“Non chiamatela fatalità. Cristian è l’ennesima vittima, che si aggiunge alla mattanza delle morti sul lavoro, un bollettino di guerra che non trova mai fine”. A parlare è Articolo Uno (federazioni provinciale e regionale) che interviene sulla morte di Cristian Terilli all’interno della Sevel di Atessa [LEGGI] riprendendo le parole di Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico [LEGGI]; il 29enne stava effettuando la manutenzione sugli impianti del reparto Lastratura per conto di una ditta esterna.
“Andrebbero aboliti termini come morti bianche e tragica fatalità quando si parla di questi decessi, perché non lo sono mai. Sono dei termini sconcertanti, che non restituiscono dignità a questi lavoratori che non ci sono più di cui un calcolo preciso è difficile se non impossibile. Ci sono quelli registrati dall’Inail, certo, ma altri di cui invece non si sa nulla, magari perché lavoravano in nero. Spesso, (non è questo il caso di quanto accaduto in Sevel) queste morti dipendono dal fatto che non si rispettavano neanche le minime norme di sicurezza sul lavoro”.
[ant_dx]Oggi, per il primo turno, la fabbrica è ferma a seguito dell’incidente mortale; i dipendenti dovrebbero tornare al lavoro, dopo la fermata natalizia, oggi pomeriggio
“Si può fondatamente ipotizzare che nel 2019 in Italia i morti sul lavoro siano stati almeno 950 considerando anche gli incidenti di tipo in itinere – continua Articolo Uno – Gli ultimi tre lavoratori, prima di Cristian, sono deceduti il giorno della vigilia di Natale. Sono necessari sia il potenziamento degli organismi di vigilanza, sia una progettualità di più lungo corso per incrementare controlli preventivi e azioni di efficace diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gli infortuni costituiscono oggettivamente un’autentica emergenza che va inserita tra le priorità dell’azione politica ad ogni livello”.