Il problema principale è la rete colabrodo. Perciò manca l’acqua sempre più spesso.
“Servono altre risorse”, scandisce il sindaco di Vasto, Francesco Menna, nella conferenza in cui traccia il bilancio dell’attività amministrativa del 2019. “A noi non interessa chi ce le darà, centrodestra o centrosinistra. Dalle condotte idriche si disperde il 70% dell’acqua, perché la rete risale al 1958-’59. E serve un altro importante finanziamento affinché venga realizzato il potabilizzatore di Altino”.
Non ha avuto seguito, fino ad ora, la lettera firmata dai sindaci di Vasto, San Salvo, Gissi, San Buono, Furci, Ortona, Lanciano e, a nome di 46 Comuni, da Giulio Borrelli e Enrico Di Giuseppantonio, primi cittadini di Atessa e Fossacesia, in rappresentanza del Comitato dei sindaci Sangro Aventino Frentano per la tutela del territorio. Una missiva datata 29 agosto 2019 e indirizzata a 36 destinatari: il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, il direttore generale dell’Ersi (Ente regionale servizio idrico), Tommaso Di Biase, i 21 parlamentari eletti in Abruzzo, assessori e consiglieri regionali eletti in provincia di Chieti.
Nel documento, i firmatari ricordano che il 5 agosto si sono riuniti il consiglio d’amministrazione della Sasi spa, la società che gestisce il servizio idrico integrato, e il Comitato dei sindaci. I capi delle amministrazioni comunali di “Vasto, San Salvo, Gissi, Furci, San Buono – si legge nella lettera – hanno più volte manifestato l’esigenza di coinvolgere tutte le istituzioni nella risoluzione della situazione a tratti emergenziale. Parimenti, la situazione è grave nelle zone del Sangro-Aventino-Frentano e nell’Ortonese a causa del razionamento e delle chiusure idriche serali e notturne”. Alla fine della riunione, su proposta di Borrelli, all’unanimità i partecipanti hanno messo nero su bianco “una richiesta di attivazione di un tavolo tecnico per elaborare una soluzione alla problematica”.
In forza della delibera approvata dall’ex Ato nel 2007, la Sasi spa gestirà fino al 2027 in via esclusiva il servizio idrico integrato in 87 comuni della provincia di Chieti, come previsto dalla convenzione tra Sasi e Ersi. Il documento di agosto dei sindaci lancia l’allarme ai rappresentanti istituzionali regionali e nazionali, affermando chiaramente che “la situazione è emergenziale nell’area vastese in cui l’erogazione della risorsa è garantita soltanto per poche ore nel periodo estivo e razionata anche nel periodo invernale”.
La costante carenza idrica “non deriva di per sé da assenza di risorsa, quanto da problematiche di trasporto e vetustà delle infrastrutture in primis, e da mancato potenziamento delle possibili ulteriori fonti di alimentazione”, come il potabilizzatore del Sangro “non finanziato”, il campo pozzi Palena e le opere di captazione della sorgente Surienze a Rosello, “interventi rientranti nel co-finanziamento del Programma Masterplan per l’Abruzzo-Patto per il Sud”.
Insomma, si perde troppa acqua nel tragitto dalle fonti alle case: “Gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuati dal Gestore con le risorse tariffarie – specificano i sindaci – non sono sufficienti alla risoluzione delle emergenze relative alle perdite idriche. In effetti, dai dati raccolti da Sogesid spa in fase di ricognizione delle infrastrutture acquedottistiche era emersa una lunghezza della rete complessiva pari a circa 4955 chilometri di cui 1281 di adduzioni e 3674 di distribuzione. Per cià che concerne le adduttrici, era stato rilevato che l’83% delle condotte è di acciaio, la rimanente parte in ghisa e in misura ridotta sono presenti materiali plastici eccetera. La percentuale delle adduttrici che ha un’età superiore ai sessanta anni è del 42%. Per ciò che concerne le reti di distribuzione, invece, Sogesid aveva rilevato che il 12% era stato realizzato addirittura prima del 1950, il 38% tra il ’50 e il ’70 , il 19% tra il ’70 e l’80, il 21% tra gli anni ’80 e ’90 e solo il 10% dopo il ’90”. Per questo “risultano essere necessari e non più differibili gli interventi previsti di recupero perdite, ri-efficientamento e ristrutturazione/razionalizzazione delle reti di distribuzione, ma occorre altresì provvedere ad addurre ulteriori risorse mediante nuove captazioni/derivazioni e/o incrementi delle esistenti capacità di potabilizzazione”.