Libri, locandine, foto e poster per raccontare due secoli di stampa a Vasto. “In mezzo secolo abbiamo stampato oltre duemila libri di testo”, racconta Marco Cannarsa, che ha allestito la mostra denominata, ovviamente, Arte della Stampa, come la storica casa editrice rilevata nel 1971 da papà Renato. “In 49 anni – dice Marco con un pizzico d’orgoglio – con la nostra linotype abbiamo prodotto materiale destinato non solo a Vasto e all’Abruzzo, ma anche al mercato nazionale e, in alcuni casi, internazionale”.
La rassegna di pubblicazioni, manifesti e immagini che narrano fatti ed eventi degli ultimi cinque decenni è aperta tutti i giorni, al mattino e di pomeriggio, fino al 19 gennaio al piano terra di Palazzo Mattioli, la casa del banchiere vastese mecenate della cultura.
“Si parte dall’Ottocento”, spiega Cannarsa sfogliando alcuni dei reperti tratti dall’archivio della tipografia di via Tobruk. “Li ho scelti facendo una cernita dei lavori riguardanti Vasto. È un omaggio a questa città. Un amore per Vasto che papà ha tramandato ai figli”. Una storia, quella delle tipografie vastesi, iniziata nel 1598 con Bernardo Coppetta, ma senza fortuna: la sua Tipografia Caprioli stampò un solo volume, il Teatrum Juris Civilis Universi. Bisogna arrivare alla seconda metà dell’Ottocento per avere nozitie di un nuovo stabilimento tipografico, dotato delle più moderne apparecchiature dell’epoca, aperto da Domenico Masciangelo e ereditato, dal 1876, dal figlio Carlo. Le cronache di quegli anni riferiscono dell’esistenza di altre sei stamperie, tra cui quella di Luigi Anelli, che ha usò per pubblicare i suoi testi letterari e giornalistici. Fu il ventesimo secolo a vedere la nascita della tipografia di Camillo Guzzetti prima in piazza del Popolo, poi in corso Nuova Italia, dove Guglielmo Guzzetti coniò per l’attività che aveva rilevato dal padre la denominazione “Arte della Stampa”, mantenuta dai successivi proprietari, Michele Benedetti prima e Renato Cannarsa poi. Altre imprese tipografiche, alcune ancora in attività, sono nate a partire dagli anni Ottanta.
L’editoria tradizionale è avviata al declino? No, secondo Marco Cannarsa: “La stampa non può finire”, sostiene. “Gli studi scientifici dimostrano che studiare su un testo cartaceo è più facile, mentre farlo su un computer affatica la vista e non consente un’adeguata memorizzazione. E poi è bello anche tramandare i testi. Secondo me, nei prossimi cento anni, la stampa non morirà”.