Due ore di sciopero nello stabilimento Sevel e in tutte le ditte in appalto della Sevel sono state indette dall’Usb – Unione Sindacale di Base – nel turno A e Centrale, dalle 9 alle 11, nel turno B, dalle 15 alle 17, di giovedì 9 gennaio e nelle ultime due ore del turno C di venerdì 10 gennaio.
“Vogliamo chiedere giustizia per Cristian e per la sua famiglia, – dicono i responsabili Usb – per dire basta ai morti nei luoghi di lavoro e per chiedere il potenziamento degli enti di controllo e ottenere un sistema di prevenzione degno di uno Stato civile”. Ma non si ferma allo sciopero il sindacato e vuole vederci chiaro sulla tragica morte di Cristian Terilli [LEGGI QUI] e chiede ufficialmente di essere ascoltato dal magistrato per comprendere meglio le cause dell’accaduto.
“Quello che è accaduto lo scorso venerdì in Sevel, per noi non è una casualità, ma un vero e proprio omicidio. – dice Marco Benevento, responsabile nazionale Usb – Non si può morire ‘schiacciati sul lavoro’ se si rispettano le norme per la sicurezza previste nelle operazioni di manutenzione delle attrezzature per il sollevamento dei carichi. Ma il problema non è solo tecnico-meccanico – prosegue – ma soprattutto di tempi e carichi di lavoro, eccessivi, che portano i lavoratori ad avere pressioni eccessive sul luogo di lavoro”.
Chiederanno pertanto che nelle indagini non si tenga solo conto dei problemi meramente meccanici che hanno portato al tragico incidente che ha causato la morte del giovane manutentore, ma anche le condizioni generali dei lavoratori, ogni giorno. “Chiederemo di essere ascoltati dal magistrato – dice Francesco Tuccino, Usb nazionale Salute e Sicurezza – perché il punto chiave, oltre alla precisione delle procedure, è la presenza di condizioni ‘ambientali’ che permettano l’applicazione corretta di queste procedure”. [mar_dx]
Inoltre, per Usb sarebbe opportuno valutare la catena delle responsabilità nei lavori in appalto. Cristian lavorava per la Sinergia, che operava in sub-appalto per conto della Comau che, a sua volta, aveva ricevuto l’appalto dalla Sevel, il committente finale dei lavori. “Una responsabilità divisa per tre, insomma – sottolinea Tuccino – e viene spontaneo chiedersi se le imprese committenti avessero attuato tutte le norme di sicurezza, verificato il rispetto di tali norme e garantito le condizioni adeguate per portare a termine i lavori di manutenzione”.