia. Per ora il mio lavoro è davvero una magia. Quando lavoro, entro in uno spazio temporale che non è contemporaneo alla realtà, è come se venissi risucchiata in un vortice e con la bacchetta magica e mi ritrovo ad aver realizzato un cappotto, un abito. Amo la sartoria, il filo che entra nell’ago, i piccoli punti a mano, l’attenzione che si mette nel realizzare un capo. Più che ricerca stilistica e di tendenze, il mio tempo è impiegato per la ricerca dei tessuti, della materia prima”. E non è stato un passo indietro lasciare la capitale della moda, l’emblema del fashion style. “Lo stile e le tendenze le apprezzo ma, avendo studiato il retro, sapendo cosa c’è attorno, non mi attirano. Poi, certo, a Milano ci torno e anche volentieri. Ma, in ogni quartiere, mi sento come in un grandissimo negozio.
Ma chi te lo fa fare? “In tanti mi dicevano di non tornare perché qui ogni idea muore, perché qui non avrei avuto futuro. Ma se non ci provo come posso darmi una risposta?”. È con tanta convinzione e consapevolezza nei suoi mezzi che, da due anni, Marina ha ripreso le redini della sua vita nella città del suo cuore. “Trovo che Vasto stia cambiando. Non si può pretendere che si allinei a una metropoli, bisogna anche accettarla per quella che è, una cittadina che punta su certe cose. Io non ho mai avuto la pretesa di lamentarmi di Vasto dicendo non è Milano. Quello che potrebbe aiutare è il crederci nonostante tutto. Ciò che vedo di Vasto è che non investe sulla volontà. Se solo noi – e parlo innanzitutto per me – avessimo quell’autostima in più, quella voglia in più e ci ripetessimo nonostante tutto lo voglio fare, altri sarebbero pronti a seguirti”. E questo sembra aver già fatto breccia in molti. “Vedo tanti ragazzi che hanno portato qualcosa in più. Sono molto positiva e fiduciosa. Certo, serve iniziare a fare tutti qualcosa in più per quelli che sono qui. E poi le cose funzioneranno”.
La felicità. “Ho scoperto che qui ho tutto quello che mi serve. Nel personale, perché questa è la città che mi ha cresciuto e che parla di me, e professionalmente sono altrettanto felice perché credo che il mio lavoro piaccia. Ci saranno i pro e i contro, ma le mie creazioni hanno attenzione. Sto facendo il lavoro a cui pensavo quando, da piccola, mi immaginavo già grande. Oggi ho una linea di abiti da donna, che presto sarà anche in qualche negozio, e poi ci sono le lavorazioni su misura. Mi sento – e mi vedo anche tra qualche anno – felice e soddisfatta perchè riesco ad esprimere la mia creatività e il mio estro e perchè posso far felici le donne che hanno chiesto il mio aiuto”.
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